Cari amici,
Ho timore di vedere queste scene di idolatria politica!
Il consenso e la burocrazia nutrono il potere e agitano le anime dei semplici, e Berlusconi questo lo ha capito benissimo.
La verità, per le anime dei semplici, è quella che viene proclamata in TV da chi ha diritto di parola.
La libertà, quando è svuotata di senso, diventa solo una parola da scagliare contro i nemici.
Che cosa rimane da dire di questa fantastica manifestazione del nulla, intorno all’ altare della figura politica e carismatica del “leader”.
Berlusconi è così vittima del proprio successo che non dubita mai delle sue convinzioni.
Io, nel mio piccolo, resto dubbioso!
Il fatto quotidiano
Un comiziaccio, un comiziaccio rozzo puro stile Mussolini. Seguendo il modello, Berlusconi ha lanciato le domande a risposta obbligata per avere prima cori di “Noooo!” e poi altrettanti cori di “Siiii!”. Dopo, da perfetto piazzista, ha venduto i suoi candidati come si vendono tappeti: guardate, toccate, comprate! La piazza, il suo “popolo” (mai Berlusconi ha parlato di “cittadini”) rispondeva come in un film di fantascienza di imperi galattici e sudditi lobotomizzati. Berlusconi è comunque più modesto e si limita a somiglianze più terra terra, Peròn per dirne una. Ma il comiziaccio è stato letteralmente trasformato dal sistema mediatico della Rai. Nel Tg1 è diventato un trionfo che segnerà il millennio. IlTg2, più cauto, ha fatto capire ai suoi telespettatori che sempre di un comizio elettorale si tratta. Il Tg3, era previsto, ha cercato di affidarsi alla pura e fredda cronaca, mantenendo le distanze. Chi ha voluto, ha potuto gustare la Giornata dell’Amore in diretta su Sky e senza alcun commento. E così ha visto che alle 17,30 il giorno dell’Amore si è trasformato nel giorno dell’odio e della sfrenata autocelebrazione.
Chi, per esperienze passate era nella stessa piazza ai tempi dell’Italia di Berlinguer e di Luciano Lama, può affermare senza ombra di partigianeria che ne raccolgono più il concerto del Primo Maggio e Vasco Rossi e con maggiore partecipazione emotiva. Lasciato da parte il comizio di Berlusconi, il resto è stato imbarazzante. Ignazio La Russa, uno degli organizzatori, si è rivelato il più grandegaffeur del mondo. A un certo punto annunciava: “Sono arrivati due grandi ministri: Sacconi e Brunetta”. Peggio aveva fatto con l’assente Gelmini: “Non ha ancora partorito, via, faggiamo un bell’applauso così magari nasce oggi e lo ghiamiamo Giovanni!”. Poi, sussurrando a un vicino: “E’ maschio o femmina? Chi lo sa, nessuno lo sa, bene!”.
Ma ci voleva altro per scaldare la piazza. I poveri orchestrali, passata una rumba scritta dal duoApicella–Berlusconi, cercavano di far cantare tutti in coro, tipo serata di liscio anni ‘50: e via con tutti iBattisti, poi con Modugno. Zero. Allora ecco La Russa con l’Inno: zero pure a Mameli, Ignazio è l’ uomo più stonato del mondo occidentale e non conosce le parole. Ripeteva senza sosta: “Siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte”. L’unica che saltava e cantava era laPolverini, con la faccia di una che pensa: “Ma come ci sono arrivata fino a qui?”. Nell’attesa del Capo, la nomenklatura si schierava, al grido di La Russa: “Aggogliamolo con un bell’applauso! Non sento l’ applauso, e dai!”. Ecco il nostro grande ministro, ecco la nostra bella ministra, ecco Rotondi, eccoFitto che lavora in Puglia, ecco Cicchitto, ecco Gasparri. Eccoli, eccoli tutti. Alle cinco de la tarde, la piazza poteva dirsi pienotta (Verdini intanto partiva per la tangente con una bugia colossale: “Lasciate che dicano: abbiamo superato abbondantemente il milione, il milione!”), ma solo nel parterre prossimo al palco candido, l’Altare del Padre della Patria, l’ uomo dell’Amore. Nelle periferie della spianata si poteva passeggiare. Onestà dice che si potevano sfiorare le 150.000 unità. Sky notava “i molti vuoti nella piazza”, aspettando le valutazioni della famosa Questura.
Più preoccupante il vertice della libertà. Persone apparentemente normali come il sindaco Moratti sventolavano il bandierone da curva Sud. Sventolava anche la Brambilla, ma è nata con Berlusconi, altrimenti non sarebbe mai venuta alla luce. Ammesso che per Brunetta l’asta della bandiera era troppo lunga, uno solo non sventolava e non avrebbe sventolato nulla: Tremonti. Una cosa non piacerà agli alleati e ai subordinati di Berlusconi: c’era solo lui, nelle bandiere, negli striscioni, nella supertelevendita di candidati, negli occhi della parte femminile della piazza. Un pensiero fulmineo dall’amore ai tempi di Berlusconi all’amore delle donne del ventennio che volevano “fare un figlio con il Duce”.
La voglia era reale, ma l’Italia codina dell’epoca riteneva che congiungersi con il Duce fosse un po’ come l’incontro fra lo Spirito Santo e la Vergine Maria. Tutti i mariti e i fidanzati erano potenziali San Giuseppe. Una cosa che, invece, non piacerà all’Unto (nessun Tg l’ha riferita), è che sulla strada dei cortei erano esposti drappi viola: nel doppio segno di opposizione e, in definitiva, di lutto nel vedere questi concittadini assiepati che non hanno capito, non capiscono e chissà quando capiranno.
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