Bagarre alla Camera: passa
il decreto per privatizzare l’acqua
Manifestini con il disegno di un’Italia “disidratata”. Di Pietro annuncia referendum abrogativo
Cari amici,
La notizia riguardante la privatizzazione della gestione dell’ acqua, mi porta a chiedere cos’ è il “bene comune”.
Da amministratore di condomìnio sono costretto a confrontarmi tutti i giorni con questo problema, poichè noto un disinteresse generale verso le cose “nostre”, e questa situazione mi porta a sentirmi solo nel mio lavoro.
Per me che ho deciso di non accettare tangenti, è sempre molto difficile confrontarmi con i miei “colleghi” e con un mercato che mi considera quasi un “corpo estraneo” a causa delle mie idee così lontante dalla logica cosiddetta “di mercato”.
Ma quando mi accorgo che a livello statale ci si comporta allo stesso modo, allora penso che il mio impegno sia utile perchè favorisce l’ aspirazione per una società migliore, più giusta, più umana.
Il bene comune esiste!
Una legge non può cancellare il diritto di tutti ad avere l’ acqua gestita dallo stato.
Non possiamo arrenderci al potere del denaro, che ci vede sempre più costretti a combattere per avere il diritto di vivere decentemente.
Abbiamo tutti diritto a vivere meglio, ed è necessario organizzarci per condividere il valore sociale ed economico e trovare i modi e i comportamenti necessari per raggiungere questi obiettivi.
Il futuro è nelle mani di chi se lo sa costruire!
Uniamoci per prenderci il diritto di vivere “meglio”!
Corriere della sera
ROMA – Il decreto “salva-infrazioni comunitarie”, con le contrastate norme sulla privatizzazione dell’acqua, è legge. La Camera ha approvato la conversione con 302 voti a favore e 263 contrari. Il via libera al provvedimento ha scatenato una bagarre in aula.
CONTESTAZIONI E BAGARRE IN AULA – I 25 deputati dell’Italia dei valori hanno iniziato a sventolare manifestini con il disegno di un’Italia “disidratata” e la scritta: «Giù le mani dall’Acqua». Il presidente Gianfranco Fini ha subito invitato i parlamentari a «mettere via i manifestini». Dal settore della maggioranza si sono poi levate grida, «Scemi, scemi», dirette ai banchi dell’Idv. Per tutta risposta qualcuno ha urlato: «Baciamo le mani don Silvio».
DI PIETRO ANNUNCIA UN REFERENDUM – Rilevando che questo decreto «piace solo al presidente del Consiglio e ai suoi amici», Di Pietro ha annuncia contro di esso un referendum abrogativo; e, parlando della possibilità di riduzione dei tempi dei processi, rileva: «Vorrei un presidente del Consiglio che non commetta reati, non un premier che non si fa processare». Per questo rilancia la manifestazione del 5 dicembre, che va anche «contro la deriva delle privatizzazioni».
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