Cari amici,
Anzitutto una buona notizia: Forse il Pdl perderà i ballottaggi delle elezioni amministrative!
Spero di si!
…..fine delle buone notizie!
Nel mondo le nuvole nere della finanza continuano ad incrementarsi, anche se ci sono delle notizie nuove e interessanti.
Negli Stati Uniti, una orgogliosa immigrata africana si è ribellata allo strafottente strapotere delle grandi istituzioni finanziarie, in particolare al presidente del Fondo monetario internazionale, e ha trovato inaspettatamente l’ aiuto di una giustizia imparziale e vigorosa.
Questo personaggio è arrivato a presiedere una delle istituzioni più potenti del mondo!
Se il nostro destino deve essere stabilito da gente così siamo fritti!
Specialmente con i problemi strutturali che oggi richiedono scelte innovative e coraggiose che posso essere intraprese solo da persone oneste, sincere, e non schifosamente ricche!
Mi sembra evidente che non si possono lasciare tutti i debiti creati dalla speculazione sulle spalle dei cittadini che abitano i paesi che si sono indebitati verso le banche.
Sono convinto, al contrario, che le banche debbano pagare anche loro una parte di questi debiti.
E’ ingiusto che i cittadini debbano pagare con le tasse i guadagni fasulli creati dalle banche con la speculazione finanziaria.
Questa considerazione vale per l’ Europa.
Negli USA, invece, penso che è ingiusto come questo paese continui a consumare molto di più di quanto sia nelle loro possibilità economiche, e facciano pagare al mondo questo spreco per mezzo della svalutazione del dollaro.
Questa politica prima o poi provocherà un’ iperinflazione che annullerà di fatto il mastodontico debito pubblico americano, ma provocherà anche grandi sofferenze a chi avrà in mano risparmi conteggiati in dollari.
Gli operatori finanziari di tutto il mondo restano tutti con il dito sul grilletto pronti a vendere al massimo prezzo possibile appena prima del tracollo.
Tutti stanno con il fiato sospeso e si chiedono: Quando inizierà?
Ma noi residenti abbiamo bisogno di speranza!
Abbiamo tutti bisogno di ricominciare a sperare in un mondo in cui la ricchezza non sia valutata in moneta, ma conteggiata con le quantità e la qualità delle relazioni solidali che costituiscono le comunità relazionali; ossia i corpi costitutivi della nostra società.
La ricchezza è ciò che possiamo mangiare, e i soldi non si mangiano!
Wall street Italia
Bangkok – I timori su un rallentamento della crescita economica cinese e sulla fine del QE2 negli Stati Uniti sono stati i market mover più importanti nelle ultime settimane: sono stati questi di fatto i fattori che hanno pesato sui mercati, provocando, prima di tutto, un forte calo delle commodities.
Ora però l’attenzione torna sul debito, con il problema della Grecia sempre più a rischio default e con gli Stati Uniti che raggiungono il tetto limite. Ecco allora che John Stepek, editorialista di MoneyWeek, si pone la domanda: “Chi cadrà prima, euro o dollaro?”.
Il suo ragionamento parte dall’Europa, ricordando come la Bce abbia alzato i tassi di interesse in tutta tranquillità, come se la situazione fosse delle migliori. Già nell’ultimo meeting, però, si sono avuti i primi ripensamenti, con l’istituto centrale che ha mostrato maggiore esitazione per il futuro: questo fattore, insieme al problema Grecia, ha contribuito alla ripresa del dollaro verso la moneta unica.
Tale trend dovrebbe proseguire, visto che le aspettative future sono poco rassicuranti. L’obiettivo del primo pacchetto di aiuti alla Grecia da €110 miliardi, era quello di impostare le basi per una ripresa economica, in modo che il paese potesse fare fronte autonomamente alle obbligazioni future. Ma non è questo quanto si è verificato. Tutt’altro: l’economia rallenta, si hanno problemi ad alzare le tasse e i rendimenti sui titoli di stato raggiungono nuovi massimi. Le stime per il 2011 ormai parlano ormai di un debito che arriverà al 157,7% del Pil.
Insomma, secondo John Stepek la probabilità di un bailout è diventata ormai una certezza, per cui la giusta domanda da farsi ora sembra essere: “chi pagherà?”. La sua risposta è altrettanto immediata. “La risposta più semplice è che la maggior parte del conto cadrà sui contribuenti tedeschi. Ma questo non sarà un processo semplice”. L’ultimo sondaggio riportato dal giornale tedesco Bild am Sonntag, afferma che il 48% è favorevole a ulteriori aiuti alla Grecia, mentre il 41% si schiera contro. A calare sembra essere la fiducia nella moneta unica, con il 58% che si è detto poco fiducioso, rispetto al 54% di dicembre.
Ma chi pensa che gli Stati Uniti siano messi meglio si sbaglia. Nella giornata di ieri l’America ha raggiunto il tetto limite per il debito statale, di $14,3 trilioni. Ora, anche se c’è accordo sulla necessità di ridurre i debiti, bisogna ancora capire come raggiungere questo obiettivo.
Per riassumere, scrive John Stepek, i repubblicani vogliono ridurre i benefici ma non toccare le tasse, mentre i democratici preferirebbero fare l’opposto. L’importante ora sembra trovare un accordo prima che il mercato si innervosisca e, in linea con una maggiore incertezza, subisca forti pressioni.
E allora quale delle due valute ha maggiori probabilità di cadere? Ad ora la situazione peggiore sembra colpire la moneta unica. Gli Stati Uniti, infatti, dovrebbero riuscire a raggiungere un accordo e comunque potrebbero sempre stampare banconote per ripagare i debiti, per cui la probabilità di default è nulla. Non è la soluzione migliore ma è una soluzione. L’Europa, per contro, non ha un’unione politica come negli Stati Uniti, ma solo un’unione monetaria e il problema diventa dunque più serio.
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