Cari amici,
Quando tutti, …ma proprio tutti i lavoratori di un settore scendono in piazza a protestare, a mio giudizio è necessario riflettere e chiedersi se abbiano ragione.
Da ciò che si legge hanno intenzione di intraprendere una rivolta permanente.
Spesso mi chiedo quando l’ economia ha iniziato a rivoltarsi contro i residenti, schiacciandoli sempre più verso la precarietà.
Mi sembra che si siano delle regole di fondo da rivedere, perchè questa situazione toglie valore a chi lavora per darlo a chi specula.
Il nostro mondo occidentale è sempre più precario, e bisogna fare qualcosa per reagire.
Perchè i nostri politicanti non si tolgono un pochettino del troppo stipendio che ricevono?
Credo che sarebbe giusto che condividessero la situazione dei moltissimi che sono costretti a rinunciare alla propria sicurezza sull’ altare della cosiddetta “flessibilità” del mercato.
Mi sembra evidente che il valore è un concetto politico, non economico come una scuola di benpensanti vuole farci credere.
Oggi a chi ha è dato, e a chi non ha viene tolto anche quello che ha.
…per fortuna ogni tanto ci si incazza!
Corriere della sera
ROMA – Le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fials hanno indetto uno sciopero dei lavoratori del Teatro dell’Opera di Roma, a partire da venerdì sera, per protestare contro il decreto di riforma delle Fondazioni liriche firmato oggi dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Salta quindi stasera la replica del balletto Don Chisciotte su musiche di Ludwig Minkus con la ballerina coreana Ji Young-Kim.
Il «Don Chisciotte» all’Opera di Roma con la coreografia di Timur Fayziev (Falsini) |
«IMPOSSIBILE SOPRAVVIVERE» – Le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fials ritengono «che il decreto colpisca impropriamente, nel metodo e nel merito, la sopravvivenza dei teatri lirici, attaccando la stabilità degli organici e distorcendo le regole vitali di funzionamento dei teatri, e mette in discussione il diritto all’esistenza delle Fondazioni lirico sinfoniche». Secondo indiscrezioni, allo sciopero di questa sera del Teatro dell’Opera, potrebbe seguire, domenica, quello della Accademia di Santa Cecilia.
IN TUTTA ITALIA – Ma la protesta è in tutta Italia e coinvolge tutti i teatri della Penisola. Le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials-Cisal fanno infatti sapere che, preso atto della firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al dl sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, confermano le indicazioni espresse dal coordinamento nazionale del 19 aprile scorso a Milano «e quindi l’attivazione degli scioperi a partire dalle prime rappresentazioni nei Teatri». Dunque, alla prima rappresentazione partiranno scioperi «senza soluzioni di continuità», dunque ad oltranza, come deciso a Milano. Lo si legge in una lettera delle segreterie nazionali dei quattro sindacati inviata alle loro rispettive strutture territoriali.
IL MINISTRO: IRRESPONSABILI – «Gli scioperi proclamati dai sindacati con l’annullamento di molti spettacoli importanti, nonostante che sia stato già fissato un incontro con le parti sociali per giovedì 6 maggio e nonostante la volontà da me espressa di tenere conto in sede parlamentare delle proposte e dei suggerimenti migliorativi che verranno dai parlamentari e dalle forze politiche, rivelano una mancanza di rispetto per il pubblico e un atteggiamento irresponsabile di fronte a problemi che nessuno può ignorare così disinvoltamente». È quanto sottolinea il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, in merito alle proteste contro le nuove norme sulle fondazioni liriche.
Il presidente Napolitana alla Scala di Milano lo scorso 24 Aprile per le celebrazioni della Liberazione (Ansa |
LA SCALA DI MILANO – E infatti salta la prima alla Scala di Das Rheingold, l’Oro del Reno con cui parte la Tetralogia wagneriana dell’Anello del nibelungo diretta da Daniel Barenboim con la regia di Guy Cassiers. I sindacati oggi hanno infatti indetto uno sciopero di quattro ore per il 13 maggio: salta così uno degli appuntamenti clou dell’intera stagione. E venerdì sera, durante la rappresentazione di Lulu di Alban Berg (che comunque si terrà), sarà letto in italiano e inglese un comunicato dei sindacati che annunciano scioperi e iniziative contro il decreto. «Gentile pubblico – spiega il testo firmato da Cgil, Cisl, Uil, Fials e Rsa della Scala – è solo per rispetto a voi e alla musica che stasera si terrà lo spettacolo in cartellone. Le maestranze del teatro alla Scala e delle fondazioni lirico-sinfoniche esprimono la più profonda contrarietà al decreto legge di riforma del settore che considerano inaccettabiile». «Le decisioni del governo – prosegue la nota – affossano la cultura e disperdono un patrimonio artistico e professionale». Per questo «nei prossimi giorni – annunciano – le organizzazioni sindacali e le Rsa del teatro alla Scala, nel quadro delle iniziative nazionali – definiranno un calendario di astensione dal lavoro e di mobilitazione. Grazie per l’attenzione e il sostegno».
