A voi piace emanare leggi,
ma più ancora vi piace trasgredirle.
Come fanciulli che ostinatamente innalzano per gioco torri di sabbia in riva al mare per poi distruggerle con una risata.
Ma intanto che innalzate queste torri, il mare trascina altra sabbia sulla riva.
E quando le distruggete il mare ride con voi.
In verità, il mare ride sempre con l’ innocente.
Ma cosa pensare di quelli per cui le leggi dell’ uomo non sono torri di sabbia e la vita non è un mare, bensì una roccia, e la legge uno scalpello con il quale inciderla, a propria somiglianza?
E dello storpio che odia i danzatori?
E del bue che ama il suo giogo e crede l’ alce e il cervo della foresta smarriti e vagabondi?
E della vecchia serpe che non squama più e stima gli altri vergognosi e nudi?
E di chi va al banchetto nuziale di buon’ ora e torna sazio e stanco definendo ogni banchetto una profanazione e i convitati trasgressori?
Che dirò di loro se non che si stagliano nella luce, ma con la schiena rivolta al sole?
Essi vedono soltanto la loro ombra, e questa è la loro legge.
E che cos’ è il sole per loro se non un seminatore di ombre?
Riconoscere le leggi è forse chinarsi e tracciare la propria ombra sulla terra?
Ma voi che camminate rivolti al sole, quali immagini tracciate sulla terra possono mai trattenervi?
E voi che andate con il vento, quale banderuola dirigerà la vostra corsa?
Quale legge vi legherà se spezzerete il vostro giogo, ma non sulla soglia di una prigione umana?
Quali leggi temete, se danzerete senza inciampare nelle catene dell’ uomo?
E chi vi porterà in giudizio se, spogliandovi dei vostri indumenti, non li lascerete sulla strada di alcun altro uomo?
Popolo di Orfalese, potrai soffocare il suono del tamburo e spezzare le corde della lira, ma chi comanderà che l’ allodola non canti?
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