Anche l’ Associazione degli Amministratori di Condomino aderenti a Confcommercio Professioni (Abiconf), nell’ambito di un convegno che si è svolto a Confcommercio a Roma dal titolo ‘L’amministratore professionista: requisiti, qualifiche professionali e responsabilità’, ha richiesto l’ istituzione del pubblico registro degli amministratori di condominio, ovviamente “purché la norma, nel contesto del panorama legislativo vigente, ed in particolare della legge 4/2013, riconosca il ruolo imprescindibile delle associazioni di categoria iscritte al Mise che rilasciano attestato di qualità dei servizi dei propri iscritti”.
A giudizio della stessa associazione “andrebbe cancellato lo scempio normativo che ammette la possibilità di amministrare il proprio condomino indipendentemente dal possesso dei requisiti formativi”.
Mi chiedo perchè mai un assemblea dovrebbe sentirsi obbligata a nominare un solo soggetto, iscritto ad un pubblico registro, per tutte le cariche istituzionali obbligatorie per la gestione aziendale del proprio condominio: Sia la rappresentanza legale, sia la gestione finanziaria, sia la gestione della contabilità, sia il controllo dei propri fornitori, sia finanche la scelta dei propri fornitori.
Credo che la gestione politica del condominio sia finora stata ignorata dai condòmini, i quali non si sono ancora resi conto delle implicazioni conseguenti alla delega di tutte le attività di gestione aziendale ad un solo soggetto.
Con questa scelta finora l’ ente condominio non ha mai avuto la possibilità di far crescere la propria organizzazione economica, che è rimasta schiacciata sul tavolo dell’ amministratore di condominio.
I condòmini possono prendere consapevolezza di questa situazione, ed organizzarsi in consorzio al fine di prendere nelle proprie mani la gestione economica e politica del proprio condominio.
E potranno farlo anche se (…mi auguro di no!) si dovesse davvero arrivare all’ obbligo di iscrizione a questo “elenco pubblico” che probabilmente sarebbe il principio di nuovi balzelli economici che forzatamente ricadrebbero sulle spalle dei condomini, senza alcun miglioramento della gestione conseguente.
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