Wto, nessun accordo a Ginevra nel negoziato sul Doha round
Ginevra, i negoziati si sono arenati sulle proposte per le tariffe di importazione per proteggere gli agricoltori più poveri
Cari amici,
Il tavolo del Wto, aperto ormai da sette anni a Ginevra, si è concluso ieri senza aver trovato alcun accordo.
Non so dire se questo fallimento sia stato un bene o un male.
Gli equilibri economici e soprattutto patrimoniali esistenti, generalmente sono sfavorevoli ai paesi poveri, i quali potrebbero trattare con i paesi ricchi solo se questi rinunciassero completamente ai dazi sui propri prodotti agricoli.
Ciò in quanto i sussidi all’ agricoltura finanziati dagli stati fortemente industrializzati sono imponenti.
Ma il resto dei problemi economici è così rilevante che non è pensabile di riequilibrare la situazione in modo stabile senza cambiare radicalmente i modelli economici e politici di riferimento.
Gli stati “emergenti” non possono raggiungere i nostri livelli di consumo senza incidere in modo eccessivo sulle risorse naturali del pianeta.
Questi rapporti di valore “materiale”, il cosiddetto “mercato globalizzato” non è in grado di tenerli sotto controllo, perchè utilizza strumenti non adatti a “vedere” la realtà.
Per il “mercante” l’ unica cosa importante è il “guadagno” e la “perdita”, che si persegue attraverso l’ egoismo personale e l’ accaparramento dei beni economici “scarsi”.
Il “mercante” non arriverà mai a condividere i problemi di chi non ha i mezzi finanziari per contraccambiare.
Pertanto, al massimo (come già avviene), si produrranno aumenti esponenziali nel prezzo delle materie prime, e conseguenti aggiustamenti di valore nelle catene di formazione del prezzo, le quali incideranno in modo negativo soprattutto sulle fasce della popolazione più povere e bisognose.
Per questi motivi è necessario cambiare “prospettiva”!
Non è possibile alimentare un confronto politico (che potrebbe presto diventare anche militare) in una logica di preminenza di potere irrealizzabile.
Dobbiamo arrenderci tutti!
Siamo una sola famiglia umana che cerca di sopravvivere alla propria autodistruzione.
Repubblica
GINEVRA – Nulla di fatto ai negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), affossati dallo scontro tra il gigante indiano ed il colosso statunitense. Dopo nove lunghissimi giorni e notti di riunioni, fasi di stallo, progressi e tensioni, la controversia tra New Delhi e Washington sulle misure di salvaguardia nell’agricoltura si è rivelata insolubile. E il direttore generale del Wto Pascal Lamy è stato costretto a porre fine alla maratona negoziale di Ginevra.
“Avrei preferito annunciare un’intesa, ma i negoziati sono falliti”, ha detto in serata Lamy in un’affollata conferenza stampa. Le “divergenze inconciliabili” tra alcuni Stati membri hanno reso impossibile un accordo, ha detto Lamy, ma il Doha round, il ciclo negoziale per la liberalizzazione degli scambi lanciato nel 2001, non è chiuso.
“Dovremo discuterne con i Paesi membri, ma la mia prima reazione non è quella di gettare la spugna e potrei tentare di rilanciare i negoziati”, ha detto Lamy. Moltissimi risultati sono stati infatti conseguiti – ha sottolineato il direttore generale del Wto – da quando dal 21 luglio scorso più di 30 ministri e alti rappresentanti dei 153 Paesi membri si sono riuniti a Ginevra per trovare un’intesa sui tagli ai sussidi agricoli e la riduzione dei dazi per l’apertura dei mercati per i prodotti agricoli e per i prodotti industriali.
“C’erano 20 problemi sul tavolo, ne abbiamo risolti 18 e siamo inciampati sul diciannovesimo. Abbiamo quindi accumulato materiale per il futuro. Il nostro campo base – ha detto Lamy – è ora molto più alto e vicino alla vetta”. Anche i ministri di Usa, Brasile e India si sono pronunciati in favore di rinnovati sforzi. Per Lamy il pacchetto di intese conseguito a Ginevra vale 130 miliardi di dollari all’anno di riduzioni tariffarie.
L’annuncio del fallimento è giunto a conclusione di una riunione tra i ministri di sette potenze commerciali (Usa, Ue, India, Cina, Brasile, Australia e Giappone) poi allargata ai 35. La causa: le divergenze tra India e Stati Uniti sulle modalità dei meccanismi di salvaguardia previsti per i Paesi in via di sviluppo per proteggersi con un aumento di dazi da un’impennata delle importazioni di un prodotto agricolo. La proposta iniziale fissava a un aumento delle importazioni di un prodotto del 40% la soglia per far scattare la clausola di salvaguardia, ma la soglia era troppo alta per New Delhi. “Gli Usa vogliono favorire i loro interessi commerciali. L’India vuole invece proteggere il livello di vita e la sicurezza dei suoi contadini”, aveva affermato stamani il ministro del Commercio indiano Kamal Nath.
A più riprese negli ultimi giorni, la rappresentante Usa per il Commercio Susan Schwab aveva invece accusato India e Cina di mettere in pericolo i progressi compiuti riportando in discussione l’equilibrio del pacchetto di proposte messe sul tavolo venerdì scorso da Lamy. “E’ il colmo che un round sullo sviluppo giunto all’ultimo miglio fallisca su una questione” che riguarda la protezione dei più poveri, ha detto Nath stasera rivendicando l’appoggio di numerosi Paesi in via di sviluppo.”E’ veramente un peccato che dopo tutti i progressi fatti non siamo stati in grado di concludere. E’ incredibile che si fallisca per una sola questione”, ha deplorato il ministro degli esteri Celso Amorim esortando alla ripresa dei negoziati “con una nuova squadra”. Anche Susan Schwab ha espresso profondo disappunto, ma ha ribadito l’impegno Usa in favore del negoziato. “E’ ironico – ha osservato – che in un contesto di crisi alimentare mondiale il dibattito si sia focalizzato su come e quando innalzare barriere di fronte alle importazioni di derrate alimentari”. Per il commissario europeo al commercio Peter Mandelson l’esito della riunione di Ginevra è un “fallimento collettivo. Ma l’impatto più grave – ha lamentato – ricadrà sui più deboli.
Commentando il collasso delle discussioni, Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo Economico e negoziatore italiano al Wto, ha affermato che “il negoziato di Ginevra, il più lungo della storia del Wto, è fallito proprio al termine della maratona inciampando ancora una volta sul terreno agricolo”. Per Urso, “l’Europa ha però tutte le carte in regola avendo concesso su questo campo tutto quello che era possibile ed infatti sono altri a lanciarsi reciprocamente le accuse: Stati Uniti, Cina e India, Asia ed America. Il negoziato è fallito nel Pacifico, non certo nel Mediterraneo”.
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