Parlando di quell’ uomo – quel Gesù – e della Sua morte, sono essenzialmente due le circostanze da considerare, e cioè che a noi compete la salvaguardia della Torah, e a Roma quella del nostro regno.
Ebbene, quell’ uomo aveva un atteggiamento insolente sia verso di noi che verso Roma.
Avvelenava la mente dei semplici e, come fosse dotato di un magico potere, riusciva ad istigarli contro di noi e contro Cesare.
I mei stessi schiavi, tanto gli uomini che le donne, dopo averlo udito parlare nella piazza del mercato diventavano astiosi e ribelli.
Alcuni di loro hanno persino lasciato la mia casa per fuggire nel deserto da dove erano venuti.
Non si dimentichi che la Torah è il nostro pilastro ed il nostro sostegno.
Nessun uomo potrà insidiarci finchè essa ci darà la forza di arrestare la sua mano, e nessun uomo rovescerà Gerusalemme fino a quando le sue mura continueranno ad ergersi nell’ antica pietra posta da David.
Ma quel Gesù era un profanatore e un corruttore.
Noi e Ponzio Pilato sapevamo quale minaccia si nascondesse in quell’ uomo, e sapevamo che era la prudenza stessa a suggerire di eliminarlo.
E’ con ponderata consapevolezza e con la coscienza pulita che lo abbiamo messo a morte.
E come lui metteremo a morte chiunque intenda screditare la legge di Mosè o cerchi di gettar fango sul nostro sacro retaggio.
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