Fini: «Non è a rischio il governo,
ma la fiducia dei cittadini»
Il presidente della Camera: «Una democrazia impotente alimenta progetti bonapartisti o cesaristi»
Cari amici,
Da un po’ Fini si comporta da misurato statista, e riesce a convincere.
A mio giudizio tra i politici ci sono così poche “mosche bianche”, che è necessario valorizzare quelle che ci sono.
Pertanto, condivido le sue convinzioni riguardo la progressiva sfiducia degli italiani nelle istituzioni.
In generale avverto una velata polemica verso il presidente del consiglio, in specie quando Fini si riferisce a progetti “cesaristi” e “bonapartisti”
Anche l’ appello voto per il referendum è una pubblica presa di posizione contraria a quella del premier.
In sostanza, quindi, l’ intervento di Fini a mio giudizio è strumentale per prendere le distanze dal premier.
Tutto questo ragionamento di “alta” politica, però credo che non c’ entri il problema nella sua interezza perchè la crisi sociale attuale a mio giudizio deriva dalla cultura, non dalla politica:
Più precisamente, lo scollamento evidente dei cittadini nei confronti delle istituzioni deriva da un progressivo decadimento culturale che porta all’ affermazione dell’ individualismo e della competizione economica.
Se la cultura sociale non è diffusa e condivisa nel paese, allora la politica può fare ben poco, perchè i governanti eletti sono, nel bene e nel male, lo specchio del paese.
E’ bene chiarire questo concetto: I politicanti seduti in parlamento ci assomigliano, sono i “nostri” vicini di casa!
Soltanto che “loro” hanno avuto fortuna e le conoscenze necessarie per arrivare “in alto”.
Se la cultura non riesce a trovare un ruolo riconosciuto nel paese, la politica non ha alcuna speranza di riformarsi.
La politica inizia là dove le persone si incontrano e condividono la vita.
Corriere della sera
ROMA – «Non credo che ci sia un rischio di instabilità per il governo. C’è un rischio di minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, cioè del fondamento della democrazia». Risponde così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a una domanda sui rischi per la stabilità del governo Berlusconi in seguito alle vicende degli ultimi giorni, legate anche all’inchiesta di Bari. Fini, che parla a una conferenza stampa seguita a un dibattito al Cnel su futuro del parlamentarismo in Italia e in Germania, aggiunge: «È questo un tema che non riguarda governo o opposizione, ma tutti gli attori della politica italiana».
RIFORME CONDIVISE – Per superare la sfiducia dei cittadini, aggiunge Fini, «non esiste una sola strada, ne esistono tante. Se si parte dal presupposto che le istituzioni sono di tutti – spiega – sarebbe opportuno, quando si parla di riforme, di non seguire la via dell’approvazione a maggioranza, ma quella di riforme condivise».
PROGETTI BONAPARTISTI – «Una democrazia impotente e inefficace – afferma più tardi Fini nel suo intervento – alla lunga genera disillusione, scontento, alimenta la critica e il ripudio e finisce per alimentare progetti bonapartisti o cesaristi, con una delegittimazione del Parlamento inteso come luogo che rallenta le decisioni». Il presidente della Camera ha sottolineato la necessità di una «democrazia più forte, più legittimata, più partecipata, più rappresentativa, più efficace». E ha detto che «se vogliamo battere le pulsioni che ci sono di un rinnovato anti-parlamentarismo, il nostro primo dovere è quello di rendere il Parlamento la casa di tutti e di favorire la partecipazione».
REFERENDUM – Fini poi lancia un appello: «Non perdete l’occasione di andare a votare domenica e lunedì a prescindere che si voti sì o no ai quesiti» referendari. Per il presidente della Camera, non andare a votare per il referendum sulla riforma elettorale significa per i cittadini rinunciare al potere assegnato dalla Costituzione di far sentire la propria voce ai palazzi della politica. «È rinunciare a una importante modalità per riavvicinare cittadini, istituzioni e politica».
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