Prove tecniche di default nell’isola mediterranea: lo Stato in bancarotta impone (succede sempre di venerdi’ notte) un’imposta addizionale del 9,9% su tutti i depositi superiori a 100.000 euro e del 6,75% su tutti gli altri. Una misura annunciata alla fine dell’Eurogruppo, la Spectre che con Ue e Fmi ha varato un salvataggio di emergenza da 10 miliardi. Coinvolti molti capitali italiani e russi.
NICOSIA (WSI) – Rabbia e incredulita’ sono palpabili oggi sull’isola mediterranea dopo che ciprioti e stranieri qui residenti si sono svegliati stamani con la brutta notizia che lo Stato si prendera’ una consistente fetta dei loro risparmi per salvare il Paese dalla bancarotta. Una misura annunciata nella notte, alla fine dell’Eurogruppo, che ha raggiunto l’accordo per un piano di salvataggio che prevede un tetto massimo di aiuti di 10 miliardi, di cui 1 dal Fondo Monetario Internazionale.
Dalle prime ore del giorno, lunghe file di cittadini, a piedi e in auto, si sono infatti create davanti alle succursali delle banche dotate di uno sportello automatico per effettuare prelievi di contante. E durante la lunga attesa la gente sfogava la propria rabbia contro il precedente presidente della Repubblica, il comunista Demetris Christofias, accusato di aver temporeggiato e non aver preso tempestive misure contro la crisi imminente. Ma anche la propria frustrazione per l’operato del nuovo capo dello Stato, Nikos Anastasiades (centro-destra), cui rimproverano di non aver mantenuto la promessa, piu’ volte ripetuta in campagna elettorale, "che i risparmi in banca non sarebbero mai stati toccati".
Anche le banche cooperative, che in genere il sabato mattina sono aperte, oggi hanno dovuto sprangare gli sportelli in fretta e furia a causa della ressa di clienti arrabbiati e preoccupati che – imprecando contro quello che in molti hanno definito "una catastrofe" e "un furto bello e buono", volevano prelevare tutto il loro denaro e chiudere i conti. Il presidente cipriota ha spiegato che il prelievo sui depositi e’ stata una decisione "dolorosa" da prendere ma si e’ resa necessaria per ottenere gli aiuti finanziari internazionali ed "evitare la bancarotta".
"Avremmo potuto optare per uno scenario catastrofico con una bancarotta disordinata oppure per uno scenario doloroso con una gestione ordinata della crisi", ha sottolineato Anastasiades. Con un approccio nuovo e radicalmente diverso da quello adottato per i precedenti salvataggi di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo, i ministri delle Finanze dell’eurozona e il Fondo monetario internazionale hanno dunque raggiunto la scorsa notte un accordo per un piano d’aiuti a Cipro.
Ma, in cambio (e per ridurre la loro partecipazione al prestito), i creditori hanno chiesto che i depositi nelle banche dell’isola siano sottoposti ad una pesante tassa straordinaria e ad una ritenuta alla fonte sugli interessi. Quindi e’ questa la prima volta che i correntisti bancari di un Paese vengono colpiti direttamente dalle misure di un piano di aiuti europeo. Il prelievo consistera’ in un’imposta unica del 9,9% su tutti i depositi superiori a 100.000 euro e del 6,75% per quelli inferiori, e dovra’ essere approvato dal Parlamento che si riunira’ in sessione straordinaria domani.
Le banche effettueranno i prelievi martedi’ mattina, dopo la festivita’ religiosa e bancaria del cosiddetto ‘Lunedi’ pulito’, l’equivalente ortodosso del Mercoledi’ delle Ceneri, ma hanno gia’ ricevuto disposizioni di ‘congelare’ l’ammontare dell’imposta qualora l’intestatario del conto volesse trasferire il denaro all’estero. Agli istituti e’ stato inoltre imposto di bloccare durante questo fine settimana la possibilita’ di effettuare trasferimenti di denaro via internet. Dal prelievo sui depositi bancari sono attesi introiti per circa 5,8 miliardi di euro. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da molti media europei, circa la meta’ dei depositi nelle banche dell’isola sarebbero intestati a cittadini russi non residenti.
