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BORSE: EUROPA A PICCO

BORSE: EUROPA A PICCO; WALL STREET SEDUTA DRAMMATICA; RAGGIUNTO IL BOTTOM FINALE?
Il Mibtel chiude a -6,54%. Da una perdita quasi da “panico” di -8,1% intraday, il Dow Jones recupera alla fine 4/5 del crollo, con un’oscillazione superiore ai 1000 punti. E’ la peggior settimana di sempre (-18%). Volatilita’ al massimo storico. E’ capitolazione o no?

Cari amici,

Per fortuna oggi è sabato, e le borse sono chiuse.

Durante questa settimana, le borse mondiali hanno bruciato 10 anni di guadagni finanziari.

Si tratta di valori elevatissimi, e questo fatto induce a chiedersi se questi guadagni ci siano mai stati “davvero”!

Oggi e domani i ministri delle finanze dei Paesi del G-7 si riuniranno a Washington, e cercheranno di trovare delle soluzioni utili per far “ripartire” la fiducia.

Il nocciolo della questione, infatti, rimane il seguente: Come far riprendere fiducia agli investitori?

Per “fiducia”, in questo caso si intende “aspettativa di guadagno a breve termine”, ossia la molla che spinge dei “soggetti” a cercare di vendere e comprare pezzi di carta nella speranza che nel “futuro” potrà rivenderli ad un prezzo “più alto”.

E’ pazzesco che il mondo si affidi a meccanismi come questi, eppure è la realtà evidente che tutti noi leggiamo tutti i giorni sui giornali.

I “media” tendono ad uniformare i comportamenti della gente, e “montano” le notizie con il fine di fare da “cassa da risonanza” alle opinioni di chi ci governa.

Come piccola dimostrazione di questa convinzione, di seguito copio una parte di un post che ho scritto l’ 8 maggio 2006, a commento di un articolo del sole 24 ore di quel giorno:

Il deludente dato di occupazione ha ridotto le attese di rialzo dei tassi e animato wall street:
Il Dow Jones ha chiuso ieri con un + 1,2% al terzo più alto di sempre.

Bene mi chiedo….e chedo a voi…..cosa vuol dire “al terzo più alto di sempre”?

Più alto di che?? Quando si arriverà a questo “alto”, quanto potrà ancora alzarsi questo Dow Jones?? O forse ormai, a vostro giudizio, si raggiungerà una quota “stabilmente elevata”? Oppure si comincerà a guardare la giostra dall’ alto in modo più obiettivo, guardando il valore economico nella sua realtà??

Anche allora (ben 2 anni fa), le contraddizioni che stiamo vivendo oggi erano tutte già evidenti e scritte sui giornali.

Ma i giornalisti non le volevano vedere, perchè non era opportuno fermare la macchina dei consumi e degli investimenti americani.

Il punto della questione è sempre lo stesso: Non si può pretendere di realizzare oggi la speranza di guadagno futuro! E’ impossibile!

I calcoli con cui si pretenderà di calcolare questo valore saranno sempre condizionati da errori di valutazione.

Oggi questa osservazione è di un evidenza lampante: In una settimana le borse hanno “bruciato” il valore che si sono “inventati” in dieci anni!

C’ è qualcosa da rivedere o no?

Wall Street Italia

E’ stata una seduta storica e drammatica a Wall Street. In apertura una valanga di ordini di vendita ha schiacciato gli indici ai minimi di 5 anni e mezzo, con il Dow Jones crollato ad un certo punto -8,1% (690 punti). La borsa americana e’ stata ostaggio del quasi-panico, delle vendite forzate, delle notizie sul mercato del credito congelato, ma alla fine, in extremis, ha prevalso un impeto di riscossa, dovuto all’opportunita’ di comprare azioni in iper-venduto e alla convinzione che dal G7, in corso da stasera a Washington – a cui partecipa il ministro dell’economia Giulio Tremonti – arriveranno atti concreti e coordinati, da parte dei maggiori paesi occidentali, per risolvere questa crisi economica e finanziaria globale. Tremonti, l’uomo migliore del governo italiano, sta facendo parlare di se’ (in positivo) dopo la determinata minaccia che l’Italia non e’ disposta a firmare il documento del G7 se sara’ scritto col “vecchio stile”.

