Banda larga, Belpaese in ritardo
“Un sogno per 12 italiani su 100”
Lo studio del superconsulente del governo, Francesco Caio, descrive una situazione difficile (adsl lentissime o non conformi ai valori dichiarati) e indica la via per colmare il gap col resto dell’Europa. Servono investimenti
Cari amici,
Come vorrei che questo problema diventasse una priorità per il governo italiano!
Come vorrei sentire ipotesi di intervento equivalenti a quelli che, invece, sconsideratamente, sponsorizzano la costruzione del ponte di Messina, che non serve ai cittadini, ma bensì ad ingrassare le tasche dei politici e degli affaristi.
E’ necessario che tutti possano connettersi alla rete “veloce”, e per “tutti” intendo una diffusione paragonabile perlomeno a quella di Radio Maria.
Servono investimenti pubblici e privati; servono agevolazioni, serve formazione.
Sono convinto che questo sia un obiettivo senza controindicazioni da conseguire al più presto, al fine di garantire un progresso economico e culturale nel paese.
Speriamo che avvenga presto!
La repubblica
GLI ITALIANI esclusi dall’internet veloce sono il 12 per cento, ben più numerosi di quanto dicano le stime ufficiali (l’Adsl copre il 98 per cento della popolazione, secondo Telecom Italia). Sono infatti una finta banda larga quelle connessioni che vanno sotto il megabit al secondo. Ma non solo: le cosiddette Adsl velocissime, a 20 megabit, sono in molti casi un bluff visto che di rado superano i 10 megabit. Perciò bisogna intervenire subito, con un piano nazionale, altrimenti la situazione peggiorerà: servono 1,2-1,3 miliardi di euro per dare al 99 per cento della popolazione una banda larga almeno di 2 megabit, entro il 2011.
Queste e altre analisi, e dita puntate contro i problemi della banda larga italiana, sono presenti nel “Rapporto Caio“: 105 pagine di slide pubblicate su Wikileaks. Un documento fino a pochi giorni fa riservato, letto solo da pochi addetti ai lavori vicini alle stanze del potere, ora è diventato disponibile a tutti gli utenti internet.
Com’è noto, è un rapporto commissionato dal ministero dello Sviluppo Economico al superconsulente del governo, Francesco Caio. L’obiettivo è duplice: fotografare lo stato della banda larga italiana e proporre soluzioni per recuperare il divario con il resto d’Europa; o, almeno, per non farci accumulare ulteriore ritardo.
È il classico bilancio impietoso. Per Telecom Italia, saremmo a un passo dal completare la copertura banda larga nazionale. Per Caio, la percentuale ufficiale è gonfiata dalla presenza delle “Adsl anti digital divide”, che vanno solo a 640 Kbps. Velocità che, secondo il consulente, è ormai inadeguata per apprezzare i servizi internet, da quelli dell’intrattenimento e della (video) comunicazione digitale a quelli utili della pubblica amministrazione. Il problema è che Telecom può offrire solo questo tipo di Adsl mignon nelle aree sprovviste di fibra ottica. E Telecom, al momento, non ha nessun piano di espansione per coprire queste zone con fibra ottica.
A ridurre la percentuale di chi è veramente coperto da banda larga, inoltre, ci sono anche quei casi di utenti dove in teoria arriva l’Adsl, ma in pratica funziona male, perché le risorse sono carenti o i doppini telefonici sono troppo lunghi o fatiscenti. È il caso, per esempio, del comune di Randazzo (Catania), che ha fatto un comitato di protesta per la lentezza Adsl, con cortei nelle strade e ora ha aperto anche un gruppo su Facebook.
Ecco perché Caio propone un piano per portare quasi ovunque i 2 megabit (velocità invece considerata adeguata), con finanziamenti pubblici, e un misto di tecnologie: non solo l’Adsl, che in certe zone è troppo costosa portarla o funziona male a causa dei doppini; ma anche il wireless: Hiperlan, Umts/Hspa, WiMax (e, per l’appunto, l’operatore siciliano Mandarin sta ora parlando con i cittadini di Randazzo per eventualmente coprire il comune con il segnale WiMax). Caio stima che degli 1,2-1,3 miliardi di euro, circa il 45 per cento sarebbero concentrati nelle regioni del Nord-Italia, circa 35 per cento nel Centro Italia e il restante 20 per cento nel Sud e Isole.
Deludenti anche le Adsl 20 Megabit che, a quanto si legge nel rapporto, in molti casi sono una falsa promessa: solo il 15-20 per cento ha davvero i 20 Megabit come velocità massima. Nel 60 per cento dei casi non supera i 10 Megabit. Il motivo è sempre nei doppini, troppo lunghi, perché l’utente è troppo lontano dalla centrale telefonica, il che incide sulla velocità della linea.
Ma, soprattutto in prospettiva, si pone anche un problema di saturazione delle risorse. La vecchia rete in rame ha bisogno insomma di un aggiornamento e infatti in tutta Europa ci sono piani per portare, almeno nelle principali città, la fibra ottica più vicina alle case o addirittura al loro interno. Il rapporto Caio esorta l’Italia a fare altrettanto, auspicando una sinergia di risorse pubbliche e private (gli investimenti Telecom in fibra sono stati rivisti al ribasso e non bastano a farci tenere il passo con l’Europa). Questa sfida per il futuro viene in un momento di congiuntura molto sfortunato, però; soprattutto per l’Italia: a causa dell’emergenza terremoto in Abruzzo, non sono stati ancora stanziati gli 800 milioni di euro di fondi che il governo aveva previsto di assegnare per la lotta al digital divide.
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