Intercettazioni, via libera del Cdm; “Tetto a 10 anni, sì alla corruzione” È stato approvato il ddl che regolamenterà l’uso dei controlli telefonici
Confermate le indiscrezioni sull’accordo tra Pdl e Lega; Tre anni di carcere ai giornalisti che le pubblicano prima del processo
L’Anm avverte: “Il ddl così non va bene. Fuori i reati che creano allarme sociale”
Cari amici,
Pare che i nostri politicanti si siano messi d’ accordo per limitare la possibilità di pubblicare le cosiddette “intercettazioni telefoniche”.
Mi domando se c’ era bisogno di questa iniziativa.
A mio giudizio, c’ erano altre priorità.
Ovvio che i miei interessi di cittadino divergono da quelli dei politicanti, che sono interessati a mantenere il più possibile una facciata di rispettabilità che gli consenta di restare iscritti nella lista dei “buoni”.
Nel mio piccolo vedo lo stesso problema che esiste in molti Enti Condomìnio.
Nessuno sa nulla! Nessuno si interessa di nulla! Non esistono sistemi per mantenere l’ attenzione sulla gestione della “cosa pubblica”.
In questa situazione, l’ amministratore di turno ha la possibiltà di “pescare nel torbido” facendoci la figura del “buono”, sempre con il sorriso sulle labbra mentre ascolta le vecchiette del piano di sotto.
Credo che ci voglia coraggio per diventare consapevoli, ma che bisogna pure cominciare!
Se non si riesce a comunicare neanche nelle piccole comunità residenziali, come è possibile che si riesca a governare in modo equo la nostra nazione italiana?
E’ necessario puntare l’ attenzione dell’ opinione pubblica sui problemi “importanti”!
Ricordo, ad esempio, che gli stipendi dei nostri politicanti non sono coerenti con quelli della stragrande maggioranza dei cittadini.
E’ necessario ridurre gli stipendi eccessivi, e redistribuire il valore tra i meno abbienti.
La giustizia inizia dal portafoglio, non dal controllo delle intercettazioni!
La Repubblica
ROMA – Un provvedimento approvato all’unanimità per contrastare “un sistema degenerato”. Con questa premessa il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulle intercettazioni. La norma prevede, come era noto da ieri dopo l’accordo tra Pdl e Lega, il tetto per i reati fino a 10 anni di detenzione.
Unica deroga alla soglia di intercettabilità i reati contro la pubblica amministrazione. Confermate anche le pene per i giornalisti che pubblicano il testo di intercettazioni prima dell’inizio del processo. Rischiano fino a 3 anni di carcere, prevista una maximulta per i loro editori. Mentre è fissato in 3 mesi il tempo massimo di durata massima dei controlli telefonici.
I punti principali. Il provvedimento è stato illustrato in una conferenza stampa dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. “Il sistema delle intercettazioni era degenerato”, ha spiegato il ministro. “Il nostro provvedimento rispetta i principi della Costituzione in merito alla difesa della privacy di ogni cittadino”. I controlli telefonici saranno utilizzabili per i reati che prevedono una pena superiore ai 10 anni di detenzione. L’unica deroga riguarderà i reati contro la pubblica amministrazione, che abbiano una pena massima non inferiore ai cinque anni. Mentre saranno “sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo e per tutti i reati di grande allarme sociale”. Il testo varato dal Consiglio dei ministri, prevede inoltre “l’inutilizzabilità delle intercettazioni che sono attinte in riferimento a un procedimento nel corso di altro procedimento”.
Decisione collegiale. L’uso delle intercettazioni dovrà essere deciso da un Tribunale e non da un singolo soggetto. Comunque non potranno avere una durata superiore ai 3 mesi. Confermate anche le indiscrezioni sulle pene per coloro che divulgheranno illecitamente i contenuti delle intercettazioni. “Per i giornalisti che pubblicano intercettazioni coperte da segreto”, spiega Alfano, “sono previste pene da 1 a 3 anni”. “È inutile specificare”, aggiunge il ministro, ” che non sono pene che possano comportare la detenzione…”. Il ddl approvato oggi, aggiunge Alfano, prevede l’applicalità delle nuove norme solo per per il futuro e non per i procedimenti in corso.
Anm: “Così il ddl non va bene”. La parola passa adesso alle Camere. Fin da ora il ddl incassa però il “no” dell’Associazione dei magistrati: “Così non va bene”, dice l’Anm. Al termine di un incontro alla Camera con il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini, la rappresentanza dei magistrati lancia un “allarme” sul provvedimento. In particolare, spiegano i vertici dell’Anm, “le preoccupazioni” sono date dal fatto “che le intercettazioni non potranno essere utilizzate per perseguire reati che creano un vero allarme sociale: dalla rapina semplice al furto in appartamento, al sequestro di persona a scopo non di estorsioni. E’ il caso ad esempio – dice Anna Canepa, vice segretaria dell’Anm – della zingarella che rapisce un bambino”.
Alfano replica a Veltroni. Alle critiche del segretario del Pd Veltroni, che ieri aveva detto che le intercettazioni non sono una priorità, il ministro della giustizia Alfano replica: “Questo governo per decreto è già intervenuto in materia di sicurezza, ambiente e tassazione degli straordinari, abbiamo un programma da attuare. Un programma di cui fanno parte le intercettazioni, noi badiamo alle priorità nel loro insieme”.
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