ACCADEMIA SANTA CECILIA – Tutto fermo anche all’Accademia di Santa Cecilia: i professori d’Orchestra, gli artisti del Coro, il personale Tecnico-Amministrativo daranno luogo ad happening musicali che si terranno nei foyer dell’Auditorium Parco della Musica informando, contestualmente, il pubblico sulle ragioni della protesta. Dopo la firma del decreto da parte di Napolitano si sono infatti riuniti in assemblea permanente e hanno proclamato il blocco totale delle attività. Annullati fino a data da destinarsi i concerti della Stagione Sinfonica di domenica 2, lunedì 3 e martedì 4 maggio diretti dal Maestro Tugan Sokhiev e lo spettacolo per bambini Lo Scoiattolo in gamba con Milena Vukotic didomenica 2 e di lunedì 3 maggio. «Tale reazione – spiegano – intende anzitutto sensibilizzare l’opinione pubblica e le Autorità tutte sull’importanza della produzione culturale nel nostro Paese, in particolare per quanto attiene allo spettacolo dal vivo e alla musica. L’Italia non può permettersi di perdere la professionalità, la competenza che gli artisti hanno conseguito in decenni di studio e di perfezionamento continuo e la tradizione culturale che essi rappresentano. Mettere tutto il personale dei teatri nelle condizioni di non vedere riconosciuta la propria elevata specializzazione, andare incontro ad anni di blocco dei concorsi e del turn over significa, a nostro avviso, depauperare in modo radicale il patrimonio artistico nazionale. Gli artisti sono al tempo stesso strumento e prodotto finale dell’attività dei teatri, dunque valore identitario nazionale da tutelare e potenziare, come peraltro accade in tutti i Paesi dell’Unione Europea malgrado la grave crisi economica».
FIRENZE – Stop anche alla prima replica dell’opera La donna senz’ombra che giovedì sera ha inaugurato la 73/a edizione del Maggio Musicale Fiorentino. La replica era in programma per il pomeriggio di domenica 2 maggio.
BOLOGNA – I sindacati del Teatro comunale di Bologna faranno sciopero martedì 4 maggio, in occasione della prima della Carmen, per protestare contro il decreto legge sulle fondazioni liriche firmato oggi dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Uno sciopero ancor più necessario, ha rimarcato Enrico Baldotto della Fials-Cisal, perchè «qui c’è uno dei principali ispiratori del decreto ossia Marco Tutino», sovrintendente del teatro. E proprio Tutino ha preso le distanze dallo sciopero perché potrebbe essere «un danno per i lavoratori e una complicazione ulteriore della situazione». «Trovo che sia una risposta sbagliata – ha spiegato -: mette in crisi il nostro rapporto con il pubblico e crea disagio con la cittadinanza rispetto a un servizio che siamo chiamati a svolgere». In alternativa, per Tutino, «sarebbe meglio scegliere modi diversi di opporsi e discutere». Quali? «Ad esempio aprire il teatro a discussioni vere anche con soggetti esterni, con le forze sociali e culturali della città».
GENOVA – Anche al teatro Carlo Felice di Genova musicisti e maestranze sciopereranno per protesta dopo la firma del decreto Bondi da parte del Presidente della Repubblica. Salterà così giovedì 6 maggio(due giorni dopo il concerto in onore del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Genova) il concerto sinfonico diretto da Jordi Bernacer. L’agitazione è stata proclamata dai sindacati Fials-Cisal, Snater, Uilcom-Uil e Libersind.
TRIESTE – I dipendenti del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste hanno protestato questa sera, prima della messa in scena di Madama Butterfly, contro il decreto legge del governo sulla ristrutturazione delle fondazioni liriche. Orchestrali, coristi, solisti e personale amministrativo si sono presentati tutti sul palco e un rappresentante sindacale ha letto un comunicato nel quale, tra l’altro, si contesta il provvedimento d’urgenza, «che non trova giustificazione – è stato detto – se non quella di colpire unicamente il lavoro, tralasciando volutamente di affrontare i veri problemi e le ragioni profonde della crisi che attanaglia le fondazioni». Il personale del teatro Verdi si è anche detto preoccupato per le ricadute negative che il decreto legge avrà sull’economia della città. Alla lettura del comunicato ha fatto seguito un applauso del pubblico rivolto alle maestranze. Lo spettacolo è cominciato con una decina di minuti di ritardo.
NAPOLI – E pure i lavoratori del Teatro di San Carlo hanno proclamato lo stato di agitazione. facendo saltare l’atteso concerto con musiche di Hadyn diretto da Maurizio Benini. A spiegare l’accaduto ai 1.300 spettatori il sovrintendente Rosanna Purchia, dal palcoscenico. «Non ritengo opportuno intervenire adesso – dice -, il decreto va analizzato in tutte le sue parti prima di essere giudicato. Vorrei coinvolgere tutti nella ricerca di una soluzione positiva. Mi schiero dalla parte del Teatro, sintesi di più anime, e che dunque comprende anche il pubblico che dobbiamo proteggere». Benini, dal canto suo, ha sottolineato di comprendere le preoccupazioni dei lavoratori, di tutti quelli cioè che «partecipano alla creazione di un evento artistico. Sono dispiaciuto del mancato appuntamento con il pubblico napoletano, ma il nostro incontro è solo rimandato».
Il Petruzzelli di Bari (Ap) |
BARI – Un giudizio negativo sul decreto Bondi sulla riforma delle fondazioni liriche è stato espresso anche dall’assemblea dei lavoratori della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari che «respingono all’unanimità il tentativo del governo di relegare le fondazioni lirico-sinfoniche in una situazione di ingovernabilità». I lavoratori del Petruzzelli «formulano un giudizio negativo generale sul decreto e respingono il tentativo di far morire sul nascere e paralizzare il Petruzzelli in quanto quel decreto non consente la minima condizione di applicazione di riempimento dell’organico approvato dallo stesso ministero, impedendo di espletare assunzioni a tempo indeterminato, a tempo determinato e peggio ancora la cancellazione di ogni graduatorie ad oggi espletate». «Il Decreto comunque – è detto ancora – deve contenere una deroga per il teatro Petruzzelli per consentire allo stesso la sopravvivenza». L’assemblea del Petruzzelli, inoltre, aderisce al documento del coordinamento nazionale unitario del 19 aprile scorso «che tra l’altro prevede azioni di lotta, di iniziative e di sciopero fino a giungere all’occupazione del teatro se sarà necessario».
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.