Su Repubblica di oggi, Valentina Conte ci spiega che nel decreto sviluppo 2 (ancora in bozze) è spuntata una norma che farà arrabbiare molti:
«Il proprietario o il condominio – si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche – non possono opporsi all’accesso dell’operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati ». Antenne nuove incluse. Addio dunque alle interminabili e fumose assemblee di condominio, ma anche alle carte bollate. D’ora in poi, sempre che la norma resista, l’appartamento o le parti comuni dell’edificio saranno territorio libero per i giganti delle tlc.
In cambio, un’indennità al proprietario stabilita dal ministero dello Sviluppo economico, «in base all’effettiva diminuzione del valore del fondo »:
E non finisce qui. In nome delle autostrade digitali, anche l’iter per piazzare i cavi della banda larga e ultra-larga nel sottosuolo delle strade cittadine si velocizza. I tempi per l’accoglimento della domanda da parte dei Comuni passano da 90 a 45 giorni nei casi normali, da 30 a 15 giorni per scavi inferiori ai 200 metri, con l’aggiunta del termine super ridotto di 10 giorni per «buche, apertura chiusini, posa di cavi o tubi aerei su infrastruttura esistente, allacciamento utenti». Se il Comune non rispetta queste scadenze, ora così ristrette, scatta il silenzio-assenso. E dunque via libera alle perforatrici e agli slalom di auto e scooter tra i cantieri aperti. Con un evidente rischio caos. In più, le aziende di tlc saranno esentate dalla tassa per l’occupazione di suolo pubblico.
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