Boffo dà le dimissioni, Bagnasco le accetta
Non sarà più direttore di «Avvenire». La decisione al termine dei durissimi attacchi da parte del «Giornale»
Cari amici,
Boffo si è dimesso, dopo aver risposto in dieci punti le sue verità alle accuse che gli sono state rivolte dal Giornale.
Mi domando: Quando Berlusconi si dimetterà?
Perchè mai ci dovrebbero essere due pesi e due misure?
Su Berlusconi si è detto di tutto, e lui ancora si ostina a dichiararsi innocente giurando sulla testa dei suoi figli!
Le dieci domande poste da Repubblica sono ancora inevase, e Berlusconi si è pure permesso di querelare chi ha avuto l’ ardire di chiedere spiegazioni sul suo comportamento.
Credo che Boffo abbia compiuto le scelte che erano dovute, e spero per lui che ora abbia la forza, il coraggio e i soldi necessari per chiedere oppurture spiegazioni con il necessario appoggio legale e giudiziario.
Spero che Berlusconi abbia la saggezza di imitare il direttore di Avvenire, affinchè il decoro istituzionale prevalga sulle insinuazioni che ormai sono diventate voce di popolo.
Corriere della sera
«FEROCIA SMISURATA» – «L’attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo – ha scritto ancora Boffo nella lettera di accompagnamento delle dimissioni -, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avrà domani». «Se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi – ha aggiunto – , quale futuro di libertà e responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il “pro” e “contro” di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico».
Ecco di seguito ampi stralci del dossier («Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti) pubblicato dal quotidiano cattolico.
«1) Boffo “noto omosessuale” e protagonista di una “relazione” con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni. Questo – scrive Avvenire – è stato affermato dal Giornale sulla base di una lettera anonima diffamatoria, definita falsamente “nota informativa” di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamente assurgere addirittura alla dignità di risultanza “dal casellario giudiziario” che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle “inclinazioni sessuali” e a “relazioni” del direttore di Avvenire. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali
«2) Boffo “attenzionato” dalla Polizia di Stato per le sue “frequentazioni”. Anche questa affermazione, grave e ridicola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il Giornale ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno dopo pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.
«3) Boffo “querelato” da una signora di Terni. A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da soggetti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.
«4) Ci sono “intercettazioni” che accusano Boffo. Solo la lettera anonima parla di intercettazioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.
«5) Boffo ha dichiarato di “non aver mai conosciuto” la donna di Terni colpita da molestie telefoniche. Come già detto, Boffo conosceva i destinatari delle telefonate, i quali, dunque, conoscevano la sua voce. Il Giornale non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.
«6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo “omosessuale”. L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’estensore della famigerata “informativa” anonima e dal Giornale che ha coagulato l’attacco diffamatorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere arrivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utilizzato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudiziario non è stata “approfondita” perchè non “ritenuta attendibile da chi indagava”, il quale evidentemente non conosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.
«7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state “intimidazioni” e “molestie” a sfondo “sessuale”, anzi “omossessuale”. E sarebbero state accompagnate da “pedinamenti”. Le affermazioni del Giornale sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato estraneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include “pedinamenti” nè molestie legate alla sfera “sessuale”. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad “allusioni” a “rapporti sessuali” Ma, ha specificato il gip di Terni il primo settembre, ‘tra la donna e il suo compagno”.
«8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di “patteggiare” la pena. Boffo non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato autore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale importanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occasione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ribadisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quanto l’aveva ritenuto una semplice definizione amministrativa, conseguente agli effetti della remissione.
«9) Boffo ha reso pubbliche “ricostruzioni” della vicenda. Boffo non ha reso pubblica alcuna ricostruzione della vicenda e ciò che Avvenire ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e istituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo attacco diffamatorio del Giornale non intende consegnare niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e coltivato dal Giornale. Sul Giornale anche a questo proposito si scrive il contrario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella testata si stia facendo sistematica e maligna disinformazione.
«10) La “nota informativa” non è una lettera anonima diffamatoria e una “patacca” ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni. La cosiddetta “informativa” è un testo gravemente diffamatorio contro Boffo di incerta (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria nè per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surrettiziamente “appiccicato” all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul Giornale i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiarimenti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una “patacca”, secondo costoro, sarebbe una “bugia”. E questo è comprensibile visto che la campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa, sin dall’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo».
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