E il premier Silvio Berlusconi ha creato una tempesta raccogliendo una voce pubblicata in esclusiva due giorni fa da Wall Street Italia sulla possibile chiusura dei mercati azionari, provvedimento volto a cercare un accordo per riformare le strutture finanziarie globali. Perfino la Casa Bianca, con il portavoce Tony Fratto, ha dovuto ufficialmente affermare che “dal G7 non verranno interferenze ne’ sulla chiusura ne’ sull’apertura dei mercati”.

Inoltre il Tesoro americano pare sia intenzionato a finanziarie con denari pubblici la ricapitalizzazione delle banche. E cosi’, con una fortissima ondata di ordini di acquisto, a un’ora dalla chiusura, Wall Street hanno ribaltato l’esito una seduta che comunque e’ la peggiore settimana di tutti i tempi.

Al fotofinish il Dow Jones ha archiviato la sessione con un calo dell’1.49% a 8451, l’S&P500 ha ceduto l’1.17% a 889, il Nasdaq e’ avanzato dello 0.27% a 1649. Nei punti di bottom i tre indici avevano fatto segnare rispettivamente una perdita di -8.1%, -7.6% e -6.2%. Sull’intraday il Dow Jones, rispetto ai massimi del 9 ottobre 2007, ha fatto segnare circa -50.0%. Con perdite comprese tra -15% (per S&P500 e Nasdaq) e -18% per il Dow Jones (una perdita storica di 1874.19 punti) quella appena conclusasi e’ la peggiore settimana di sempre per S&P500 e Dow Jones, e la peggiore da settembre 2001 (attentati terroristici) per il Nasdaq.

Nonostante il colpo di reni finale, il Dow Jones e l’S&P500 non sono riusciti a por fine alla striscia negativa che dura ormai da otto sedute consecutive, costata ad entrambi gli indici oltre 20 punti percentuali. Intraday, tutti e 30 i titoli industriali del Dow Jones trattavano al di sotto della media mobile a 200 giorni. L’ultima volta che accadde si verifico’ il crash dell’ottobre 1987. Da notare che in 2 settimane la borsa americana ha registrato una perdita “monstre” di $2.5 trilioni (2500 miliardi): come se 10 anni di guadagni e risparmi “medi” siano andati in fumo in 14 giorni.

L’ondata di vendite in apertura – dovuta anche alla liquidazione forzata di molti hedge funds – aveva lasciato pensare ad un ‘panic selling’ generale. Le mani forti intervenute sul finale e l’ingresso di altri piccoli investitori attratti dai prezzi depressi di molte azioni hanno pero’ impedito una capitolazione dei listini. La volatilita’ tuttavia resta elevatissima, gli indici si sono mossi a yo-yo in un trading range superiore ai 10 punti percentuali (da un minimo intraday di 7882 a un massimo intraday di 8901, cioe’ 1019 punti di oscillazione, un nuovo record assoluto per il Dow Jones), passando piu’ volte per la linea di parita’. L’indice VIX e’ schizzato ad un top storico di 74.46, un livello mai raggiunto in precedenza.

“Ci vorrebbe uno psichiatra per capire quello che sta accadendo sui mercati” ha affermato Tony Crescenzi, chief bond market strategist di Miller Tabak & Co. L’incertezza e’ evidentemente ancora elevata, i broker di borsa sono alla ricerca della “capitolazione”, cioe’ il giorno in cui il ribasso in borsa e’ talmente forte, drastico e doloroso – alimentato dal panic selling dei piccoli investitori e dai margin call delle banche ai fondi in perdita che devono far fronte ai riscatti – che non resta che prendere atto del raggiungimento di un “bottom” (fondo). Da li’ si pongono le basi per un recupero. Peter Cardillo, chief market economist di Avalon Partners, non ha dubbi: “Abbiamo raggiunto quel punto con la rottura del supporto psicologico degli 8000 punti”.

Tuttavia, l’impressione e’ che sia ancora presto per dichiarare concluso il trend ribassista che nelle ultime sedute ha spinto i listini in ribasso di oltre il 20%. La crisi finanziaria non e’ ancora risolta, manca la fiducia tra gli investitori, per niente rassicurati neanche dalle ultime manovre di governi e banche centrali a livello mondiale. Non e’ ancora chiaro se il piano di salvataggio da $700 miliardi promosso dall’amministrazione americana sara’ in grado di sbloccare il mercato del credito, il rischio del fallimento di altre banche e’ sempre in agguato.

Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e’ intervenuto nuovamente in diretta televisiva per cercare di rassicurare i risparmiatori, sostenendo che gli Usa hanno tutti i mezzi necessari per uscire dalla crisi. I ministri delle finanze dei Paesi del G-7 sono riuniti a Washington e nella serata e’ atteso il rilascio di un documento congiunto relativo alle possibili misure da adottare in risposta alla crisi economica.

Tra i titoli finanziari, sono stati presi di mira dai ribassisti Morgan Stanley, che ha riportato una perdita del 22%, e Goldman Sachs, arretrata -12.5%: per entrambe le banche si profila un taglio del rating sul credito di lungo termine da parte dell’agenzia Moody’s. Particolarmente deludente l’asta per i CDS di Lehman Brothers, la banca d’affari finita in bancarotta lo scorso mese a causa della forte esposizione sul business dei mutui a rischio. In particolare va notato che tra i settori hanno chiuso bene i finanziari (XLF) con +7.96%, le banche regionali (RKH) con +7.33% e l’immobiliare/Real estate (IYR) con +6.98%.

Tra le altre news societarie, riflettori puntati sul General Electric, che ha riportato un calo del 22% dei profitti, rispettando le stime (riviste al ribasso pochi giorni fa). La scorsa settimana la conglomerata industriale aveva operato un’offerta di titoli per un valore di $12 miliardi in cerca di protezione nel caso di un deterioramento dei ‘commercial paper’. L’investitore miliardario Warren Buffett (ora l’uomo piu’ ricco al mondo dopo aver scavalcato Bill Gates) aveva iniettato nel gruppo nuovi capitali per $3 miliardi. Alla fine della giornata il titolo ha chiuso con un progresso del 13%.

Sugli altri mercati, ancora in forte ribasso il petrolio, dopo che l’IEA ha ridotto le stime sulla domanda globale: i futures con consegna novembre hanno ceduto $8.89 a $77.70 al barile. Sul valutario, in flessione l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3389. Vendite anche sull’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno ceduto $27.50 a $859.00 l’oncia. Negativi infine i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.8610% dal 3.8340% di giovedi’.

Corriere della sera

MILANO – Le Borse europee chiudono a picco una settimana nera, tra le peggiori di sempre: venerdì sono stati bruciati quasi 400 miliardi di capitalizzazione dopo un’altra seduta molto volatile, con un avvio negativo sulla scia del tracollo di Wall Street e del tonfo delle Borse asiatiche in mattinata, con ribassi attorno al 10%. I listini hanno ripreso fiato solo poco dopo l’apertura di Wall Street, quando gli indici americani sono passati in positivo, ma è durata poco e le perdite sono tornate fortissime sul finale. La Borsa americana, negativa per gran parte della seduta con il Dow Jones sceso dell’8%, sotto quota 8 mila punti, a meno di un’ora dalla chiusura cambia rotta e torna positiva con Dow Jones e Nasdaq intorno al +0,60%, mentre a Wahington è in corso la riunione dei ministri finanziari del G7. Alla fine, al termine di un’altra giornata drammatica, dopo gli assestamenti che seguono la chiusura, il Dow Jones ha leggermente accentuato le perdite, cedendo l’1,48% a 8.452,23 punti. Il Nasdaq chiude in leggero positivo, +0,27%, a 1.649,51 punti, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,10% a 899,95 punti.

IPOTESI RECESSIONE – Ad alimentare i crolli inarrestabili dei mercati sono i timori di recessione. Il presidente degli Usa, George Bush, ha annunciato «interventi decisi» per riportare stabilità: sabato a Washington incontra i ministri economici del G7 per discutere della crisi e delle ripercussioni globali. Domenica a Parigi vertice straordinario dei 15 Paesi membri dell’Eurogruppo per «definire un piano d’azione congiunto». Il premier italiano Silvio Berlusconi ha accennato a una possibile temporanea sospensione dei mercati (ma è stato smentito dalla Casa Bianca). Tra i settori nessuno è risparmiato dai forti cali: le più colpite sono banche e assicurazioni dopo il fallimento della compagnia assicuratrice giapponese Yamato Life. A preoccupare gli investitori italiani arriva poi dal ministero dell’Economia la notizia che il fallimento di Lehman Brothers pesa all’Italia per 4,3 miliardi di euro: molto più dei crac Cirio e Parmalat messi insieme.

