L’ euro è una moneta sbagliata, non durerà a lungo
L’Euro non e’ un problema come i tanti altri che ha l’Italia. Non e’ neanche un problemuccio minore, o come una questione in cui non si puo’ aver un opinione. L’euro e’ un problema fondamentale per l’Italia e per l’intero continente. L’attuale costruzione provoca (inevitabilmente) un impoverimento complessivo continentale, con effetti maggiori nelle nazioni piu’ deboli. La non risoluzione di questa questione, semplicemente portera’ al proseguimento di tale impoverimento. La costruzione saltera’ inevitabilmente prima o poi, e questo non lo dico io, ma l’hanno previsto menti eccezionali gia’ decenni fa. Uscire dall’euro e’ la premessa per poter agire su tutti gli storici mali di cui soffre la nazione, e non un alibi per non affrontarli. Uscire dall’euro e’ interesse ben preciso delle classi popolari e borghesi lavoratrici, nonche’ della sterminata massa di piccoli e medi imprenditori, e non delle categorie parassitarie, dirigenti, sindacali, bancarie e corporative (non casualmente schierate al 100% in difesa del feticcio).
Un saluto ed un’abbraccio
By GPG Imperatrice
http://www.scenarieconomici.it
Niente di sbagliato, in generale, a volere un’unione monetaria. Ma in Europa c’e’ gia’ ed e’ quella esistente di fatto tra Germania, Austria e Paesi del Benelux. Niente vieta che, se ci tiene, l’Italia aderisca a quella. Il resto e’ una costruzione non democratica“.
Piu’ che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza piu’ seria, pero’, e’ che l’euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre piu’ accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guidera’ in futuro vanno in questa direzione dirigista.….
…Ma non vedo la flessibilita’ dell’economia e dei salari e l’omogeneita’ necessaria tra i diversi Paesi perche’ sia un successo. Se l’Europa sara’ fortunata e per un lungo periodo non subira’ shock esterni, se sara’ fortunata e i cittadini si adatteranno alla nuova realta’, se sara’ fortunata e l’economia diventera’ flessibile e deregolata, allora tra 15 o 20 anni raccoglieremo i frutti dati dalla bendizione di un fatto positivo. Altrimenti sara’ una fonte di guai“.
Cosa prevede succedera’? Una riduzione della liberta’ di mercato.
A Francoforte siedera’ un gruppo di banchieri centrali che decidera’ i tassi d’interesse centralmente. Finora, le economie, come quella italiana, avevano una serie di liberta’, fino a quella di lasciar muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno piu’ quell’opzione. L’unica opzione che resta e’ quella di fare pressione sulla Ue a Bruxelles perche’ fornisca assistenza di bilancio e sulla Banca centrale europea a Francoforte perche’ faccia una politica monetaria favorevole. Aumenta cioe’ il peso dei governi e delle burocrazie e diminuisce quello del mercato. Sarebbe meglio fare come alla fine del secolo scorso, quando, col Gold Standard, l’Europa aveva gia’ una moneta unica, l’oro: col vantaggio che non aveva bisogno di una banca centrale.
…Quello che c’e’ da dire sul mercato unico, piuttosto, e’ che e’ reso piu’ complicato proprio dall’Unione monetaria che rende piu’ difficili le reazioni delle economie, toglie loro strumenti e le rende piu’ dipendenti dalle burocrazie”.
La dinamica della crisi attuale e’ figlia dell’Unione Monetaria:
– Negli ultimi anni, una nazione s’e’ rafforzata in Europa, la Germania, ed il resto dell’Eurozona e’ andato a gambe all’aria o quasi. Il motivo l’abbiamo spiegato mille volte:
la Germania ha fatto una politica di compressione salariale e cio’ ha permesso di guadagnare un 20-25% di competitivita’ sugli altri paesi (non solo sull’Italia), allargando la sua produzione, il suo PIL, la sua bilancia commerciale e riducendo la sua disoccupazione. Sostanzialmente in un sistema a moneta comune e’ come se avesse SVALUTATO.
