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Nassim Nicholas Taleb, consigli di macroeconomia

 

Nassim Nicholas Taleb

Nassim Nicholas Taleb

Cari amici,

sono un estimatore e un appassionato lettore di Nassim Nicholas Taleb, diventato famoso soprattutto con il libro “Il cigno nero”.

Mi sento di riportare e di condividere i suoi consigli, che spero siano letti da chi ha il potere di prendere le decisioni politiche.

In fondo si tratta di riflessioni adatte alla cultura dei nostri nonni; chissà perchè ce ne siamo dimenticati?

La nostra economia ha bisogno di regole semplici e chiare

Il messaggio è che la nostra economia globalizzata e parcellizzata ha bisogno di regole semplici e chiare, soprattutto per ciò che riguarda la commercializzazione di prodotti finanziari derivati e strutturati.

Inoltre bisogna “mettere le briglie” agli istituti finanziari troppo grandi, troppo potenti, troppo pericolosi per la loro invadenza famelica e preponderante.

C’ è bisogno di un’ alleanza politica contro il potere finanziario globalizzato, perchè opprime le comunità residenziali e rende schiavi i lavoratori.

Vorrei sentire queste parole dai nostri partiti di “sinistra”!

Invece cosa sento? Cosa viene proposto? Chi sono questi cosidetti “leaders” che dovrebbero offrire una valida alternativa al governo in carica?

Non sento parole “nuove” come quelle che Nassim Nicholas Taleb si preoccupa di scrivere e di diffondere.

L’ economia è di proprietà comune

L’ economia è di proprietà comune, e non può continuare a fondarsi sulla speculazione finanziaria.

Dobbiamo riuscire a mettere le briglie al capitalismo selvaggio che ci domina ormai da troppo tempo!

Nassim Nicholas Taleb scrive:

Dieci princìpi di sana economia

Ho scritto i seguenti dieci princìpi soprattutto nel l’intento di permettere alla vita economica di fronteggiare le necessità del Quarto quadrante dopo la crisi.

1. Quel che è fragile dovrebbe rompersi presto, finché è ancora piccolo
Nulla dovrebbe mai diventare troppo grande per fallire. L’evoluzione nella vita economica aiuta a crescere più degli altri coloro che hanno la massima quantità di rischi nascosti.

2. No alla socializzazione delle perdite e alla privatizzazione dei guadagni
Qualunque cosa possa aver bisogno di essere salvata da un dissesto dovrebbe essere nazionalizzata; qualsiasi cosa non abbia bisogno di essere salvata da un fallimento dev’essere libera, piccola e in grado di affrontare rischi. Noi siamo entrati nelle manifestazioni peggiori del capitalismo e del socialismo. In Francia, negli anni 80 del Novecento, i socialisti hanno assunto il controllo delle banche. Negli Stati Uniti, nel decennio 2001-2010 le banche hanno assunto il controllo del governo. Questa è una cosa surreale.

3. A coloro che hanno guidato uno scuolabus a occhi bendati (e lo hanno distrutto) non si dovrebbe mai affidare un altro autobus
L’establishment economico (le università, i regolamentatori, le banche centrali, i funzionari governativi, varie organizzazioni dotate di un personale formato in gran parte da economisti) perse la sua legittimità in coincidenza con il fallimento del sistema nel 2008. Sarebbe irresponsabile e folle riporre la nostra fiducia nella loro capacità di guidarci fuori da questo disastro. E da irresponsabili anche ascoltare consigli dagli “esperti di rischi” e dagli istituti di scienze commerciali che sostengono ancora le loro misurazioni e che ci hanno ridotto sul lastrico (come il metodo di misurazione del rischio value-at-risk). Scovate le persone intelligenti che hanno le mani pulite.

4. Non lasciare che una persona che si assicura un bonus di incentivazione possa gestire una centrale nucleare, e nemmeno i tuoi rischi finanziari
È molto probabile che una tale persona sia incline a fare tagli sulla sicurezza per presentare questi risparmi come “profitti”, sostenendo di essere “prudente”.
I bonus non si conciliano con i rischi nascosti di gravi imprevisti. È stata l’asimmetria del sistema dei bonus a condurci alla situazione attuale. Non ci sono incentivi senza disincentivi: il capitalismo distribuisce premi e punizioni, non solo premi.

