Cari amici,
La corda che lega lo stato sovrano greco alle istituzioni finanziare dell’ Unione Europea si sta erodendo.
In altre e più precise parole è sempre più evidente che la Grecia non sarà in grado di onorare gli impegni finanziari assunti per pagare i propri debiti pubblici, che pertanto altri dovranno sostenere.
Ci sono delle precise ragioni politiche ed economiche che giustificano questa situazione, e che pochi conoscono.
Aldo Giannulli dal suo libro “2012 la grande crisi” scrive:
“La Grecia ha un pubblico impiego eccessivo, con ottocentomila dipendenti su undici milioni di abitanti, e una popolazione attiva di meno di tre milioni, ma, di questo elefantiaco apparato, quasi un quinto è rappresentato dall’ esercito (il più numeroso dell’ UE in rapporto alla popolazione), un retaggio della persistente crisi cipriota, che determina tuttora fortissime tensioni tra Grecia e Turchia e che la UE non ha fatto assolutamente nulla per risolvere.
Tale situazione di guerra latente tra i due paesi ha poi anche delle ricadute che fanno comodo a qualche partner europeo: la Grecia è il secondo importatore mondiale di armi, gran parte delle quali francesi e tedesche.
Peraltro, questa situazione assolutamente irrazionale, in cui il paese spende il cinque per cento del suo bilancio per la difesa per la preoccupazione “che i turchi un giorno ci occupino un’ isola” (come sostiene Papandreou), non è l’ unica causa dello sperpero: è facile avvertire un vago odore di tangenti a ministri e generali. Ma se c’ è qualcuno che viene corrotto, ci sarà anche un corruttore, non vi pare?
E la cosa diventa sfrontata quando si constata che i tedeschi, apostoli del rigore monetario e che chiedono ai greci sacrifici umani per rimettere ordine nei conti, poi non dicono nulla sulla prosecuzione di queste spese. Anzi, ad ascoltare il Wall Street Journal , avrebbero condizionato il loro obolo ad Atene alla conferma degli ordinativi per armamenti.
E altrettanto avrebbero fatto i francesi.
Insomma: le ditte francesi e tedesche vendono armi allo stato greco che le paga con i soldi avuti in prestito dalla Francia e dalla Germania, che forse non riuscirà mai a restituire”.
Poveri greci, …e poveri noi italiani, poveri americani!
Siamo chiamati a pagare con le imposte il valore finanziario che il mercato ci ruba, redistribuendo rendite al posto di stipendi e contributi.
Il futuro per noi e per i nostri figli è l’ economia relazionale!
Dobbiamo trovare il coraggio di cambiare strada; altrimenti ci ritroveremo senza soldi, senza lavoro, in un mondo sempre più inquinato e senza speranza.
Wall Street Italia
Atene – Il leader dell’opposizione del governo della Grecia ha risposto con un secco no alle nuove misure di austerity che sono state proposte per tentare di risolvere la crisi del debito del paese. A nulla sono serviti gli appelli insistenti arrivati dall’Unione europea, che hanno invocato un sostegno univoco delle controparti a un nuovo piano di tagli alle spese, volto a salvare la Grecia dal pericolo default che diventa sempre più reale.
E’ andato così fallito il tentativo del primo ministro greco George Papandreou, che ha incontrato oggi i capi dei partiti dell’opposizione per giungere a un accordo all’indomani dell’annuncio del lancio di misure extra per ridurre il deficit. Tali misure mirano a un risparmio superiore ai 6 miliardi di euro per quest’anno e a un inizio immediato del programma di privatizzazione precedentemente annunciato, del valore di 50 miliardi di euro.
Il programma di austerity di medio termine dovrebbe, secondo i dettagli, andare avanti fino al 2015, dunque proseguire nei due anni successivi alla scadenza del mandato del governo attuale. Ma non c’è stato nulla da fare. Antonis Samaras, responsabile del principale partito di opposizione al governo – il partito conservatore – che gli inizi del mese aveva chiesto l’inizio di una rinegoziazione per un piano di salvataggio della Grecia, ha risposto che tutto quanto sta facendo e proponendo il governo è sbagliato. A parte, ha precisato, la parte delle privatizzazioni.
Samaras ha affermato che “il governo manca di quel coraggio che è necessario per riavviare l’economia e non sta considerando l’opzione di una rinegoziazione. Sta ripetendo lo stesso errore, andando al di là dei limiti dell’economia greca e del nostro popolo. Noi rimaniamo contrari”. Samaras ha precisato che, per esempio, il continuo aumento delle tasse sta avendo l’unico effetto di portare il paese alla recessione, strangolando il mercato. Il leader dell’opposizione ritiene che molto meglio sarebbe una riduzione delle tasse volta a far ripartire l’economia.
Proprio ieri era arrivato l’appello del commissario Ue agli Affari Monetari Olli Rehn, tramite il portavoce Amadeu Altafaj Tadio. E’ “molto importante per noi che i gruppi politici in Grecia mettano da parte i loro contrasti, e sostengano senza ambiguità e chiaramente in pubblico quelli che sono gli obiettivi e i punti principaili della politica economica e un piano per la Grecia”, aveva detto Tadio. Ma le parole sono cadute nel vuoto, e ora siamo punto a capo. Con lo spettro della ristrutturazione che diventa sempre più reale.
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