Tutti gli altri paesi europei hanno ridotto produzione ed ampiato i deficit commerciali, ed hanno avuto un boom dei Debiti Privati. Allo scoccare della crisi sono andati gambe all’aria
– Il problema essenziale non sta nei Deficit Pubblici, nella Burocrazia, nelle Tasse, ma negli Squilibri di competitivita’ nel sistema Privato. Infatti anche paesi sa basso Deficit e Debito e bassa Tassazione e Spesa Pubblica, come la Spagna o l’Irlanda, sono andati a gambe all’aria. La Spagna ha perso 3 milioni e mezzo di posti di lavoro.
– Sostanzialmente quasi tutti gli Studi internazionali dicono che in caso di Breakup dell’Euro le nazioni periferiche avrebbero netti vantaggi e la Germania riceverebbe una mazzata
– Anche oggi, in pieno 2013, l’Italia sta perdendo quote di mercato sia sui mercati esteri, che sul mercato interno. La causa principale e’ semplicemente legata ad una perdita di competitivita’ connessa al fatto di non poter svalutare
PARTE 2 – ANALISI, CRITICHE E SOLUZIONI
Scappare all’Estero
Rispetto chi dice che l’Italia e’ una sorta di Titanic irriformabile, per cui l’unica soluzione per ogni singolo e’ scappare dall’Italia e cercare fortuna all’estero. Costoro omettono pero’ di dire, che pure andare all’estero comporta rischi tutt’altro che trascurabili (e lo dice una persona che 5 anni all’estero per lavoro se li e’ fatti), ed il benessere non e’ per niente garantito; tra parentesi nel caso di una crisi mondiale, ipotesi tutt’altro che remota, verrebbero investite in pieno anche altre nazioni. Tanti Italiani emigrarono nel passato, e non tutti lo fecero in nazioni che successivamente hanno avuto dinamiche economiche migliori dell’Italia. Inoltre non e’ pensabile che fuggano 60 milioni di Italiani.
Il nodo competitivita’ del settore Privato
Sulla questione rilancio dell’Italia, il discorso e’ di una semplicita’ impressionante: il problema dell’Italia non risiede integralmente nel “pubblico”, ma e’ un problema di “competitivita’” del sistema paese (sia pubblico che privato).
Da 15 anni PIL e Produzione flettono brutalmente rispetto alla media europea. Cio’ e’ semplicemente connesso ad una ponderosa perdita di competitivita’ (in soldoni perdiamo quote di mercato sia sul mercato interno che su quello estero).
Per cui non esiste soluzione per rilanciare l’Italia che non passi dal riprendere competitivita’.
Come riprendi competitivita’?
Sostanzialmente riducendo il CLUP (Costo del Lavoro per unita’ di prodotto).
La quota salari pesa circa il 50% del PIL, mentre, per esempio la quota energia e’ legata ad una bolletta energetica che pesa il 5% del PIL (conta pure questa, ma certamente molto meno).
Come riduci il CLUP? Hai sostanzialmente 2 strade:
a) Svaluti
b) Riduci i salari (quindi riduci l’occupazione, paghi meno la gente, e riduci ovviamente anche le entrate fiscali connesse)
Vediamo gli effetti:
a) Se svaluto per esempio del 15% rispetto alla media delle valute mondiali, semplicemente miglioro il CLUP del 15%. La competitivita’ complessiva migliora ovviamente di meno (per l’energia ed altro). Tradotto significherebbe per l’Italia passare da Bilancia dei pagamenti nulla ad attivo di 60-80 mld (esattamente quanto avvenuto nel 1993-95). Cio’ tra l’altro ti migliora i conti pubblici di 30 mld (che volendo puoi utilizzare per ridurre il cuneo fiscale e quindi ancora una volt ail CLUP ed avere un ulteriore PIL aggiuntivo). Esito? PIL crescente, Indebitamento (pubblico e privato) calante. E cio’ e’ la premessa per far ripartire i consume interni e quindi la nazione.