5. Bilancia la complessità con la semplicità
La complessità derivante dalla globalizzazione e da una vita economica riccamente organizzata in reti ha bisogno di essere controbilanciata dalla semplicità nei prodotti finanziari. L’economia complessa è già una forma di leverage o di potenziamento dell’efficienza economica attraverso il debito. L’aggiunta di debiti a tale sistema può condurre a gorghi sfrenati e pericolosi e non concede spazio a errori. I sistemi complessi sopravvivono grazie al ristagno e alla ridondanza, non grazie al debito e all’ottimizzazione. Il capitalismo non può evitare manie e bolle. Le bolle azionarie (come nel 2000) si sono rivelate moderate; le bolle di debiti sono maligne.

6. Non dare ai bambini candelotti di dinamite, anche se hanno un’etichetta di garanzia
I prodotti finanziari complessi non devono essere proibiti per il fatto che nessuno li capisce e che solo poche persone sono abbastanza razionali da saperlo. Noi abbiamo bisogno di proteggere i cittadini da se stessi, dalle banche che vendono loro prodotti per la copertura delle perdite e da regolamentatori creduloni che danno ascolto ai teorici economici.

7. Soltanto gli schemi di Ponzi dovrebbero dipendere dalla fiducia. I governi non dovrebbero mai avere bisogno di “ripristinare la fiducia”
In uno schema di Ponzi (il più famoso dei quali è stato quello perpetrato da Bernard Madoff), una persona usa i fondi affidatigli da investitori recenti per restituire i loro fondi a investitori anteriori che desiderano recedere da un investimento. Le dicerie a cascata sono un prodotto di sistemi complessi. I governi non possono fermare le voci. Semplicemente, noi dovremmo essere in grado di ignorarle, di essere robusti a esse.

8. Non dare a un tossicodipendente altre droghe se ha crisi di astinenza
Prestare denaro a chi soffre per un indebitamento eccessivo nell’intento di aiutarlo ad alleviare i suoi problemi non è omeopatia, è rifiuto. La crisi per indebitamento non è un problema temporaneo, bensì un problema strutturale. Noi dobbiamo recuperare i tossicodipendenti.

9. I cittadini non dovrebbero dipendere da risorse finanziarie come depositi di valori e non dovrebbero fare affidamento sui consigli di “esperti fallibili” per il loro pensionamento.
La vita economica dovrebbe essere definanzializzata. Noi dovremmo imparare a non usare i mercati come depositi di valore; essi non contengono le certezze che possono richiedere i normali cittadini, nonostante le opinioni degli “esperti”. Gli investimenti dovrebbero essere destinati all’intrattenimento. I cittadini dovrebbero provare ansia per le loro attività economiche (che controllano), non per i loro investimenti (che non controllano).

10. Fai un’omelette con le uova rotte
Infine, nella crisi del 2008 non si trattò di riparare i guasti con metodi di fortuna, non più di quanto si possa rattoppare una barca dallo scafo marcio con soluzioni provvisorie. Abbiamo bisogno di costruire la nuova chiglia con un nuovo materiale (più robusto); dovremo rifare il sistema prima che esso si rifaccia da sé. Scegliamo di passare a un’economia robusta aiutando ciò che deve rompersi a rompersi da solo, convertendo il debito in azioni, marginalizzando le scuole di economia e di business, chiudendo i Nobel in economia, proibendo l’acquisto di società mediante finanziamenti attraverso debiti, confinando i banchieri nell’ambito che compete loro, recuperando gli indennizzi di coloro che ci hanno condotti in una certa situazione (esigendo, per esempio, la restituzione dei fondi pagati a Robert Rubin o ai banksters, le cui ricchezze sono state incrementate dalle tasse versate dai docenti scolastici) e insegnando alle persone a navigare in un mondo con meno certezze.

E a quel punto vedremo una vita economica più vicina al nostro ambiente biologico: aziende minori, un’ecologia più ricca, nessun uso speculativo di capitale avuto a prestito, in un mondo in cui sono gli imprenditori, non le banche, ad affrontare i rischi e in cui ogni giorno nascono e muoiono aziende senza fare notizia.

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