Il petrolio vola verso 138 dollari. Scaroni: «Questi prezzi non sono realistici»
I carburanti toccano nuovi record e sfondano anche quota 1,54 euro al litro
Cari amici,
dall’ articolo tratto dalla webpage del sole 24 ore di oggi, si legge, se posso usare una parafrasi, che “piove e continua a piovere”.
Il barile di petrolio diventa sempre più prezioso ogni giorno che passa, e questa diga non accenna a chiudersi.
Pier Paolo Scaroni gioca a fare “lo scaricabarile”, dicendo che è tutta colpa degli americani che consumano troppo.
Potrà anche essere vero, ma quando il condominio brucia, non ha senso chiedersi chi ha appiccato il fuoco, perchè il tetto è di tutti.
La verità è che ho letto previsioni che parlano nella migliore ipotesi di un tetto di equilibrio di 250 dollari, e una volta un cosiddetto “economista” ha detto che si potrebbe arrivare fino a 400 dollari al barile.
Io continuo a ripetere che è necessario rivedere i cosiddetti meccanismi di autoregolazione del mercato, perchè essi (i meccanismi), non tengono conto di tutti i numerosissimi fattori che incidono sulla nostra vita reale, e che non sono valutabili in termini di valore finanziario.
Per i non addetti ai lavori, questo concetto si può esprimere con il classico proverbio: Non è possibile fare i conti senza l’ oste.
Tutti noi siamo soggetti a leggi di mercato che girano vorticosamente ai nostri danni: Che cosa ce ne faremo un giorno di un sacco di beni di consumo se non avremo più un mondo abitabile dove usarli?
Il sole 24 ore
Il prezzo del petrolio riprende la corsa e risale verso 138 dollari al barile. A New York il Light crude avanza di oltre 3 dollari a 137,43 dollari, dopo aver toccato un massimo di 137,98 dollari. I mercati accolgono gli allarmi dell’Aie, dando più peso ai timori per i rifornimenti, piuttosto che al calo della domanda.
Per Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, gli attuali prezzi del petrolio «non sono realistici, non c’è carenza» di prodotto sul mercato. Scaroni risponde così a chi gli chiede un commento sulle dichiarazioni del numero uno di Gazprom, Alexej Miller, su possibili future quotazioni dell’oro nero fino a 250 dollari al barile. «Non faccio previsioni, mi sono sbagliato tante di quelle volte che non vorrei farlo ancora», ha spiegato Scaroni ribadendo che i prezzi attuali, intorno ai 140 dollari al barile, non sono «realistici». Scaroni, interpellato a margine dell’assemblea, è invece tornato a sostenere l’inutilità di una Robin tax, una tassa cioè sugli extraprofitti delle compagnie petrolifere. E, dati alla mano, ha spiegato che «colpirebbe un pezzetto piccolissimo delle entrate petrolifere: non siamo in America dove le compagnie sono anche proprietarie del petrolio e delle riserve per cui ogni dollaro di aumento finisce nelle tasche. In quel caso meccanismi di royalties possono avere effetti, non nel nostro», ha aggiunto spiegando che «se si vuole fare Robin Hood sarebbe allora giusto andare a tassare i paesi produttori».
L’ad del cane a sei zampe ha poi puntato il dito sugli Usa per quanto riguarda le dinamiche dei prezzi: «Loro sono consumatori sfrenati – 26 barili l’anno a testa contro i nostri 12 barili pro capite, ha detto – e se riducessero la domanda, contribuirebbero ad un eccesso dell’offerta in grado di ridimensionare i prezzi. Gli Usa consumano – ha concluso – il 25% del petrolio mondiale».
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