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La dittatura del mercato

La dittatura del mercato

La dittatura del mercato

La dittatura del mercato tratto dal libro “Il dio denaro” di Arturo Paoli e Gianluca De Gennaro, Edizioni L’ Altrapagina

Per capire a fondo il titolo di questo articolo dobbiamo pensare il mercato alla stessa stregua delle grandi ideologie che hanno dominato la storia del XX secolo.
Oggi possiamo dire di essere sotto la dittatura di un’ altra grande ideologia: il liberismo del mercato globalizzato che non ha niente a che fare con “l’ essere liberali”, come bene aveva capito Benedetto Croce.
Il mercato, con i suoi “dogmi”, assomiglia a un sistema di pensiero che assume, progressivamente, la fisionomia di un idolo, al quale, senza accorgercene, siamo spinti ad aderire; nè più nè meno di come il sistema comunista diventò idolatria per Stalin o il nazismo per Hitler.
L’ oppressione nasce dalla presenza di un’ entità astratta, senza nè volto nè nome, l’ idolo appunto, al quale ci rivolgiamo nelle cose di tutti i giorni.

L’ Occidente europeo è sempre stato, nella storia, il centro dove queste ideologie hanno preso forma; l’ ultima di queste è il “mercato”.
Una volta mi sono trovato a Washington ad un battesimo di un mio amico.
Nel pomeriggio, durante la festa alla quale partecipavano anche alcuni responsabili del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), un mio amico, quasi ridendo, si rivolse agli invitati dicendo:

“Guardate che in mezzo a noi c’ è Arturo che vi condanna.
E’ bene che sappiate di avere un giudice davanti a voi.
Prendete questa occasione per parlare e difendervi dalle sue accuse”.

Questo amico faceva riferimento alla mia visione dell’ economia e a ciò che penso riguardo alle tragedie delle quali i responsabili non possono che essere le persone che maneggiano i grandi affari della finanza mondiale.
A quella scherzosa provocazione risposi:

“Io non sono un giudice, ma vengo dall’ America latina e sono testimone della fame e dell’ ingiustizia creata da gente che vive in paesi molto ricchi e che condanna persone, che abitano in paesi altrettanto ricchi, a morire di fame.
Mi piacerebbe incontrare qualcuno in grado di spiegarmi il perchè di questa strutturale disuguaglianza, tra chi muore di obesità e chi muore di fame”.

Ebbene, a questa mia provocazione mi è stata data una risposta precisa, chiara, lucida.
Un funzionario dell’ Fmi si è avvicinato e mi ha detto:

“Ciascuno di noi non può che aderire al mercato e alle sue linee guida.
Se non lo facessimo, questo mondo crollerebbe.
Noi, d’ altronde, sappiamo perfettamente che l’ andamento del mercato provoca fame, miseria, disuguaglianze sociali.
Di tutto ciò siamo consapevoli, perchè della fame, della miseria e delle disuguaglianze sociali abbiamo le statistiche e sappiamo anche che è “il dover” aderire al mercato la causa che produce tale situazione”.

“Che ci possiamo fare – mi disse riferendosi al fatto che il mercato produce miseria e morte – anche noi siamo schiavi del sistema e dobbiamo obbedire”.

C’ è in queste parole un concetto quasi sacrale del mercato.
Ma se qualcuno di noi dovesse attribuire valore di sacralità a qualcosa o a qualcuno, dovrebbe avere almeno il buon senso di dimostrare qual’ è la fonte di questa sacralità.
Insomma, se il mercato si propone all’ uomo come una sorta di religione e il denaro come la rappresentazione di dio sulla terra, è necessario che i “sacerdoti” di questa nuova fede abbiano il coraggio di spiegarci qual’ è il fondamento della loro religione.

I funzionari dell’ Fmi non dicevano “non ci importa nulla della fame, della miseria e della povertà”, ma, anzi, “ci duole profondamente”, capisci?

Loro sono addolorati, ma hanno questa struttura, che evidentemente non viene dal cielo, alla quale devono aderire.
Devono obbedire, perchè è stato spiegato loro ed è stato teorizzato che l’ intenzione che si nasconde dietro al funzionamento che regola l’ economia mondiale è quella di arrivare ad una distribuzione più giusta della ricchezza.

Ora la questione è: Visto che questa struttura funziona nella maniera opposta a quella per la quale è stata pensata, che cosa fare?

Non si trovano risposte a questa domanda per un motivo molto semplice:

Noi siamo vittime di una cultura che ad un certo punto sente il bisogno di astrarsi dalla realtà, per formare dei sistemi di pensiero che pretendono di riassumere in sè la realtà stessa, per dominarla.

Tali sistemi si propongono di realizzare al meglio quello che noi pensiamo di fare.
Da questo modo errato di intendere il pensiero, consegue l’ idea che il giorno in cui il mercato controllerà l’ economia del mondo, non ci saranno più guerre, nè fame, nè ingiustizie, perchè attraverso questa grande “idea del mercato” noi potremo distribuire equamente i beni della terra.

La storia ci dimostra che tale modo di concepire la cultura, che fa precedere l’ idea alla realtà, è errato.
Lo possiamo vedere nei fatti, basta aprire un qualsiasi giornale.

Arturo Paoli innesta il suo pensiero nella tradizione cattolica, e propone la sua critica sulla base di ciò che costituisce il “cuore” dell’ economia relazionale e solidale.

Per approfondimenti su questo argomento puoi leggere l’ articolo che trovi seguendo questo link.

 

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