Un’informazione non corrispondente a verita’ che pero’ ha senz’altro contribuito ad aumentare nei Paesi creditori il timore che un aiuto economico a Cipro sarebbe poi finito in un sistema bancario pieno di soldi russi dall’origine non proprio trasparente. Secondo fonti attendibili, dei circa 69 miliardi di euro presenti nel sistema bancario cipriota, solo un 37% (ovvero 25,5 miliardi) sarebbe detenuto da non residenti, russi ma anche di altre nazionalita’. La somma concordata la scorsa notte a Bruxelles per il piano di aiuti a Cipro e’ nettamente inferiore ai 17,5 miliardi di euro chiesti inizialmente da Nicosia.
Il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha spiegato che "la situazione di Cipro e’ unica" in ragione del suo "settore bancario ipertrofico" ed e’ per questo che "dal momento che si tratta di un contributo alla stabilita’ finanziaria di Cipro, abbiamo ritenuto giustificato chiedere un contributo a tutti i titolari di depositi bancari. Non stiamo penalizzando Cipro – ha concluso Dijsselbloem – ma stiamo affrontando i suoi problemi".
"La soluzione che abbiamo scelto e’ dolorosa ma e’ l’unica che ci consentira’ di proseguire la nostra vita senza sconvolgimenti", ha detto da parte sua Anastasiades al suo rientro a Nicosia sottolineando il rischio di "crollo" dell’intero sistema bancario dell’isola.
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Accordo Ue, 10 miliardi per salvare Cipro. In arrivo un prelievo forzoso sui depositi
Previsto l’aumento della tassazione dal 10 al 12,5% e una serie di privatizzazioni. Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea i fondi destinati a un salvataggio vengono prelevati dai conti corrente. Che a Cipro sono dei cittadini, ma anche e soprattutto di società russe.
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO – Gli italiani che nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992 avevano un deposito su un conto corrente bancario sanno bene di che cosa si tratta. In quei giorni – o meglio in quelle ore – il governo guidato da Giuliano Amato mise mano ai c/c degli italiani con il noto "prelievo forzoso" del sei per mille sulle cifre depositate, ideato per sventare l’attacco alla lira.
Ora – fatte le debite proporzioni e ricordate le profonde differenze – la storia si sta per ripetere, ma in quella piccola isola del Mediterraneo che è Cipro. Nella notte, infatti, il nuovo governo di Cipro guidato dal presidente Nikos Anestesiades ha ottenuto, al termine di una lunga riunione notturna dell’Eurogruppo, l’ok a un piano di aiuti "fino a 10 miliardi". Serviranno a sostenere il sistema bancario dell’isola messo a dura prova, negli ultimi tre anni, dalla crisi greca e dalla ristrutturazione del debito di Atene, verso il quale le banche cipriote erano molto esposte.
Un punto cruciale del programma di assistenza verrà proprio dai depositi bancari; è infatti prevista una tassa straordinaria che sarà del 6,75% per le giacenze inferiori a 100mila euro e del 9,9% per quelle superiori. Complessivamente, il contributo dei correntisti di Nicosia e dintorni raggiungerà i 5,8 miliardi di euro. La stima è stata fatta dal neo presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che ha definito "ipertrofico" il settore creditizio di Cipro.
Corsa ai depositi. In effetti il risveglio stamani dei ciprioti – quando le radio hanno annunciato l’accordo raggiunto in nottata – è stato brusco. Secondo quanto riportano le agenzie, dalle prime ore del giorno, lunghe file di cittadini, a piedi e in auto, si sono recate davanti alle succursali delle banche che dispongono di uno sportello automatico per effettuare prelievi di contante. La prima reazione della gente è stata di incredulità poi di rabbia, sia per le tante promesse "che i risparmi non sarebbero mai stati toccati" fatte sia dal vecchio sia dal nuovo governo, ma anche perché questa è la prima volta che i correntisti bancari di un Paese vengono colpiti direttamente dalle misure di un piano di aiuti europeo. Il calendario gioca però un brutto scherzo alla popolazione: nella giornata di lunedì, infatti, ai ciprioti non sarà possibile accedere ai conti corrente perchè è un giorno di festività nazionale e il ministro delle Finanze, Michalis Sarris, ha garantito che il governo impedirà una corsa ai ritiri "elettronici".
