Bri (Banca dei regolamenti internazionali), allarme rosso: «Crisi mercati, il peggio deve venire»
Inflazione schizza al 3,8%, Alle stelle pasta e benzina, Mercato dell’ auto: previsto un calo del 20%, Gasolio: +31,2% in un anno
Cari amici,
L’ impressione che traggo dall’ articolo del Sole 24 ore che segue e dai principali titoli di argomento economico di oggi, è che tutti sono d’ accordo su una sola idea:
Siamo tutti nei guai!
Il fatto che ci si trovi d’ accordo su una questione, di per se è un fatto positivo; se non altro ci aiuta a “svegliarci” e a “prestare attenzione”.
Noi della Community abbiamo cominciato da molto tempo ad analizzare queste questioni molto seriamente.
Mi sembra strano che la Bri metta sotto “la lente di ingrandimento” i paesi a suo giudizio con i conti pubblici irregolari, e si dimentichi del paese che ha i conti più irregolari di tutti: Gli Stati Uniti d’ America.
Mi sembra strano anche che l’ articolo non spenda neanche una parola sul principale problema finanziario mondiale: la crisi di credibilità del dollaro americano.
E siccome non vorrei finire questo articolo solo con polemiche inutili, di seguito vi lascio un consiglio che vi prego di prendere in considerazione molto seriamente:
Tutti noi siamo chiamati a restare vigili e attenti ai conti economici e finanziari delle nostre Comunità Residenziali:
Dalle famiglie, agli Enti Condomìnio, alle Parrocchie, ai Comuni, alle Province …fino agli stati nazionali!
Non fidatevi nè dei vostri amministratori di condomìnio, nè degli amministratori pubblici, nè di chi amministra senza regole e senza misericordia.
State attenti ai vostri interessi, perchè se non lo farete voi, nessuno ci penserà al vostro posto, e chi potrà si approfitterà di voi e della vostra fiducia.
Noi della Community AziendaCondomìnio faremo il possibile per difendere le Comunità Residenziali dal potere del mercato e degli imprenditori.
Il sole 24 ore
Il peggio della crisi dei mercati probabilmente deve ancora arrivare. La Bri (la Banca dei regolamenti internazionali di cui sono azionisti 56 banche centrali, tra cui la Banca d’Italia) nella sua relazione annuale non usa mezzi termini nè nasconde il pessimismo: quella iniziata il 9 agosto 2007 è una crisi che «non ha precedenti nel dopoguerra» con «radici profonde tanto nell’economia reale quanto nel settore finanziario». I fatti degli ultimi mesi «indicano che l’entità dei problemi a venire potrebbe essere ben maggiore di quanto molti attualmente ritengono». L’interazione fra la turbolenza nei mercati finanziari, il rallentamento della crescita in termini reali e l’aumento temporaneo dell’inflazione «sembra destinata a provocare un rallentamento mondiale più profondo e durevole di quanto sembrino indicare le opinioni prevalenti».
Quali ricette quindi? Di certo, secondo il rapporto del Bri, non serve tagliare i tassi, come diversi governi chiedono alla Bce. Giovedì i vertici dell’Eurotower si pronunceranno sul costo del denaro. Si attende un rialzo dei tassi al 4,25%. Una scelta ritenuta giusta dai banchieri della Bri. «Oltre al rialzo dell’inflazione nel breve periodo – si legge nella relazione annuale della Bri – molti temono che una politica monetaria sensibilmente più accomodante non faccia che alimentare una nuova, insostenibile bolla del credito e dei prezzi delle attività». In sostanza la misura potrebbe aiutare l’economia a tirare il fiato nel breve periodo, ma a lungo andare si rivelerebbe una scelta miope perché genererebbe un’ulteriore aumento dei prezzi, non accompagnato dalla crescita economica.
Nella relazione della Bri c’è un’analisi approfondita delle conseguenze della crisi dei mutui subprime. Prima di tutto un dato: le svalutazioni operate dalle società finanziarie sono pari, a maggio 2008, a 161 miliardi di dollari, un valore ampiamente superiore agli utili messi a segno dalle stesse società nell’anno 2007. La prima conseguenza di ciò è stato l’inasprimento dei requisiti standard per il credito. Sia quello rivolto alle imprese che, in misura minore, quello per le famiglie». L’impatto della crisi si è propagato anche ai bilanci delle banche, pesando sulla redditività degli istituti. La relazione della Bri mette in luce come, già nel 2007, gli utili lordi delle banche di maggiori dimensioni di diversi Paesi si sono contratti in maniera decisa. Quasi dimezzati rispetto al 2006 per Germania e Stati Uniti, e ridotti in maniera decisa anche per Regno Unito e Italia (il nostro indice di redditività, percentuale sul totale dell’attivo, è passato dall’1,23 del 2005 all’1,12 del 2006 allo 0,88 del 2007).
Sotto la lente d’ingrandimento della Banca dei regolamenti internazionali anche i conti pubblici. Nel mirino in particolare Grecia e Italia che, secondo la Bri, rientrano fra quei Paesi che hanno limitati margini di manovra per mettere in campo una politica di bilancio espansiva, al contrario di altri più «virtuosi». «Nell’area dell’euro – si legge nella relazione – i disavanzi ridotti o i persistenti avanzi in Austria, Germania e Spagna, nonchè il calo previsto dei rapporti debito/Pil potrebbero ampliare il margine di manovra delle autorità di questi paesi per utilizzare la politica di bilancio a sostegno della domanda».
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