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Brancher rinuncia al legittimo impedimento “nel rispetto della famiglia”

Cari amici,

Brancher rinuncia al legittimo impedimento, ed accetta di farsi processare per ricettazione e appropriazione indebita.

Mi chiedo come mai un personaggio che abbia questo “legittimo sospetto” sia riuscito a diventare ministro della repubblica.

In questo mondo rovesciato la giustizia ha una prospettiva politica che esclude la ricerca della verità, costringe la gente a schierarsi, lascia un alone di cattiva coscienza a chi voglia capire.

Brancher può fare il ministro, oppure deve occuparsi dei suoi processi?

Berlusconi, (ossia il fulcro di ogni problema politico italiano), può fare il presidente del consiglio, oppure deve occuparsi dei suoi processi?

Tra l’ altro mi sembra incredibile che il governo sia incorso in questo pasticcio istituzionale, che evidenzia la palese incoerenza della legge sul cosiddetto “legittimo impedimento”.

Mi sembra che ci sia qualcosa da rivedere nel modo in cui i nostri politicanti intendano i termini “rispetto della legge” e “rispetto delle istituzioni”.

Detto ciò, mi fa piacere che Brancher si sia dimesso «nel rispetto della famiglia», e «perché finiscano le strumentalizzazioni e le speculazioni».

Ciò che mi interessa è sapere la verità!

Ma nel nostro paese interessa a qualcuno sapere “la verità”?

 

Corriere della sera

MILANO – Aldo Brancher lascia l’incarico di ministro del Decentramento e della Susidiarietà. Lo ha annunciato lo stesso esponente del Pdl durante l’udienza a Milano del processo Antonveneta, che lo vede imputato di ricettazione e appropriazione indebita insieme alla moglie. «Comunico in questa sede la mia decisione irrevocabile di dimettermi dall’incarico di ministro», ha detto Brancher in una dichiarazione spontanea davanti al giudice monocratico Annamaria Gatto.

RINUNCIA AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Poco prima Brancher aveva rinunciato al legittimo impedimento, spiegando di aver fatto una scelta «nel rispetto della famiglia» e anche «perché finiscano le strumentalizzazioni e le speculazioni». È questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese davanti al giudice della quinta sezione penale. Nel comunicare di aver rinunciato al legittimo impedimento, l’ormai ex ministro ha detto anche: «Pensavo di dover privilegiare per un breve periodo gli obblighi verso il mio Paese ma siccome questa scelta è stata indebitamente strumentalizzata ho fatto diverse scelte: prima di tutto nel rispetto della mia famiglia e poi anche perchè finiscano le strumentalizzazioni e speculazioni». Poi ha confermato la rinuncia al legittimo impedimento già annunciata dai suoi legali, le dimissioni da ministro e la scelta del rito abbreviato incondizionato. Il processo è andato dunque avanti a porte chiuse. Dopo la richiesta dell’imputato di essere giudicato con rito abbreviato, il presidente della quinta sezione del tribunale ha fatto uscire i numerosi giornalisti che erano in aula per proseguire con l’udienza. Il processo a questo punto verrà celebrato allo stato degli atti, cioè in base alle carte del fascicolo processuale. In aula si è concordando il calendario. Secondo i programmi preannunciati, la sentenza dovrebbe arrivare entro fine mese. Poco dopo le 10, Brancher ha lasciato il tribunale di Milano. Uscito da una porta laterale, ha abbandonato l’aula senza incontrare i cronisti e quindi senza rilasciare dichiarazioni.

IL PRESSING DEL PREMIER – A spingere Brancher verso le dimissioni sarebbe stato lo stesso premier Silvio Berlusconi. Durante un vertice serale ad Arcore, il Cavaliere avrebbe convinto l’esponente Pdl della insostenibilità della situazione e dei rischi che l’immenente mozione di sfiducia avrebbe comportato sulla tenuta della maggioranza e nei rapporti con il Quirinale. La decisione di Brancher di lasciare l’incarico di governo dovrebbe a questo punto far allentare la tensione tra il presidente del Consiglio e Gianfranco Fini. E le parole di Italo Bocchino lo dimostrano. «Chapeau a Brancher. Con le sue dimissioni e la rinuncia al legittimo impedimento il ministro ha sgombrato il campo dagli equivoci e favorito la soluzione di uno dei problemi più spinosi interni al Pdl» ha detto il parlamentare vicino al presidente della Camera. «Ci fa piacere aver avuto ragione – ha aggiunto – difendendo in maniera pignola il principio di legalità che non può essere offuscato dal sospetto di una nomina vera a sottrarre l’imputato dal suo giudice naturale. Il primo atto del “ghe pensi mi” berlusconiano va incontro alle nostre richieste e siamo fiduciosi che lo stesso accadrà su intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl».

LE OPPOSIZIONI ESULTANO – Pd e Idv esultano per le dimissioni di brancher e parlano di una vittoria delle opposizioni. «Le dimissioni del ministro Brancher dimostrano che quando l’opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti» ha detto Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera.

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