«I vostri genitori non pagano»
Tolto il pasto, a digiuno 34 scolari
Il preside: versamenti in ritardo per 432 famiglie, non ci sono soldi. Gli insegnanti cedono il pranzo agli alunni
Cari amici,
Di seguito riporto l’ articolo che ho tratto dalla pagina Web del corriere, che mi sembra impressionante.
A dei bambini è stato negato il pasto, a causa del mancato pagamento della retta da parte dei genitori.
In questo fatto leggo gran parte delle contraddizioni del nostro sistema economico, che non ci permette di essere solidali.
Gli egoisti mangiano tutto ciò che è possibile, e non lasciano nulla agli altri.
Tutto ciò è profondamente ingiusto e immorale, e credo sia necessario trovare dei rimedi che impediscano a pochissimi fortunati di “papparsi” la maggior parte della ricchezza mondiale.
Proprio oggi ho comprato un libro sottotitolato “Il capitalismo per procura contro l’ Economia”, che tratta in modo sistematico dei problemi che, in pratica, impediscono a dei bambini di mangiare.
A pagina 9 leggo che i venti (venti) uomini più ricchi del mondo posseggono una ricchezza complessiva pari a quella del miliardo (1.000.000.000) più povero.
Sono convinto che l’ economia dipende da noi!
Le scelte complessive di tutti i governi del mondo determinano la civile convivenza, oppure le ingiustizie più aberranti.
Mi sembra evidente che c’ è qualcosa di sbagliato nelle regole che redistribuiscono la ricchezza mondiale.
Non possiamo continuare così! E’ necessario trovare dei rimedi se non vogliamo distruggerci.
I bambini a scuola devono avere il diritto di mangiare!
Corriere della sera
MILANO – Alcuni sono in cassa integrazione. Qualcuno è stato licenziato. Altri sono stranieri. «Non abbiamo i soldi per pagare la retta della mensa scolastica ai nostri figli», spiegano i genitori. Risultato: niente pasti ai bambini. In tutto sono 432 le famiglie che non hanno versato il contributo per i pranzi all’istituto comprensivo Mauri di Pessano con Bornago. «E ora non sappiamo più come dare da mangiare agli alunni», dice il preside Felice Menna. E il Comune? «Purtroppo non possiamo farci carico dei disagi di tutte le famiglie. E non sarebbe giusto aumentare la retta a chi già paga», si difende l’assessore all’Istruzione Monica Meroni. Per il momento a 34 bambini è stato tolto il pasto, «quelli che sono più in ritardo con il pagamento – continua il preside – . E il rischio è che anche a tutti gli altri sia, a breve, vietata la mensa. È assurdo».
Tempo di crisi e a farne le spese sono i soggetti più deboli. La vicenda comincia a settembre. C’è chi non paga la retta già dall’inizio dell’anno scolastico. E con il trascorrere dei mesi il loro numero aumenta. Si parla di un buco da 78 mila euro. La Dussman service, la società che fornisce il servizio, sollecita i pagamenti. Ma senza risultato. I genitori si giustificano: «Non abbiamo i soldi». E alla fine la decisione estrema: niente pasto a chi non paga. Dal 20 aprile, 34 bambini non possono più accedere alla mensa. «Chi può torna a casa per pranzare, ma non tutti i genitori riescono a venirli a prendere ». E una quindicina di alunni, rimane nell’istituto, senza poter mangiare. «Tutti frequentano la scuola dell’obbligo. È una situazione drammatica». Tanto da rendere necessario l’intervento del corpo docente. In un consiglio d’istituto straordinario gli insegnanti hanno deciso di rinunciare al loro pasto per darlo agli studenti. C’è chi digiuna o chi si accontenta di un panino. «Ma i bambini devono mangiare, è un loro diritto».
La situazione rischia di precipitare: «E se, in futuro, tutte le famiglie non riescono più a pagare, cosa accadrà?». La speranza di Menna è che i genitori riescano a trovare «anche dieci euro per fermare il provvedimento». E si appella al Comune: «Faccia un passo indietro». Ma non è così semplice. «Perché questa situazione va avanti da troppo tempo», spiega l’assessore. Fino al 2008 c’era un buco da 50 mila euro. «Adesso bisogna aggiungerne altri 28 mila: non riusciamo a coprire il debito solo con la nostra cassa». Così la decisione di sospendere la mensa ai ritardatari. «Lo so, è triste ma non c’erano altre soluzioni. Senza contare che il contributo per la mensa scolastico è minimo». E sul caso prende posizione anche la Cgil scuola. «Lo stato di morosità delle famiglie non può essere motivo di impedimento al regolare svolgimento delle attività didattiche». In gioco ci sono anche «i diritti all’istruzione e all’infanzia che dovrebbero essere garantiti a tutti. Anche a chi non paga».
Benedetta Argentieri
28 aprile 2009
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