Google contro Pechino:
«Basta censure nelle ricerche»
La reazione dopo la scoperta di cyber-attacchi per rintracciare attivisti per la difesa dei diritti umani
Cari amici,
La notizia che riporto, tratta dalla WebPage del Corriere della sera serve per capire le dimensioni del potere che il mercato sta di fatto attribuendo a Google.
In particolare le frasi illuminanti sono due:
Google denuncia che “le caselle postali Gmail di alcuni leader dell’opposizione sarebbero state violate”, e per questo motivo Google dispone che “smette da oggi di usare i «filtri» richiesti dalla censura cinese”, pur cosciente del fatto che questa decisione potrebbe portare alla fine delle sue operazioni in Cina.
Di fatto Google dispone del potere incontrollato di aprire o di chiudere il rubinetto delle informazioni!
Inoltre mi sembra chiaro che finora Google si è piegata alle richieste del governo cinese con il fine di guadagnare il più grande mercato telematico del mondo.
Mi chiedo se sia giusto che un’ azienda a fine di lucro (ossia un impresa), possa assumere un potere politico di questa dimensione senza controllo.
Eppure non mi sembra che ci siano alternative a questa situazione, perchè la tecnologia si è evoluta in modo incontrollato ed incontrollabile, ed ha formato dei monopoli economici incontrastati, guidati dalla logica del profitto, non da principi di giustizia e neppure di democrazia.
Tutti noi (…io per primo!) siamo schiavi di un sistema che ci consente di comunicare, di apprendere, di collegarci, e pertanto, tutti noi abbiamo il dovere di diventare vigili e consapevoli, perchè questa libertà può facilmente trasformarsi in dipendenza e in schiavitù.
Viviamo tempi nuovi e inesplorati; non si può più restare bambini!
Dobbiamo diventare grandi!
Corriere della sera
SAN FRANCISCO – Google ha deciso di non piegarsi più ai diktat di Pechino. Il più diffuso motore di ricerca ha annunciato che non applicherà più alcun filtro in Cina, minacciando di sospendere ogni attività nel ricco mercato. A spingere Google al possibile “passo estremo” la scoperta di aver subito cyber-attacchi «molto sofisticati» da parte di spie cinesi per rintracciare attivisti per la difesa dei diritti umani.
VIOLATE LE CASELLE POSTALI DEGLI OPPOSITORI – Le caselle postali di alcuni leader dell’opposizione sarebbero state violate. «Uno degli obiettivi primari degli hackers era di accedere agli account Gmail degli attivisti di difesa dei diritti umani cinesi», ha scritto il gruppo di Mountain View, senza attaccare direttamente il governo di Pechino, ma precisando che «non abbiamo l’intenzione di continuare a censurare i nostri risultati» sul motore di ricerca cinese Google.cn.
LA CLINTON: «ATTENDIAMO SPIEGAZIONI DAL GOVERNO CINESE» – Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario di stato americano Hillary Clinton ha affermato di «attendersi una spiegazione» dal governo cinese sulla vicenda del motore di ricerca Google, che ha minacciato di chiudere le sue operazioni in Cina. Dirigenti di Google hanno dichiarato ieri che il loro sito web è stato attaccato da «pirati» informatici alla ricerca di informazioni riservate sui dissidenti cinesi e gli attivisti per i diritti umani che usano il sito. Di conseguenza, hanno aggiunto, Google ha smesso da oggi di usare i «filtri» richiesti dalla censura cinese, cosciente del fatto che questa decisione potrebbe portare alla fine delle sue operazioni in Cina. «La possibilità di operare con fiducia nel ciberspazio – ha detto Clinton – è di importanza critica in una società ed in un’economia moderne». «Ci aspettiamo una spiegazione dal governo cinese», ha concluso il segretario di Stato.
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