Cari amici,
Ho letto la lettera pubblicata in anteprima sul sito di famiglia cristiana, e mi ha impressionato il riferimento diretto agli “atei devoti” espresso a conclusione dell’ articolo.
Gli atei devoti sarebbero coloro che, nonostante non credano in Dio, vogliono agganciarsi alla Chiesa Cattolica come riferimento socio-culturale.
Famiglia cristiana, invece, evidenzia che Il berlusconismo promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto.
….scrive proprio così: promette alla Chiesa con i “suoi” atei-devoti.
Chissà domenica a messa quanti atei-devoti erano seduti vicino a me?
E se anch’ io fossi un ateo-devoto?
Ormai tutti noi dobbiamo scegliere se essere pro o contro Berlusconi, e la similitudine corre anche sulla scelta tra essere credenti, oppure “atei-devoti”.
E pertanto mi sono chiesto: Cosa vuol dire essere credente?
Proprio stamattina ho letto una storiella che può essere utile sia a Berlusconi, sia a tutti quelli che, come me, aspirano di essere credenti:
Un ateo precipitò da una rupe.
Mentre rotolava giù, riuscì ad afferrare il ramo di un alberello,
e rimase sospeso fra il cielo e le rocce trecento metri più sotto,
consapevole di non poter resistere a lungo.
Allora ebbe un’ idea.
“Dio!” gridò con quanto fiato aveva in gola.
Silenzio! Nessuna risposta.
“Dio!”, gridò di nuovo.
“Se esisti, salvami ed io ti prometto che crederò in te e insegnerò agli altri a credere”.
Ancora silenzio! Subito dopo fu lì lì per mollare la presa dallo spavento,
nell’ udire una voce possente che rimbombava nel burrone.
“Dicono tutti così quando sono nei pasticci”.
“No, Dio, no!” egli urlò rincuorato.
Io non sono come gli altri.
Non vedi che ho già cominciato a credere,
poichè sono riuscito a sentire la tua voce?
Ora non devi far altro che salvarmi
ed io proclamerò il tuo nome fini ai confini
della terra”.
“Va bene”, disse la voce, “Ti salverò.
Staccati dal ramo”.
“Staccarmi dal ramo?”, strillò l’ uomo sconvolto.
“Non sono mica matto!”.
Famiglia cristiana
La Costituzione dimezzata
Il Cavaliere è sempre più insofferente delle “forme” e dei “limiti” previsti dalla Costituzione. Ecco l’Editoriale di “Famiglia Cristiana” n.35, in edicola dal 25 agosto.
24/08/2010
Berlusconi ha detto chiaro e tondo che nel cammino verso le elezioni anticipate – qualora il piano dei “cinque punti” non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento – non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai “formalismi costituzionali”. Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla “sovranità popolare” che finora lo ha votato.
La Costituzione in realtà dice: «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro “formalismo”. Quanti italiani avranno saputo di queste parole? Fra quelli che le hanno apprese, quanti le avranno approvate, quanti le avranno criticate, a quanti non sono importate nulla, alle prese come sono con ben altri problemi? Forse una risposta verrà dalle prossime elezioni, se si faranno presto e comunque, come sostiene Umberto Bossi (con la Lega che spera di conseguire il primato nel Nord e, di conseguenza, il solo potere concreto che conta oggi in Italia). Ma più probabilmente non lo sapremo mai.La situazione politica italiana è assolutamente unica in tutte le attuali democrazie, in Paesi dove – almeno da Machiavelli in poi – la questione del potere, attraverso cento passaggi teorici e pratici, è stata trattata in modo che si arrivasse a sistemi bilanciati, in cui nessun potere può arrogarsi il diritto di fare quello che vuole, avendo per di più in mano la grande maggioranza dei mezzi di comunicazione.
Uno dei temi trattati in queste settimane dagli opinionisti è che cosa ci si aspetta dal mondo cattolico, invitato da Gian Enrico Rusconi su La Stampa a fare autocritica. Su che cosa, in particolare? La discesa in campo di Berlusconi ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato: di spaccare in due il voto cattolico (o, per meglio dire, il voto democristiano). Quale delle due metà deve fare “autocritica”: quella che ha scelto il Cavaliere, o quella che si è divisa fra il Centro e la Sinistra, piena di magoni sui temi “non negoziabili” sui quali la Chiesa insiste in questi anni? A proposito. Ivan Illich, famoso sacerdote, teologo e sociologo critico della modernità, distingueva fra la vie substantive (cioè quella che riassume il concetto di “vita” mettendo insieme, come è giusto, e come risponde all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale) e ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, a cui un sistema sociale e politico deve provvedere.
Il berlusconismo sembra averne fatto una regola: se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il “metodo Boffo” (chi dissente va distrutto) è fatto apposta.
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