Piccoli imprenditori e dipendenti:
la crisi li unisce ma il sindacato lo sa?
Le iniziative della Cgil e della Cisl e la scelta di tenere separati i fronti
Cari amici,
Ho trovato interessante l’ articolo che riporto di seguito, che testimonia l’ agonia del settore tessile in Italia.
La questione, in generale, è che la globalizzazione ha fatto uscire dal mercato il settore tessile del nostro paese, perchè abbiamo perduto la struttura dei costi che possa consentire dei margini di guadagno confrontabili con quelli che possono maturare nei cosiddetti “paesi emergenti”.
Pertanto quì da noi le fabbriche non riescono più a vendere e chiudono i battenti.
Purtroppo la logica di mercato è implacabile e senza pietà, perchè non è umana, ma economica!
Al cosiddetto “consumatore” non importa nulla di dove e di come è prodotta la merce, basta che costi poco!
Pertanto, laddove il costo del lavoro “cala”, l’ economia di mercato prospera.
Questa logica economica è sbagliata, perchè provoca lo sfruttamento di chi lavora e l’ arricchimento esagerato di chi sfrutta il lavoro e si pone in mezzo tra chi produce e chi vende.
E’ necessario aprire gli occhi per poter vedere che è necessario creare dei sistemi per redistribuire il valore finanziario in modo equo.
L’ accumulazione di capitale, oltre un certo limite politicamente accettabile, diventa immorale oltre che diseconomica.
Se non si cambia modello economico, la nostra situazione sociale peggiorerà, e avremo sempre meno lavoro da poter distribuire tra i nostri figli.
….è necessario cambiare!
Corriere della sera
Mercoledì 11 novembre a Martina Franca, provincia di Taranto, gli operai delle aziende tessili che-rischiano-di-chiudere hanno manifestato in piazza. E hanno chiesto a gran voce controlli contro i container pieni di capi di abbigliamento che, secondo le loro denunce, in alcune aziende entrano cinesi ed escono italiani. La Cgil e la Cisl che hanno organizzato la manifestazione hanno scelto simbolicamente il giorno di San Martino, festa dedicata ai cappottari, gli imprenditori locali specializzati nel confezionare cappotti. La novità è che quest’anno, in virtù anche del comune richiamo a valori consolidati nella comunità, al comizio in piazza hanno partecipato anche numerosi imprenditori terzisti della zona, altrettanto preoccupati per il dilagare della contraffazione.
Nell’industria tessile la mobilitazione comune tra datori di lavoro e sindacati ha dei precedenti anche nel Centro Nord: a Carpi, Prato e Biella all’incirca un anno fa ci sono state iniziative in comune per chiedere al governo una politica di settore. Ieri la richiesta di una saldatura tra dipendenti e imprenditori è venuta da Paolo Galassi, presidente della Confapi, che ha osato dichiarare che «è finita la contrapposizione tra piccoli imprenditori e lavoratori, siamo tutti sulla stessa barca e a maggiore ragione con questa crisi». Forse Galassi avrà gettato il cuore oltre l’ostacolo ma il suo richiamo contiene un messaggio che sarebbe sbagliato lasciare nella bottiglia. La distinzione tra i Piccoli e i lavoratori dipendenti si stempera vieppiù ogni giorno che passa. Oggi a Roma la Cgil manifesterà per le strade di Roma portando in piazza i lavoratori delle aziende in crisi. A fine mese la Cisl darà vita a una mobilitazione in diverse città del Paese. Tutte iniziative più che legittime ma che recano però il segno della divisione, di un dispendio di motivazione. E se invece avesse ragione Galassi?
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