BORSE EUROPEE – Milano, così come tutte le Borse europee, è andata male fin dall’inizio, lasciando sul terreno fino all’8%. In conclusione il Mibtel perde il 6,54% e l’S&P Mib il 7,14%. A Piazza Affari è la settimana peggiore di sempre: -21,2% rispetto a venerdì scorso (il 51,25% da inizio anno, la seconda peggiore in Europa dopo Amsterdam). Non va meglio alle altre Borse del Vecchio Continente. La peggiore piazza è Madrid, dove l’Ibex35 ha chiuso in picchiata a -9,14%, seguita da Londra, con il Ftse100 che ha perso l’8,85%. Crollano anche il Cac40 di Parigi, in ribasso del 7,73%, il Dax di Francoforte (-7,01%), lo Smi di Zurigo (-7,79%) e l’Aex di Amsterdam (-8.48%.) Le Borse europee bruciano così in una sola seduta quasi 400 miliardi di euro di capitalizzazione. A tanto ammonta il conto pagato dai listini del Vecchio Continente nel giorno in cui l’indice paneuropeo, Dj Stoxx 600, è precipitato del 7,6%. Il saldo negativo della settimana nera ammonta quindi a una flessione complessiva del 22 per cento, la peggiore dalla crisi di ventuno anni fa (1987). L’euro scivola sotto quota 1,34 dollari, ai minimi da giugno 2007. Le vendite sono state generalizzate in Europa, ma le perdite peggiori si concentrano sui bancari, assicurativi, telecomunicazionie e utility. Il settore che registra meno perdite è quello dell’auto.

WALL STREET – Alla fine, al termine di un’altra giornata drammatica, dopo gli assestamenti che seguono la chiusura, il Dow Jones ha leggermente accentuato le perdite, cedendo l’1,48% a 8.452,23 punti. Il Nasdaq chiude in leggero positivo, +0,27%, a 1.649,51 punti, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,10% a 899,95 punti. L’effetto domino provocato dal calo generalizzato dalle Borse ha fatto sentire i suoi effetti anche su Wall Street. Il Dow Jones aveva aperto in calo dell’1,92%, mentre il Nasdaq cedeva il 2,88%. Ma dopo poco il Dow Jones cominciava a crollare, cedendo di schianto oltre 500 punti (-7,91%) e portandosi sotto gli 8.000 punti. Poi recuperava: faceva segnare +0,34%, l’S&P 500 +0,53% e il Nasdaq +0,85%. Tuttavia dopo le parole di Bush che ha difeso il piano del governo di sostegno contro la crisi e ha aggiunto che «è grande abbastanza» per funzionare, gli indici sono tornati con il segno meno, toccando quota -6%. Wall Street ha poi aumentato le perdite dopo le indiscrezioni sul comunicato finale del G7, secondo cui si studia una dichiarazione di principio comune con un impegno a salvare le banche, che esclude l’adozione di un piano sul modello di quello britannico. A meno di un’ora dalla chiusura, però, gli indici risalivano vertiginosamente arrivando sopra lo zero, intorno a +0,60%. Poi il calo finale, fino alla chiusura. Il petrolio è sceso invece ai minimi di un anno, poco sopra la soglia dei 77 dollari al barile.

MORGAN STANLEY E GM – Traballa il titolo di Morgan Stanley, in calo del 41% a Wall Street. La banca d’affari, il cui raring è stato messo sotto osservazione da Moody’s, sembra una delle prossime vittime della crisi finanziaria e molti ritengono che il governo Usa dovrà intervenire per ricapitalizzarla. Il titolo del gruppo ha perso il 66% nell’ultima settimana. Altro colosso travolto dalla crisi è General Motors, vicina all’annuncio di ulteriori tagli della produzione e della chiusura di nuovi impianti. Il colosso di Detroit tenta così di ridurre i costi e rafforzare il livello di liquidità dopo una settima terribile in cui il titolo ha perso fino al 31% a quota 4,76 dollari, il valore più basso degli ultimi 58 anni. L’annuncio potrebbe arrivare la prossima settimana. Standard & Poor’s ha avvertito che protrebbe tagliare i rating sui debiti della società; venerdì ha aggiunto che il colosso, insieme agli altri due produttori di Detroit, Ford e Chrysler, rischia l’amministrazione controllata. GM ha smentito di rischiare il fallimento.