b) Poniamo ora di voler ridurre i salari. Che accade? Semplicemente crollano consumi ed investimenti, ed il PIL va malissimo (film visto in molti paesi periferici) ed il Debito Pubblico esplode. Ovviamente puoi ridurre la componente Tasse e non quella retribuzioni, ma cio’ avrebbe tempi dell’ordine di 10 anni (se non vuoi far esplodere il deficit), e nel frattempo sei cotto a puntino.
Il nodo classe dirigente italiana poco seria
Mi si dice: uscire dall’Euro e’ irrealistico vista la classe dirigente che abbiamo. Giusto. Ma e’ realistico pensare che questa massa di idioti persegua la soluzione b) di cui sopra in modo organico? No.
E’ realistico che costoro riformino la struttura pubblica? No.
E poi, dettaglio non irrilevante, pensiamo realmente che in un sistema a cambi fissi, una nazione con una tradizione di industria parcellizzata possa in modo durevole avere meno inflazione della Germania? No di certo.
E pensiamo che alla fine la Germania accetti di pagare 100-150 miliardi di trasferimenti all’anno a favore del resto d’Europa, per non far saltare l’Euro? No.
Cosa accadra’ in Italia?
Semplicemente accadra’ che alla prossima grande crisi mondiale, il sistema EURO verra’ sgretolato. Nel frattempo continueremo beatamente a declinare come paese. Tutto qui.
La soluzione salvifica del Default
C’e’ chi dice che la soluzione e’ il Default? Ma e’ veramente cosi’? No, se resti in un sistema a cambi fissi. Motivo banale: anche il default ha effetti evidenti sul saldo pubblico, ma il problema del CLUP ti rimane (che e’ un problema del settore privato), per cui torni alle soluzioni a) o b) di cui sopra, con le conseguenze annesse.
La Germania
Contestazione abituale e’ dire che chi vuole uscire dall’euro fa critiche sterili alla Germania e non capisce che il problema vero sta a casa nostra.
E’ una visione sostanzialmente “morale” a mio vedere. La Germania negli ultimi anni ha fatto una politica predatoria, sostanzialmente “rubando un 10% del PIL” ai vicini. Il tutto in un contesto, quello Europeo, che vede (anche a causa di questa politica) un andamento economico sostanzialmente disastroso.
Ovviamente, ci si scorda anche di 2 guerre mondiali, ambedue con la Germania come protagonista: entrambe le guerre, al di la’ delle ragioni ufficiali, furono scatenate da forti contrasti economici, tra la potenza tedesca (che aveva interesse ad ampliare la propria area vitale di scambi, come condizione essenziale per poter ulteriormente far sviluppare la propria economia) e le altre grandi nazioni europee. Non sono “dettagliucci”: oggi siamo per certi versi nella stessa situazione, e la Germania ha attuato una sorta di svalutazione, approfittando del cambio fisso, esattamente per le stesse ed identiche ragioni di fondo che causarono qualche decina di milioni di morti in Europa (l’allargamento del proprio spazio vitale): oggi i “morti” sono alcune decine di milioni di persone nei periferici (nuovi disoccupati, imprenditori impiccati, giovani senza accesso al mercato del lavoro o sottoposti ad una estrema precarizzazione).
Poi e’ del tutto ovvio che la colpa non e’ solo della Germania, ma e’ anche di tutte le altre nazioni europee, noi in testa, che hanno lasciato a crucchi fare cio’ che hanno fatto, senza concertare le politiche, e probabilmente senza capire veramente cosa stava accadendo.
Ma ogni causa ha un effetto: se la Germania nell’era euro e’ passata dall’essere il grande malato d’europa (8 anni fa erano la nazione con piu’ disoccupati d’europa tra quelle medio-grandi) ad una corazzata invincibile, l’effetto e’ aver raso al suolo due terzi delle altre nazioni europee.
