A C.
Io torno a casa
e avverto i segni della tua presenza,
sparsi dappertutto
come il tuo volto sfatto,
abbandonato nella notte,
nel suo placido languore.
Scorri come un fiume
nilotico e assolato,
assetato di vita
e così inerme
Da dieci anni
dividi con me
la tua urgenza d’infinito,
gli uomini che hai amato,
le donne di cui sei amico,
di cui t’incanta l’accogliente grembo,
e il cielo che
non hai mai smesso di cercare.
Nel segreto di un’urna d’oro
ignota ai mercanti del tempio,
nell’incenso di una preghiera
che nessun sommo sacerdote potrà
crocifiggere,
Davide danzante,
portico di Salomone,
se il tuo amore è scomunicato
sulle sue ceneri
erigerò un santuario.
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