Corruzione: chiesto il processo per amministratore di condominio
Nello Avellani scrive…
Passi avanti per l’inchiesta sul presunto caso di corruzione nella gestione degli appalti della ricostruzione privata che aveva coinvolto una amministratrice di condominio e i responsabili della ditta individuale ‘Cai di Incontro Cristiano’.
Infatti, i pm Fausto Cardella, David Mancini e Antonietta Picardi hanno chiesto il processo per Claudia Colacchi, amministratice dello stabile al centro delle indagini, sito a Coppito, Nunzio Massimo Vinci, amministratore di fatto della ‘Cai’ e già finito al centro dell’inchiesta ‘Betrayal’, e Cristiano Incontro, titolare effettivo della ditta.
Rischiano il processo per corruzione, per aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio.
Il procedimento potrebbe scrivere una importante pagina giurisprudenziale. Già nel settembre scorso, avevamo scritto che la firma del gip Giuseppe Romano Gargarella che, esaminata la richiesta del Pubblico ministero, aveva emesso un decreto di sequestro preventivo (finalizzato alla confisca per equivalente) della somma di 2mila euro che l’imprenditore siciliano avrebbe versato all’amministratrice di condominio, con l’imputazione di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, aveva anticipato – di fatto – la legge sulla ricostruzione privata da mesi al varo del Governo e che dovrebbe prevedere, tra l’altro, che gli amministratori di condominio e i rappresentanti legali dei consorzi ricevano la qualifica di ‘incaricato di pubblico servizio’ ai sensi dell’articolo 358 del Codice penale.
"L’interpretazione giuridica della Procura, secondo cui l’amministratore di condominio quando gestisce i fondi del terremoto è un incaricato di pubblico servizio, ha ricevuto un’autorevolissima conferma da parte del Gip del Tribunale", ha confermato Fausto Cardella a ‘Il Messaggero’. "Se questa interpretazione giuridica come noi ci auguriamo e sulla quale siamo assolutamente convinti dovesse trovare ulteriori conferme nei successivi gradi, nei controlli giurisdizionali, credo che sia stata messa una buona freccia nell’arco delle indagini sulla ricostruzione del dopo terremoto.
Noi siamo convinti insieme alla Guardia di finanza che sia una interpretazione corretta, adesso aspettiamo più autorevoli conferme soprattutto se verranno da parte degli organi superiori della Cassazione".
La vicenda. L’amministratrice del fabbricato di Coppito – che già aveva diritto ad uno specifico compenso, previsto normativamente così come da modifica apportata dall’articolo 6 comma 4 dell’OPCM 4013 del marzo 2012 – avrebbe ottenuto da Nunzio Massimo Vinci un contributo illecito di 2mila euro, ad anticipo di un accordo di natura corruttiva che prevedeva il 2% sul totale dei lavori, compresa la progettazione, oltre a quanto già stabilito dalla normativa ovviamente, a patto che gli stessi fossero ovviamente affidati alla ‘Cai di Incontro Cristiano’.
Una vera e propria tangente, stando agli inquirenti. Tra l’altro, Claudia Colacchi avrebbe tentato di portare a termine l’accordo illecito anche per i lavori che dovevano interessare un altro edificio, in via Cardinale Mazzarino.
L’amministratore però – incaricato di pubblico servizio – avrebbe dovuto affidare i lavori nel rispetto dei principi di imparzialità, buona amministrazione ed economicità stabiliti dall’articolo 97 della Costituzione e dall’articolo 1 della legge numero 241 dell’agosto 1990, valutando i requisiti e le capacità delle singole imprese. Le indagini e le intercettazioni telefoniche e ambientali della Guardia di Finanza avrebbero invece dimostrato che la scelta dell’impresa è stata la controprestazione che l’amministratore ha inteso garantire all’imprenditore nell’accordo stipulato.
Un atto contrario, appunto, ai doveri d’ufficio.
Dunque, il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Gargarella in settembre. E ora, la richiesta del processo per i tre indagati.
L’amministratore di condominio, un pubblico ufficiale. Nella richiesta finita sul tavolo del gip Gargarella, il Pubblico Ministero aveva inteso sottolineare che l’amministratore era il soggetto deputato a preventivare, gestire e rendicontare il contributo pubblico per la ricostruzione del fabbricato. Per questo, Claudia Colacchi sarebbe stata retribuita da Nunzio Massimo Vinci per l’affidamento, seppure fosse già previsto – per legge – uno specifico compenso sulla somma ammessa a contributo destinato all’amministratore.
Ora, è evidentemente necessario – si leggeva nel decreto – "comprendere se i soggetti privati (presidenti di consorzi, amministratori di condominio, rappresentanti di parti comuni) possano essere qualificati come pubblici ufficiali o persone incaricate di un pubblico servizio". Ebbene, stando agli articoli 357 e 358 del codice penale, e alla legge n.86 del 26 aprile ’90, i soggetti inseriti nella struttura di un ente privato possono essere considerati pubblici ufficiali o incaricati di servizio pubblico quando l’attività dell’Ente sia disciplinata da una normativa pubblicistica e persegua finalità pubbliche, pur se con strumenti privatistici.
Inoltre, la Corte di Cassazione – con sentenza n.3755 dell’ottobre 1995 – ha affermato che la gestione di fondi pubblici deve essere equiparata ad un servizio pubblico quando il denaro corrisposto dall’Ente al soggetto privato conserva la natura pubblica, il che ricorre quando ilt trasferimento stesso è sottoposto ad un vincolo di destinazione.
Non solo. Con sentenza 4923 dell’ottobre 2013, il Consiglio di Stato ha stabilito che "in tema di accesso ai documenti amministrativi, è sufficiente che un soggetto di diritto privato ponga in essere una attività che corrisponda ad un pubblico interesse, perché lo stesso assuma la veste di ‘pubblica amministrazione’ e, come tale, sia assoggettato alla specifica normativa di settore. In altri termini, è sufficiente che il soggetto presso cui si pratica l’accesso, ancorchè di diritto privato, svolga un’attività che sia riconducibile sul piano oggettivo ad un pubblico interesse inteso in senso lato, perché a quest’ultimo sia applicabile la disciplina fissata dalla legge n. 241 del 1990 in materia in accesso".
Dunque, la convinzione del Pubblico Ministero accolta dal gip Giuseppe Romano Gargarella, gli amministratori di condominio, così come i presidenti di consorzi o i rappresentanti di parti comuni, possono esere qualificati come incaricati di un pubblico servizio. Imputabili per corruzione.
Non resta che attendere l’esito del procedimento. Che segnerà comunque un momento importante per definire le vicende, spesso oscure, che si annidano intorno agli appalti della ricostruzione privata.
http://news-town.it/cronaca/6516-ricost … cesso.html
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