Cari amici,
Che vergogna!
Comincio a capire perchè il parlamento è rimasto chiuso così a lungo.
“Cosa stiamo aspettando?”, si chiedeva domenica Luciana Littizzetto.
Si aspetta che tutte le trattative finiscano; che i nostri politicanti decidano che casacca indossare; il tutto alla faccia di noi cittadini, che tanto manco li abbiamo scelti.
Mi impressiona il “niente” che riescono a dire “lor signori” quando vengono intervistati.
Alle volte il silenzio è la migliore delle iniziative, specialmente quando non si hanno argomenti da dire.
Altre volte è meglio raccontare delle storie.
A proposito del bene pubblico, ad esempio, ho letto un’ antica storia che vi copio:
Nel villaggio si stava organizzando
una grande feste, e ognuno doveva
contribuire versando una bottiglia di vino
in una botte gigantesca.
Quando iniziò il banchetto, dalla botte
uscì soltanto acqua.
Uno degli abitanti del villaggio
aveva avuto quest’ idea:
“Se verserò una bottiglia d’ acqua
in questa botte così enorme,
nessuno se ne accorgerà”.
Ma non aveva pensato che tutti gli altri
avrebbero avuto la stessa idea.
Corriere della sera
ROMA – Nichi Vendola lo chiama «un suk» e un «mercimonio». Per Fabrizio Cicchitto, invece, «sono parlamentari che non condividono più l’operato dei loro partiti» ed è «la sinistra che straparla». Comunque sia – si tratti di «compravendita» e «mercato delle vacche», o di legittima opera di persuasione politica – il clima è sempre più caldo intorno al voto di fiducia di martedì. L’equilibrio sui numeri fa pesare ogni singolo voto. E così alla conferenza stampa nella quale l’ex dipietrista Antonio Razzi annuncia il passaggio a Noi Sud, si sfiora la rissa, con l’irruzione di un senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica, che urla «vergogna» e «trasformisti». E parole ben più pesanti, con vere e proprie minacce, continuano ad arrivare alle mail dei protagonisti più chiacchierati di queste ore.
Giornata di conferenze stampe, spiegazioni, rabbia, litigi. Razzi approda a «Noi Sud». Ancora due giorni fa giurava fedeltà a Di Pietro, ma nelle ultime 48 ore ha cambiato idea. Razzi prova a spiegarsi in conferenza, con qualche mozione d’affetti: «Io amo l’Idv, per me è un dramma». Ma poi si va sul concreto: «Il voto del 14? Non so, sono nuovo, devo ancora consultarmi». Qualche settimana fa annunciò che gli era stato offerto l’azzeramento del mutuo in cambio del voto. Ora minimizza: «Quella era una battuta, io non ho nessun mutuo da pagare». Anzi, «una storiella lasciata alla strumentalizzazione della stampa per rinvigorire la popolarità dell’Italia dei Valori».
A quel punto interviene Pedica: «Razzi è antiberlusconiano da sempre. Cosa gli avete dato? Vergogna, portare qui un parlamentare a quattro giorni dal voto di fiducia. E parlate di soluzione politica? Non ci crede neanche Gesù Cristo». Reagisce veemente Arturo Iannaccone, di «Noi Sud»: «Gli onesti stanno anche qui. Questo è squadrismo politico. Lei vuole intimidire i parlamentari, non merita di sedere in Parlamento». Più tardi, in un faccia a faccia sul Corriere online con Francesco Pionati, Pedica dirà: «Non è colpa nostra se li prendiamo onesti e poi diventano disonesti».
Non è l’unica conferenza del giorno. Ne convocano una anche Domenico Scilipoti, Massimo Calearo e Bruno Cesario, che annunciano la nascita di una nuova componente: «Movimento di responsabilità nazionale». Per la verità hanno tre intenzioni di voto diverse: per il sì Cesario ex Pd e Api, verso il no Scilipoti Idv e per l’astensione Calearo ex Pd e Api. Quest’ultimo spera di «convincere» anche gli altri due ad astenersi, ma si vedrà.
Scilipoti, in realtà, viene dato più verso il sì. Cosa che fa crescere la rabbia dell’Idv. Tanto che Massimo Donadi scrive al presidente della Repubblica invitandolo a far «sentire la sua voce alta e autorevole in difesa della dignità del Parlamento». E il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, si scatena sul suo blog, prendendosela con i trasformisti: «Uomini senza personalità, voltagabbana ormai incapaci di reggere lo sguardo dei loro colleghi di partito e di chi li ha eletti».
Intanto anche Maurizio Grassano conferma il voto per la fiducia. Per l’ex leghista e liberaldemocratico, in arrivo all’Adc di Francesco Pionati, è «determinante il federalismo». Ma quello che gli ha fatto cambiare idea è anche altro: «Le parole di Di Pietro sui Giuda». E anche un’offerta di ricandidatura? «Quella la offrono a tutti». Infine, ci sono da registrare le minacce che arrivano alle caselle di posta elettronica della Camera. L’ultima è per Massimo Calearo: «Vergognati, da fucilare alla schiena sei!!».
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