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Condominio, protagonisti i bimbi

Condominio, protagonisti i bimbi
Adulti reticenti a partecipare al progetto di housing sociale, domenica festa negli spazi comuni

Lydia Massia scrive…

IVREA. Bambini e ragazzi del condominio di via Pertini 32 sono i più entusiasti sostenitori del progetto “Facciamo condominio”, promosso dall’assessorato alle politiche sociali nell’ambito dell’housing sociale, finanziato per 15 mila euro dalla Compagnia di San Paolo e realizzato con un partenariato costituito tra Comune, Fondazione Ruffini, In.Rete e Atc.

Domenica il progetto si conclude con una festa che li vedrà protagonisti tra laboratori, ballo in maschera, e spettacolo di burattini. Un entusiasmo che speriamo contagi i più grandi. Eh sì, perché l’interessante e innovativa iniziativa, in realtà, nonostante l’impegno degli operatori, non ha registrato una grande partecipazione da parte delle 21 famiglie residenti nel palazzo di edilizia popolare.

L’idea del fare condominio per condividere gli spazi comuni, creare momenti di aggregazione, sentirsi una vera e proprie comunità di persone proattive, risolvendo insieme quelle problematiche tipiche di ogni condominio, è piaciuta solo a quattro famiglie.

«Per carità – racconta Rosalba Mazzola, che al progetto ha partecipato fin dall’inizio – questo è un condominio tranquillo. Non ci sono stati problemi di integrazione. Ma è un peccato che i miei vicini non abbiano colto lo spirito positivo del progetto. Io ho anche dato una mano agli operatori cercando di coinvolgere le altre famiglie. Ma tra le scuse mi dicevano di “non avere tempo”, “che poteva funzionare solo per i bambini”.

E in effetti tutti i bambini che vivono qui hanno partecipato alla parte del progetto a loro dedicata. Una volta alla settimana incontravano gli scout di San Lorenzo nello spazio comune del condominio. Insieme giocavano, e hanno organizzato un laboratorio per la realizzazione di burattini, allestendo lo spettacolo che presenteranno domenica. I miei due figli sono entusiasti anche perché hanno fatto nuove amicizie che continueranno nel tempo. Invece agli incontri per fare rete tra noi adulti eravamo presenti solo in tre o quattro famiglie. Un peccato».

La famiglia El Harak di origine marocchina abita al primo piano. «Mi è sembrato un progetto molto interessante per i mie due figli – dice il papà – noi abbiamo dato la nostra adesione e abbiamo risposto al questionario in cui ci veniva chiesto di spiegare eventuali criticità del condominio e i nostri interessi. Ma io ho problemi di salute, e mia moglie, oltre ad assistermi deve occuparsi di molte cose.

Così non abbiamo potuto partecipare agli incontri. Ma qui si vive bene. È un bell’edificio, luminoso e confortevole».

Di parere opposto sono Francesca Lombardo e Marco Vercellone, giovane coppia con un figlioletto di poco più di un anno. «Il progetto in teoria era molto interessante – osserva – ma i problemi che almeno noi abbiamo fatto presenti, non sono stati risolti. Abbiamo segnalato la presenza dei cassonetti per i rifiuti sotto il balcone, da cui soprattutto d’estate, arriva cattivo odore. Abbiamo una porta d’ingresso difettosa, ci sono regole di condominio che non vengono rispettate. Non abbiamo più un amministratore. Nessuno ci viene incontro se tardiamo a pagare l’affitto. Eppure noi siamo a reddito zero. Altro che rete di solidarietà. A noi ci hanno lasciati soli».
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