Personalmente ho visto di tutto nella vita, ma Leader che sostanzialmente prendono a calci i propri sottoposti, storicamente hanno sempre fatto una brutta fine (magari avandone vantaggi inizialmente): finira’ cosi’ anche questa volta, credo.
Ulteriore dettaglio: anche nazioni con classi politiche e dirigenti piu’ che decenti sono state investite in pieno dalla crisi. Inoltre rammento che anche 10 anni fa, nonche’ 20 anni fa, nonche’ 30 anni fa, avevamo comunque classi dirigenti penose e burocrazie assurde (ricordo, anzi, che 20-30 anni fa i sindacati facevano un casino terrificante): stranamente pero’ l’Italia stava decisamente meglio.
Euro e Libero Mercato
Dal mio punto di vista non si puo’ essere a favore del LIBERO MERCATO e contestualmente essere a favore dell’attuale costruzione dell’EURO. Libero Mercato significa “flessibilita’”. Una valuta nazionale ha una forza che e’ funzione della forza del paese, e muovendo i cambi il sistema SI AUTOREGOLA. Ovviamente se si fa l’EURO mettendo in comune mercato del lavoro, debiti e con meccanismi di trasferimento, si trovano strumenti di flessibilita’.
Le parole di un autentico liberale come Milton Friedman sopra riportate sono chiarissime, e perfettamente logiche. Anche il buon Friedrich von Hayek credo si stia rigirando nella tomba.
Ma l’EURO attuale e’ un sistema INGESSATO, senza alcuna FLESSIBILITA’, una sorta di sistema sovietico, il cui esito e’ che la Nazione piu’ forte si rafforza ai Danni delle piu’ deboli.
Tutto qui.
Ci sono persone autenticamente liberali o “austriache” che provano in ogni modo a negare che la costruzione attuale dell’Euro sia in totale costrasto proprio con i principi di base del liberalismo e della scuola austriaca: il punto e’ che sostanzialmente mentono a se’ stessi.
Il problema sono i parassiti, la burocrazia, lo Stato, le corporazioni, etc. L’euro e’ un problema minore. Sara’ vero?
E’ ovvio che questi siano tutti problemi fondamentali. Si sa, che a differenza di tanti che amano criticare, pontificare e basta, ho fatto un grosso lavoro per fare proposte costruttive e puntuali: Manovra shock da 150 miliardi di Riduzione delle Tasse (e Spese) per far Rinascere l’Italia
Il punto e’ che una serie di nazioni europee, entrate nell’euro, che avevano bassissimo Debito Pubblico e Deficit, sistemi con Spesa Pubblica e Tassazione contenuta, Stato efficente, buone infrastrutture, costi minori dell’energia, e burocrazia tollerabile, sono semplicemente finiti a gambe all’aria. Film visto sistematicamente in ogni dollarizzazione.
Un esempio e’ la Spagna (ma ve ne sono anche altri di esempi). La ragione e’ banale: il sistema privato di e’ ultra-indebitato e la bilancia dei pagamenti e’ sprofondata, in perfetto parallelismo con la perdita di competitivita’ con la Germania. La Spagna e’ ancora i piena crisi, nonostante 3 milioni e mezzo di disoccupati aggiuntivi.
E qualcuno realmente crede che se l’Italia iniziasse un percorso (che durerebbe molti e molti anni) di riduzione della spesa pubblica, riduzione delle burocrazia, etc il problema della Competitivita’ del sistema privato verrebbe risolto?
No, di certo. Perlomeno no di certo in tempi brevi e medi. Ovviamente sono tutte cose da fare, ma farle restando in un sistema ingessato e partendo da un 20-25% di gap nel Costo del Lavoro per Unita’ di Prodotto, non cambia la musica, e la tendenza all’impoverimento progressivo continuera’.
http://www.scenarieconomici.it/articolo … avvivenza/
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