La Commissione Ue conferma:
«Niente più gas dalla Russia»
Cari amici
L’ articolo che segue, tratto dalla WebPage del sole 24 ore di oggi è interessante per comprendere l’ importanza della GeoPolitica nei rapporti commerciali che intercorrono tra le nazioni mondiali.
In altre parole più semplici, si può dire che il valore si forma attraverso il confronto tra le diverse forze politiche contrapposte.
Il valore è quindi un concetto “politico”, non “economico”.
In questo caso, ad esempio, l’ Ucraina sta sfruttando la dipendenza della Russia dai tubi di trasporto che passano dal suo territorio per trattare il minimo prezzo possibile sulle forniture di gas destinate al proprio territorio.
L’ Ucraina è consapevole che la Russia non può interrompere le forniture di gas per tanto tempo, poichè in questo caso l’ Europa farebbe valere il suo peso interrompendo i pagamenti delle forniture, e richiedendo anche delle penali per il disservizio.
La Russia, dal suo canto, sfrutta il proprio potere politico e militare per imporsi sugli stati vicini, ed utilizza le proprie riserve di materie prime come delle armi economiche puntate sull’ occidente.
Il prezzo di vendita del gas all’ Ucraina, alla fine terrà conto di tutti questi fattori, e sarà determinato dal corso di questa trattativa.
L’ economia nel mondo funziona con queste regole, e sarà meglio che ne diventiamo consapevoli.
Le forze economiche per imporsi hanno bisogno di forze politiche e culturali che le sostengano.
Una volta esistevano due forze politiche di eguale forza capaci di “guidare” le forze economiche: Il comunismo e il capitalismo.
Oggi l’ ideologia comunista è ormai obsoleta, ma il bisogno di giustizia dei poveri e degli oppressi del mondo non si è affatto esaurita.
Sono convinto che ci sia bisogno di nuove forze politiche e culturali, le quali permattano di immaginare un sistema sociale che inibisca la ricchezza sfrenata, e promuova la redistribuzione del valore finanziario attraverso nuovi canali privati da costruire.
Lo studio dell’ Economia Relazionale credo che possa aiutare lo sviluppo di queste “nuove” forze politiche e culturali, le quali già stanno fermentando nella nostra società.
Il sole 24 ore
La Russia ha interrotto tutte le forniture di gas destinate all’Europa che passano in territorio ucraino. Lo ha detto il portavoce della compagnia ucraina Naftogaz. E l’informazione è stata confermata ufficialmente anche dalla Commissione europea.
Alle 7.44 locali (le 6.44 in Italia), «la Russia ha fermato tutto il transito per l’Ucraina», ha detto il portavoce della compagnia Valentin Zemlianski. «La Russia ha lasciato l’Europa senza gas», ha aggiunto. Ma Gazprom contesta queste affermazioni, sostenendo di avere ulteriormente ridotto l’invio di gas, di altri 21 milioni di metri cubi, ma negando un completo blocco. Secondo il numero due della società russa, Alexandr Medvedev, è stata l’Ucraina a chiudere l’ultimo dei quattro gasdotti che trasportano il metano russo verso l’Europa.
«Non possiamo farlo, la chiusura può avvenire solo dalla parte russa, è tecnicamente impossibile», afferma Zemljansky ribatte Valentin Zemljansky, intervistato da Apcom.«La Russia ha scelto la via del ricatto» aggiunge. Naftogaz riprenderà i negoziati con Gazprom, ma l’Ucraina pensa che a questo punto sia imprescindibile un intervento europeo. «L’Europa deve affrontare la questione direttamente con i russi» ribadisce il portavoce di Naftogaz da Kiev.
E il vicepresidente di Gazprom, Alexander Medvedev, mette in guardia contro i rischi di «seri problemi tecnici»se i gasdotti rimarranno chiusi. Parlando a Berlino con i giornalisti, Medvedev ha sottolineato il fatto che «con queste condizioni meteorologiche se i gasdotti rimangono chiusi per molto tempo, potrebbero verificarsi seri problemi tecnici».
E iniziano a farsi sentire le prime conseguenze dirette. L’Austria denuncia la totale interruzione dei flussi dalla Russia. Fino a ieri, martedì 6 gennaio, arrivava nel Paese il 10% della normale quantità di gas russo prevista per il fabbisogno nazionale. Altri stati dell’est europeo hanno confermato il blocco totale da questa mattina delle forniture di gas russo: Romania, Repubblica Ceca e Turchia. L’ungheria ha imposto limiti all’utilizzo del gas da parte delle industrie del paese, mentre l’aeroporto di Budapest ha costretto a sostituire al gas il petrolio come combustibile per il riscaldamento.
Per quanto riguarda l’italia, il presidente dell’Eni, Paolo Scaroni, ha assicurato che «possiamo guardare alla crisi in corso e alle sue ripercussioni sulla sicurezza energetica dell’italia con serenità, sempre sperando che la disputa venga risolta a breve». A breve appunto. Le nostre scorte garantiscono autonomia per alcune settimane. Ma non è escluso che i primi problemi possano presentarsi già tra 10 giorni. Come sottolinea a Radio 24 Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia che avverte: «Se la situazione non si sblocca in una settimana si dovrà interrompere le forniture alle Centrali elettriche, obbligandole ad usare altri combustibili».
Il ministro Claudio Scajola ha firmato un decreto per massimizzare le importazioni da Algeria, Libia, Paesi bassi e ha insediato un comitato di crisi con tutti gli operatori del settore. «Non vogliamo pagare il prezzo di una disputa tra i due paesi. Abbiamo un contratto che deve essere rispettato, e la Russia confermerà gli impegni presi» ha detto in una intervista a Liberomercato
Perché è scoppiata la «guerra del gas» tra Russia e Ucraina
La disputa in atto tra Mosca e Kiev, riguarda il prezzo del gas. L’Ucraina infatti ritiene eccessive le tariffe praticate. Gazprom, colosso russo del Gas controllato dallo Stato, da parte sua pretende il pagamento dei debiti arretrati e non è disposta a cedere sul prezzo. Nessun accordo quindi è stato raggiunto. Per questo motivo Mosca, che tra le altre cosa accusa Kiev di «rubare il gas diretto in Europa», ha deciso di tagliare le forniture. Il problema però coinvolge direttamente anche l’Europa (di cui Mosca è il principale fornitore). La via principale attraverso cui passa il gas diretto nel Vecchio Continente infatti è proprio l’Ucraina. Gazprom ha sempre assicurato che, anche in caso di tagli, le forniture sarebbero state garantite attraverso canali alternativi: la Bielorussia, la Polonia, e nel Blue Stream (un gasdotto che collega Russia e Turchia passando sotto il Mar Nero). (A cura di Andrea Franceschi)
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