Buon Appetito
L’ inchiesta di Report su agricoltura sostenibile e naturale
Cari amici,
alla domenica sera, guardando Report, a volte ho l’ impressione di vivere ancora in un paese libero.
Grandi temi, grandi domande, gente appassionata che cerca di vivere i propri ideali nella propria vita!
Il programma ha parlato, tra i molti argomenti, dei G.A.S (Gruppi di acquisto solidale).
Un modello economico che in Italia è in continua espansione, che serve sia a far risparmiare le famiglie sugli acquisti della spesa, sia a sostenere uno stile di vita sostenibile e naturale.
Propongo alle Comunità Residenziali che abitano gli Enti Condomìnio di provare ad organizzarsi in Gruppi di acquisto solidale.
La Community AziendaCondomìnio propone ed incoraggia queste soluzioni, e mette a disposizione il forum per organizzarsi meglio.
Vivere vicini è un vantaggio che può essere condiviso.
Fino ad oggi vivere in Condomìnio è stato svantaggioso, perchè tutto è stato organizzato in modo da dare vantaggi competitivi all’ amministratore, il quale, finora, ha avuto la possibilità di offrirsi a prezzi bassissimi, perchè negli anni si è organizzato per “fare affari” occulti tramite le tangenti erogate dai fornitori.
Ma oggi ci chiediamo: E’ possibile “cambiare” e rendere conveniente la gestione condominiale per chi abita nella casa?
Noi della Community AziendaCondomìnio siamo convinti che cambiare sia possibile, e lavoriamo affinchè i residenti si possano organizzare per fare economia solidale per loro stessi….
…..e crediamo che riusciremo! Crediamo che cambiare sia l’ unica strada per migliorare la nostra vita e la nostra società.
Speriamo che troveremo tanti amici che ci aiuteranno.
E spero che anche tu che hai letto fino a questo punto, ci aiuterai!
Dal sito di Report
Attorno al cibo si gioca una partita decisiva per salvare il pianeta, ma noi occidentali sembriamo non rendercene conto, intenti come siamo a desiderare e servire sulle nostre tavole, in ogni stagione, uva e pomodorini pagati a caro prezzo.
Importare un chilo di asparagi dal Perù o un chilo di ciliegie dall’Argentina che viaggiano in aereo per arrivare nel nostro piatto, significa lasciare nell’atmosfera 6 chili e mezzo di anidride carbonica emessa dai carburanti fossili.
Paghiamo circa 8 euro al chilo le carote grattugiate contenute in una vaschetta di plastica, mentre a chi le produce costano solo 7 centesimi. A questo prezzo esorbitante si deve aggiungere anche il pedaggio che si paga alla natura con il massiccio uso della chimica, con l’inquinamento di aria, terra, acqua. Tutto questo per avere prodotti sempre sulle nostre tavole, ma anche sempre più cari, più scadenti dal punto di vista nutritivo e del sapore.
Sono solo due dei tantissimi esempi nei quali si racchiude l’ insostenibilità del modello economico dell’agricoltura e dell’industria del cibo, così come viene concepito in Europa e negli Stati Uniti.
Solo per coltivare, allevare, o produrre quello che diventerà il nostro cibo e portarlo sulle nostre tavole, emettiamo il 30 per cento dei gas serra, secondo i dati dell’ Onu del Millennium Ecosystem-Assesment, che fotografa lo stato di salute del pianeta.
L’inchiesta parte dalla domanda: cosa può fare concretamente l’agricoltura per invertire la rotta e salvare il pianeta?
Per rispondere, dobbiamo capire che non si può scindere l’agricoltura dal suo prodotto, il cibo, e come questo è commercializzato e distribuito sui banchi di supermercati e ipermercati di tutto il mondo. Se si vuole cambiare bisogna intervenire su questo tipo di sistema.
E qualcosa si sta muovendo in Italia. Le parole chiave sono: mercati locali, cibi e ristoranti a Km 0, Gruppi di acquisto solidale, agricoltura senza chimica sintetica e riscoperta delle antiche varietà di prodotti. Molti agricoltori stanno dimostrando che un’agricoltura pulita è possibile e non costa di più. E’ un cambio di paradigma, ma non c’è più molto tempo se si vuole salvare la nostra salute e quella del pianeta.
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