La busta paga virtuale delle casalinghe
Cari amici,
prendo spunto dall’ articolo molto interessante pubblicato su repubblica, che di seguito vi segnalo, per precisare un concetto che ritengo importante, che esprimo con una domanda: Lo stato ha il potere di dare valore alle cose?
Io sono d’ accordo che lo stato dovrebbe dare stipendio e pensione alle casalinghe, poichè è evidente che questa categoria di lavoratrici riveste un’ attività sociale importante, ma sono consapevole che lo stato oggi non ha il potere autonomo di attribuire questo valore (ossia non ha il potere di stampare i soldi, …di attribuire valore economico ai servizi che sono importanti per tutti), e allora questa cosa non si può fare!!!
E allora i soldi per le casalinghe, per gli insegnanti, per la sanità pubblica, per mantenere le coste e le montagne pulite, per far in modo che il nostro mondo diventi più vivibile, ….ebbene non ci sono, ….e non credo che il mercato troverà mai delle soluzioni adeguate per dare valore a ciò che tutti ritengono importante, perchè il valore sociale non provoca speculazione, e quindi non è vendibile.
…come la mettiamo??
La Repubblica…
ROMA — Cuoca, autista, insegnante, psicologa, contabile, manager, addetta alle pulizie, operaia, lavandaia, babysitter. Dieci professioni in un corpo solo ma, ufficialmente, un nonlavoro: casalinga. Stipendio effettivo? Zero euro. Retribuzione teorica ai prezzi di mercato? Quasi 7mila euro al mese. Circa 83 mila euro l’anno. Non una cifra a caso, ma il risultato di un preciso algoritmo — calcolato da una ricerca del sito americano Salary. com che monetizza la rivincita delle desperate housewives.
Non più mogli e madri sull’orlo di una crisi di nervi, bensì insospettabili “tesoretti” di una famiglia media. Gli esperti hanno intervistato oltre sei mila donne, indagando sul tempo che dedicano ai dieci fondamentali lavori domestici ogni settimana. Una casalinga avrebbe cucinato per 14 ore settimanali a 10 euro l’ora. Si sarebbe trasformata in autista, per figli grandi e piccoli, per 8 ore alla settimana a 10 euro l’ora. Avrebbe impartito ripetizioni per 13 ore la settimana, alla stessa cifra. Non solo. Per tamponare le varie crisi familiari si sarebbe trasformata in psicologa almeno 7 ore alla settimana, a 28 euro l’ora, e in manager a 40 euro l’ora.
A quanto ammonterebbe dunque lo stipendio di una super mamma? Il risultato si ottiene moltiplicando il numero di ore trascorse, tra una lavatrice e una corsa per portare i figli in piscina, con le tariffe medie delle diverse categorie professionali. La somma finale, niente affatto trascurabile,
è pari a quella di un quadro di un’azienda o di un manager di buon livello: 6.971 euro al mese. Sfacchinando una media di 94 ore alla settimana, le “non lavoratrici” multitasking raggiungerebbero così un reddito annuo di 83 mila euro.
Una cifra destinata a lievitare in grandi metropoli come Roma, Milano, Parigi o New York dove uno psicologo o una governante viaggiano su ben altre tariffe.
Le casalinghe italiane, secondo i dati Istat, sono 4 milioni 879 mila. Una donna su sei. In parecchi casi sotto i 35 anni. Per tutte loro, considerate ingiustamente non produttive dal punto di vista economico, il sondaggio di Salary. com rivoluziona le
cose e regala una bella gratificazione. «Se non ci fossero le mamme come farebbero molte famiglie a conciliare i vari impegni? Chi andrebbe a prendere i bimbi a scuola visto che gli orari non si conciliano mai con quelli degli uffici? La realtà è che fanno risparmiare parecchi soldi allo Stato», ama commentare Tina Leonzi, fondatrice del Moica, Movimento italiano casalinghe. E dall’America arriva la conferma. «Sicuramente la posizione dell’Italia è insostenibile », aggiunge Alessia Mosca, capogruppo Pd nella Commissione Politiche Europee, da sempre attiva sulle questioni di genere, «senza contare il fatto che c’è moltissimo lavoro in Italia che viene fatto da quelle che vengono definite casalinghe ma in realtà non lo sono affatto perché aiutano il marito nella piccola azienda di famiglia. Ci troviamo così di fronte a occupazioni sommerse proprio in un Paese che ufficialmente ha il più alto tasso di casalinghe».
Come tutelare dunque il lavoro reale rispetto al non lavoro percepito? «Sicuramente un’ipotesi pensionistica sarebbe auspicabile, noi abbiamo più volte avanzato la richiesta che nell’età della pensione di ogni lavoratrice fosse riconosciuto uno sconto per ogni figlio avuto, ma anche un reddito minimo per quelle che non hanno un impiego sarebbe un segno di civiltà ». In attesa che le cose cambino le donne fanno fronte comune. Oltre al Moica o a Federcasalinghe, è nato il portale la Casalinga Ideale.it. «Ottimizzare il tempo e pianificare» è il mantra della fondatrice Giorgia Giorgi, lo stesso dei responsabili delle aziende di tutto il mondo. Peccato però che per la casalinga ideale non ci siano stipendi e neppure bonus. Almeno fino a oggi.
http://www.repubblica.it/economia/2014/ … ef=HREC1-1
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