TONFO DI UNICREDIT – A Piazza Affari sono i titoli bancari a sopportare le maggiori perdite. Sul listino principale 39 dei 40 titoli hanno registrato a lungo un passivo superiore al 3%. A far segnare il maggior ribasso è stata Tenaris (-16,62%) seguita da Unicredit, che ha perso il 13,11% a 2,32 euro. Tra le blue chip positive solo Bulgari (+2,28%), Atlantia (+0,84%) e Italcementi (+0,72%). Per quanto riguarda Unicredit, il 12, 13 e 14 novembre è convocata l’assemblea per approvare in sede straordinaria l’aumento di capitale da 3 miliardi deciso dal Cda. Per tentare di arginare il crollo di Piazza Affari, la Consob ha vietato tutte le vendite allo scoperto sui titoli italiani presenti in Borsa, dopo che il primo ottobre le aveva già messe al bando sui titoli bancari e gli assicurativi. Il provvedimento ha efficacia a partire dalle 14 di venerdì 10 ottobre e fino alle 24 del 31.

BOT E EURIBOR – Il Tesoro nel frattempo comunicava che date le attuali circostanze di mercato, il quantitativo offerto venerdì in asta del Bot 3 mesi (scadenza 15/01/2009) viene innalzato da 4.000 a 6.000 milioni di euro. I Bot a 3 e 12 mesi assegnati dal Tesoro registrano intanto rendimenti in drastico calo e domanda sostenuta; quelli trimestrali sono stati collocati con un rendimento lordo semplice del 2,354% (-1,874 punti rispetto all’asta precedente), ai minimi dall’ottobre del 2005. In forte calo anche quelli annuali: il buono a 12 mesi ( che scade il 15/10/2009) è uscito con un rendimento lordo del 3,062%, in flessione di 1,244 punti rispetto all’asta del mese precedente, ai minimi da aprile 2006. Calano, anche se in maniera contenuta, i tassi interbancari in euro: l’Euribor a tre mesi è sceso infatti al 5,38%, quello a un mese al 5,12% e quello a una settimana si è attestato sul 4,63%.

NIKKEI A -9,6% – A condizionare negativamente le Piazze europee era stata anche la seduta odierna delle Borse asiatiche. Tokyo in caduta libera, con il Nikkei che ha chiuso a -9,6%: si tratta della peggiore performance degli ultimi 21 anni. Il crollo di Tokyo ha fatto anche la prima vittima della crisi finanziaria mondiale in Giappone: la compagnia d’assicurazioni Yamato Life ha dichiarato fallimento. La Banca del Giappone (Boj) ha annunciato un’ulteriore iniezione di 3.500 miliardi di yen (26 miliardi di euro) nel sistema bancario del Paese, per far fronte alla mancanza di liquidità. In territorio negativo anche gli altri mercati asiatici. La Borsa di Sydney ha chiuso a -8,34%; Manila a -8,3%; Bombay a -7,9%; Hong Kong a -7,19%; Shangai -3,57%. Unica eccezione l’Indonesia: il presidente della Borsa di Giakarta ha dichiarato che le contrattazioni sono sospese a tempo indeterminato «per evitare il panico» dopo il nuovo crollo del Dow Jones.

MERCATO DELL’AUTO – Se la crisi finanziaria sta colpendo soprattutto banche e assicurazioni c’è chi teme ora possa investire il mercato dell’auto e portarlo un «collasso totale». La previsione choc è di J.D.Power, uno degli istituti di analisi più autorevoli al mondo. Già nel 2008 le vendite in Europa dovrebbero scendere rispetto al 2007 del 3,1%, ma solo grazie alla buona performance dei paesi dell’est, perché nella sola Europa occidentale la stima è di un calo del 7,5%. Negli Stati Uniti le vendite di veicoli dovrebbero scendere nel 2008 a 13,6 milioni (contro i 16,15 milioni del 2007) e nel 2009 a 13,2 milioni.

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