Alle entrate provenienti da queste imposte, per contribuire alla ristrutturazione del sistema bancario, si aggiungeranno quelle provenienti dal piano di privatizzazioni da 1,4 miliardi e da un aumento della tassa sulle società dal 10 al 12,5%. "Non penalizziamo Cipro – ha assicurato Dijsselbloem in una conferenza stampa a Bruxelles – Siamo al fianco del governo cipriota, questo pacchetto permetterà una ristrutturazione del settore bancario e renderà sostenibile il debito". "La soluzione presentata – ha fatto eco la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde – è durevole, sostenibile e nell’interesse dell’economia cipriota". Il Fondo, secondo fonti diplomatiche, potrebbe contribuire al pacchetto con circa un miliardo di euro.
La decisione di intervenire sui depositi ha escluso un salvataggio completo da 17 miliardi, che avrebbe portato il rapporto tra debito e Pil per Cipro al 145%. Invece l’Eurogruppo ha espresso l’auspicio che il percorso di risanamento che verrà avviato con questo prestito – il quarto per la zona euro dopo quelli di Irlanda, Portogallo e Grecia (ma anche le banche spagnole hanno ricevuto per ora 40 miliardi) – porterà il debito al 100% del Pil entro il 2020. Cipro ha anche dato il benestare a un percorso di audit interno (sia attraverso il sistema Moneyval che con esperti indipendenti) per affrontare il tema del riciclaggio di denaro. Se è vero, infatti, che la misura colpisce duramente la popolazione cipriota, per le autorità dovrebbe anche andare a ricadere sull’estero.
Un sistema bancario basato sull’estero. La fotografia scattata al sistema bancario cipriota dal Fondo monetario internazionale nel 2011 è significativa. Allora gli asset delle banche dell’isola erano 152 miliardi di euro, ben l’835% del prodotto interno lordo. Sul fronte dei depositi, su un totale di quasi 94 miliardi censiti nel sistema quasi 34 miliardi provenivano dall’estero e oltre 17 erano stati raccolti in Grecia. Proprio i rapporti con l’estero e l’esposizione alla Grecia (pari nel 2011 al 160% del prodotto interno lordo) hanno da una parte attirato le critiche alla finanza cipriota e dall’altra l’hanno messa in crisi.
L’anomalia del sistema bancario cipriota è stata proprio la smisurata presenza di filiali e succursali di banche estere (in prevalenza da Grecia e Russia), che nel 2011 avevano asset nell’isola rispettivamente per 8 e 35 miliardi (il 42 e il 195% del Pil cipriota) pur senza avere interazioni sostanziali con l’economia reale. Lo stesso Fmi diceva chiaramente che erano "attratte a Cipro quasi esclusivamente per motivi fiscali e il loro rapporto con il tessuto economico è limitato". In questo filone si inserisce il rapporto privilegiato con la Russia, additato dai regolatori di Bruxelles come uno dei nodi da sciogliere per arrivare al trasferimento di fondi.
Dalla Russia con i miliardi. L’amore della Russia per Cipro è iniziato negli anni ’90, quando molti furono attratti dal tax rate sulle imprese al 4%. Da quando l’isola è entrata nell’euro, nel 2008, le compagnie russe hanno raddoppiato la loro presenza nel settore dei servizi finanziari dell’isola, arrivando a contare per il 40% circa del prodotto totale dell’economia cipriota. Per il Global Financial Integrity, organizzazione specializzata in report che tracciano appunto il rischio riciclaggio, nel 2011 Cipro ha attratto qualcosa come 120 miliardi di dollari di investimenti dalla Russia, mentre il flusso di capitali inverso ha sfiorato i 130 miliardi. L’anno prima hanno lasciato il Mediterraneo per il Cremlino e dintorni la bellezza di quasi 180 miliardi di dollari, mentre il percorso inverso è stato fatto da 154 miliardi. I depositi di matrice russa, infine, nelle banche cipriote dovrebbero aggirarsi intorno a 25 miliardi di euro. Lo stesso Cremlino, in contatto con le autorità europee, starebbe ora pensando di alleggerire la pressione nei confronti di Nicosia allungando e rendendo meno onerose alcune linee di credito (recentemente da Mosca sono partiti 2,5 miliardi di prestiti, anche in nome dei buoni rapporti tra i due Paesi).
Ecco perché a lungo il governo di Cipro ha cercato di evitare il ritocco della tassazione al rialzo – che ha dato origine all’afflusso di capitali – e di fare pulizia nel sistema finanziario. Decisione ormai improrogabile, che rischia di far scappare le società russe. Per loro la strada da fare potrebbe però essere poca: potrebbero pensare a Malta, che ha un tax rate intorno al 5%, e un clima simile.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
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