Petrolio senza freni: il barile Wti «vede» quota 130 dollari
A Londra il Brent raggiunge il nuovo massimo di 127,49 dollari. Svolta negli Usa: dopo 30 anni in calo la dipendenza dall’estero
Cari amici,
ad intervalli regolari, i giornali ci ricordano che l’ economia mondiale è in crisi.
Oggi il sole 24 ore riporta la notizia di un ennesimo incremento del prezzo del petrolio.
Ho già scritto diversi commenti su questo argomento, ed è bene che ci si ricordi di quanto le prospettive future a breve termine siano preoccupanti.
Da alcuni mesi, infatti, il prezzo della benzina cresce.
E, per conseguenza, cresce proporzionalmente anche il carico fiscale, poichè la gran parte del prezzo della benzina è formato da imposte.
Sarebbe opportuno che i nostri politicanti ponessero un freno all’ incremento vertiginoso delle imposte causato dall’ incremento di prezzo della benzina, e trovo strano che i giornali non riportino questo rilevante aspetto del problema.
E’ bene tenere da conto che i prezzi della benzina aumenteranno ancora, e presto!
Su questa previsione tutti gli esperti sono concordi, e, finora, non ho letto alcuna opinione contraria.
Il sole 24 ore
Petrolio senza freni a New York, spinto dai timori sul livello dell’offerta e dalla nuova flessione del dollaro nei confronti dell’euro. Martedì 20 maggio il future luglio sul Wti ha superato per la prima volta prima i 128 dollari e pochi minuti dopo i 129 dollari al barile /oltre 2 dollari più del giorno prima). Il nuovo massimo storico è fissato a 129,58. A Londra, intanto, l’analoga consegna sul Brent ha raggiunto il nuovo top a 127,49 dollari (+1,7%).
Dagli Stati Uniti arriva anche la notizia che dopo trent’anni di crescita quasi ininterrotta sulla loro dipendenza dall’estero per il petrolio, è avvenuta una storica inversione di tendenza, avviando un percorso di riduzione che proseguirà fino al 2015. Lo ha riferito il direttore del Dipartimento per l’energia Usa, Guy Caruso secondo quanto riporta il «Financial Times» di martedì 20 maggio nell’edizione online. Nei primi tre mesi di quest’anno le importazioni di petrolio hanno rappresentato il 57,9% dei consumi degli Usa, contro il 58,2% per la media dello scorso anno. E nel 2015 dovrebbero calare fino al 50%, per poi riaumentare e raggiungere il 54% nel 2030.
Era dagli anni 70 che non accadeva, ha osservato Caruso: adesso,oltre ai livelli record raggiunti dai prezzi del petrolio, si fanno sentire gli effetti positivi delle nuove auto a bassi consumi e il crescente uso del metanolo come carburante da autotrazione. Nel 2006, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente George W. Bush aveva biasimato la dipendenza dall’estero del Paese sul petrolio, impegnandosi a affrontare la questione.
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