Scudo fiscale, sì del Senato
anche per il falso in bilancio
Approvato l’emendamento Freres che estende il provvedimento
Dure critiche del Pd che abbandona l’aula. Ancora 30 votazioni
Cari amici,
Gli italiani si fanno riconoscere per la loro anarchia, e ieri abbiamo avuto l’ ennesima dimostrazione di questa evidenza.
Ieri, pertanto, i nostri politicanti hanno deciso che chi ha truffato lo stato con fatture false, bilanci raggirati, costi gonfiati, vendite fittizie, etc..etc…, e ha portato il maltolto all’ estero in conti cifrati intestati ad aziende fantasma, potrà riportare in Italia la “refurtiva” pagando un modico prezzo (il 5% del valore rubato agli italiani).
Se rubi una mela ti arrestano, ma se sei capace di “arrangiarti” nel nostro paese puoi diventare ricco e famoso, …e magari ti eleggono pure in parlamento.
Il popolo “bue” che svolge lavori dipendenti sempre più precari si ritrova vessato da imposte sempre più alte, perchè deve pagare anche per i moltissimi evasori che vivono alle loro spalle.
Tuttavia gran parte dei “pagatori”, in fondo in fondo è solo invidioso di non poter evadere anche lui le tasse.
Forse è per questo che gran parte di questi si ostina a votare il cosiddetto “Popolo della libertà”.
Il popolo della “libertà”, si chiama così probabilmente perchè si vuole arrogare anche la “libertà” di evadere le tasse!
Ma nessuno può obbligarti ad essere onesto!
O hai la determinazione di comportarti da cittadino “per bene” oppure non ce l’ hai!
Le leggi non possono arrivare ad arrestare “tutti”!
Eppure non abbiamo scampo!
Non possiamo continuare a mangiarci la vita l’ uno con l’ altro nella speranza di salvarci da soli.
O ci salveremo insieme, oppure non si salverà nessuno!
La repubblica
ROMA – Via libera dal Senato con 134 sì, 24 no, 1 astenuto all’emedamento Fleres nel dl anticrisi che estende la copertura dello scudo anche per i capitali i cui titolari sono accusati di falso in bilancio. Il Pd non ha partecipato al voto. Gli altri provvedimenti del decreto anticrisi saranno approvato da Palazzo Madama in giornata per poi passare all’esame della Camera dei deputati. Al Senato restano da votare metà degli emendamenti, circa una trentina di proposte.
Il Pd lascia l’aula – Dopo aver richiesto la presenza dei ministri Alfano e Tremonti per rispondere alle critiche dell’opposizione, il gruppo parlamentare del Pd ha lasciato l’aula. Per il senatore D’Ambrosio le nuove misure che ampliano lo scudo fiscale sono “un’amnistia e violano la nostra Costituzione”. In particolare, D’Ambrosio punta il dito contro le norme che ampliano alle imprese estere controllate o collegate la sanatoria, avallando “trucchi vecchi come il mondo”. Inoltre, il senatore del Pd evidenzia come trattandosi di un’amnistia la norma dovrebbe essere approvata “dai due terzi del Parlamento e non con una legge ordinaria”.
Non accolte le richieste dell’opposizione – Nessuna delle questioni poste dalle opposizioni sul decreto correttivo, dalla richiesta di trasferirlo in Commissione Giustizia, o la presenza dei ministri dell’Economia e della Giustizia in Aula, è stata considerata accoglibile dal presidente di turno dell’Assemblea del Senato, Vannino Chiti. “C’è una distinzione fra questioni di merito politico e questioni relative a regolamento e procedure. Da quest’ultimo punto di vista – ha spiegato Chiti – il parere della Commissione Giustizia non è consentito dal Regolamento. Il voto dei due terzi del Senato rispetto a una presunta norma di indulto non è consentito poichè questo emendamento non si qualifica come indulto. E i precedenti condoni – ha ricordato Chiti – non hanno visto procedersi con maggioranze come quelle richiamate”.
Quanto alla presenza in Aula di Tremonti e Alfano, per Chiti si tratta di questioni politiche. “Il governo – ha però spiegato Chiti – è qui rappresentato dal ministro Vita e ha fatto conoscere il suo parere. I governi – ha puntualizzato – quando si esprimono lo fanno nella loro collegialità. La presidenza – ha concluso Chiti – non può accedere per questi motivi alle richieste delle opposizioni”
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