Il giorno del giudizio: gli Usa scelgono
tra Barack Obama e John McCain
Il democratico favorito in tutti i sondaggi. Muore alle Hawaii la nonna Madelyn. Ma McCain non molla
Cari amici,
il giorno del giudizio è arrivato!
Stanotte i cittadini USA sceglieranno il loro presidente, che comunque non potrà essere peggiore di quello attuale.
Per ciò che mi riguarda preferisco Obama!
E’ più giovane, proviene da una “classe” che ha avuto una storia sfortunata (i neri), e pertanto è attento alle esigenze degli “ultimi” della nostra società.
Sono convinto che quando il mercato “fallisce” lo stato “deve” intervenire per non far collassare l’ intero sistema sociale.
Ed oggi lo stato sta intervenendo in ogni paese del mondo occidentale, nel bene e nel male.
Nel “bene” salvando la pellaccia a molte banche che meriterebbero di fallire miseramente.
Nel “male” perchè non stanno cambiando le regole del gioco, lasciandoci con le discriminazioni economiche che portano vantaggi a pochi soggetti “fortunati”, ai danni della maggior parte di noi cittadini, “costretti” in una logica del PIL che riduce sempre di più la nostra possibilità di partecipare alla divisione della “torta comune” (l’ insieme di tutta la ricchezza mondiale).
Sono convinto che il mercato cosiddetto “libero” aumenta le divisioni e le disuguaglianze, riduce le opportunità, e ci condanna a dividerci e a rubarci il pane reso scarso da logiche perverse che siamo costretti a subire.
In questa situazione noi abbiamo la possibilità di unire le nostre economie in reti solidali, e approfittare delle logiche di mercato per difenderci.
Non abbiamo altra scelta: Da soli si perde!
…ma sto divagando.
Mi piace Obama perchè alimenta il sogno americano di libertà e di giustizia.
La mia generazione è nata con questi sogni, che non hanno trovato sviluppo nella nostra società. I nostri politicanti hanno tradito le nostre speranze di allora ed hanno approfittato della nostra ingenuita per arricchirsi alle nostre spalle, imponendoci logiche di potere ed incrementando i loro stipendi a livelli ormai insostenibili.
Ma il futuro ci porterà nuove possibilità se sapremo organizzarci per fare i nostri interessi!
Per creare queste nuove opportunità ho fondato la Community AziendaCondomìnio.
Corriere della sera
CHICAGO – È il giorno del giudizio. Quello che cambierà comunque e per sempre la storia e il volto degli Stati Uniti d’America, con l’elezione del primo presidente afro-americano, ovvero della prima vice-presidente donna. Barack Obama e John McCain si sono scambiati gli ultimi colpi, criticandosi reciprocamente sull’economia, in un finale di fuoco che ha portato loro e i loro vice, Joe Biden e Sarah Palin, a una maratona conclusiva da costa a costa. Per Obama, la vigilia del voto è stata segnata dal lutto. Il candidato democratico ha annunciato la morte della nonna Madelyn, la donna bianca che lo aveva cresciuto e gli aveva insegnato l’«American dream».
Madelyn «Toot» Dunham, 86 anni, era malata di cancro, a metà ottobre il nipote candidato alla presidenza aveva interrotto la campagna per volare alle Hawaii e darle l’ultimo saluto. «Era la pietra angolare della nostra famiglia», ha detto Barack in un comunicato congiunto con la sorella Maya. Lo sfidante McCain ha inviato un messaggio di condoglianze firmato anche dalla moglie Cindy. La lunga giornata di ieri è cominciata sul terreno decisivo della Florida per entrambi i candidati. Il democratico ha concluso a Manassas, in Virginia. Quello repubblicano, dopo aver toccato ben sette Stati in un solo giorno, a Phoenix, nella sua Arizona, da dove però anche stamane farà due puntate in Colorado e New Mexico.
Sarà un’elezione da record. Già acquisiti quelli della più lunga e più costosa della Storia, quella del 2008 si avvia a polverizzare anche quello della partecipazione: un americano su tre ha già votato e oggi il numero di coloro che andranno alle urne potrebbe superare quota 121 milioni. È Obama il favorito di tutti i sondaggi. Il poll dei polls, cioè la media di tutte le rilevazioni, fatto dalla Cnn, lo dà in testa su John McCain 51 a 44, con il 5% di indecisi. Nessun candidato nella storia delle elezioni presidenziali è mai riuscito a recuperare uno svantaggio di 7 punti. Ma il senatore repubblicano spera ancora di poter convincere un numero sufficiente di elettori in alcuni Stati cruciali.
«È ufficiale, manca un giorno per dare all’America una nuova direzione. Gli esperti forse non lo sanno, ma il Mac è tornato», è stato il grido di battaglia di John McCain, che per riuscire nell’impresa impossibile non dovrebbe sbagliare un colpo e conquistare tutti gli Stati dove la partita appare ancora aperta: Florida, Missouri, Indiana, North Carolina, Nevada, Ohio. E in più strappare il feudo democratico della Pennsylvania. «Mi sento tranquillo — ha detto Obama alla radio — vincerà chi lo vuole di più e penso che nessuno lo voglia come i nostri sostenitori: il Paese ha bisogno di questa vittoria». Guardando indietro alla campagna, il senatore democratico ha detto che la cosa che gli ha fatto più male sono stati gli attacchi di alcuni media repubblicani contro sua moglie Michelle.
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