Prete innamorato, vescovo caccia il giornalista dello scoop
Padova, allontanato dalla chiesa. “Qui comando io”. Il giornalista: “Mi ha umiliato”. Pioggia di proteste per il gesto del monsignore: “Atto intollerabile e inaccettabile”
Cari amici,
Trovo interessante questo articolo tratto dalla WebPage di Repubblica, che ci porta a riflettere su quanto i media influiscano sulla nostra società.
Don Sante Sguotti, prete sospeso nelle sue funzioni (ma pur sempre prete), è uno dei tanti uomini innamorati di Dio, che hanno trovato (o hanno creduto di trovare) anche un amore umano e carnale.
Dov’ è lo scandalo? Il fatto intollerabile, dal punto di vista del vaticano, è che quest’ uomo denuncia che non è il suo comportamento sbagliato, ma bensì la regola che impone agli uomini di abbandonare l’ amore umano per abbracciare castamente la vocazione sacerdotale.
Molti uomini, da sempre, abbandonano l’ abito talare in silenzio e senza clamori, e il loro comportamento è tollerato e benevolmente coperto da un amorevole discrezione da parte delle istituzioni vaticane.
Guai però a porre la questione!
Io non so cos’ è la verità, e non so neanche dare un giudizio netto a questa vicenda che leggo con dolore.
Mi dispiace che un uomo di Chiesa si sia lasciato andare in questo modo; il suo comportamento non aiuta nè gli uomini innamorati che cercano un posto nella Chiesa, nè la ricerca umana del messaggio universale della salvezza, ossia il compito primario che la Chiesa assume con alterni risultati ormai da più di mille anni.
La Repubblica
PADOVA – Vade retro, stampa. L’arcivescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, ha cacciato platealmente dalla chiesa il giornalista autore dello scoop sulla vicenda di don Sante Sguotti, l’ex “parroco innamorato”, padre di un bambino, ora ridotto dal Papa allo stato laicale.
È accaduto nella mattinata di ieri nella cappella di San Bartolomeo, a Monterosso sui Colli euganei, dove Sguotti era parroco fino a un anno fa. Il vescovo, entrando in chiesa, ha chiesto ad alta voce se tra i presenti vi fosse Gianni Biasetto, corrispondente del “Mattino di Padova”, e dopo averlo individuato lo ha preso sottobraccio portandolo fuori e intimandogli: “Tu non puoi stare qui, qui comando io e adesso esci”. Una scena, conclusa dall’indice alzato del prelato che ha ammonito il cronista a non rientrare, svoltasi nell’imbarazzato silenzio dei fedeli.
“Mi sono sentito offeso e umiliato – è il commento di Biasetto – evidentemente il vescovo considera anche me un emissario del “principe delle tenebre”, epiteto che aveva usato in una lettera inviata a don Sante. Io sono un cattolico praticante e quanto è successo mi imbarazza molto, perché sono stato additato come indegno di stare in chiesa davanti a tutta la comunità. La mia sola colpa, ammesso e non concesso che lo sia, è di aver fatto il mio lavoro e di aver scritto semplicemente la verità”.
Il comportamento del vescovo (che in Curia definiscono “esasperato” dalla prolungata attenzione rivolta dai media al caso del prete-papà) ha suscitato una pioggia di proteste: “Un gravissimo attacco alla libera e corretta informazione in uno Stato laico dove il dialogo e il confronto tra cittadini, vescovi compresi, dev’essere fondato su rispetto e tolleranza reciproci”, è la condanna espressa dal comitato di redazione Finegil (il gruppo per cui lavora Biasetto), sindacato veneto giornalisti e Unione cronisti italiani. “Intollerabile e inaccettabile.
Non ci sono altri aggettivi per definire quanto successo nella chiesa di San Bartolomeo a Monterosso di Abano”, ha affermato Guido Columba leader dell’Unione Italiana Cronisti. “L’unica colpa ascritta al giornalista è quella di aver fatto il proprio mestiere riportando l’evoluzione di una vicenda che è rimbalzata sulle cronache nazionali e internazionali”.
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