Cina-Russia, grande patto sul gas
Cooperazione strategica: Putin e Wen hanno siglato intese commerciali per 3 miliardi e mezzo di dollari
Cari amici,
La notizia di oggi riporta che la Cina e la Russia hanno siglato un patto strategico molto importante, e gravido di conseguenze geopolitiche.
L’ accordo, in sostanza prevede che La Cina cederà alla Russia le eccedenze di dollari che prende dall’ america per sostenere il debito pubblico in cambio di materie prime, combustibili e gas naturale.
Questo accordo ha degli aspetti positivi per gli equilibri economici mondiali, poichè rappresenta uno sfogo produttivo per gli ingentissimi capitali americani che la Cina custodisce.
D’ altra parte ci sono anche aspetti negativi in gioco, poichè il dollaro americano sta sempre più perdendo il suo valore, e quindi questo accordo rallenta il processo di svalutazione in atto, ma non riesce a fermarlo.
Il nodo centrale del problema è sempre lo stesso: la quotazione mondiale del greggio in dollaro USA.
Tutti sono scontenti di questo monopolio del biglietto verde, ma nessuno ha ancora il coraggio di mettere sul piatto un’ alternativa realistica.
La domanda pertanto resta aperta:
Fino a quando i Russi e i Cinesi si terranno vincolati ad una valuta sempre più svalutata, quale è il dollaro?
A questo riguardo la Web page del sole 24 ore di oggi pubblica che L’euro si rafforza ancora nei confronti del dollaro, superando la soglia di 1,49.
La moneta unica europea nei primissimi scambi sui mercati valutari europei ha toccato quota 1,4901 e, intorno alle 8,15, è scambiata a 1,4892 dollari (contro 1,4829 di ieri sera a New York) e a 132,49 yen (133,02 la quotazione Bce di ieri).
Corriere della sera
PECHINO – Sessant’anni fa, quando la neonata Repubblica Popolare di Mao Zedong inaugurò le relazioni diplomatiche con Mosca, l’Unione Sovietica era il fratello maggiore e la Cina cercava a Mosca un ancoraggio solido dopo caos e guerre. Adesso che il premier Vladimir Putin è a Pechino per celebrare proprio l’anniversario lontano, le parti sembrano essersi capovolte. Al punto che si leggono affermazioni in altri tempi irriguardose, vedi quella di uno studioso della Tsinghua University, Zhou Shijian: «Adesso tocca a noi aiutare loro». E la chiave di quest’aiutarsi quasi fraterno è l’energia, cemento di un’alleanza che serve a entrambi. Le cifre danno la misura del rovesciamento: se il presidente Dmitri Medvedev ammette che quest’anno l’economia russa s’inabisserà del 7,5%, proprio lunedì l’Accademia delle Scienze sociali ha stimato che nel 2009 la Cina riuscirà a crescere dell’8,3% e del 9% nel 2010. Il ponte fra i due estremi è costituito dallo stato delle relazioni dei due Paesi, definite da Putin «mai così buone».
I conflitti frontalieri, le accuse reciproche di eterodossia ideologica al tempo in cui Mosca e Pechino interpretavano due versioni concorrenti del comunismo, tutto è trapassato remoto. Russia e Cina, entrambe nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, condividono molti punti di vista e, nelle ore di cordialità pechinese, preferiscono non mostrare le dissonanze. La superpotenza decaduta e la nuova hanno bisogno l’una dell’altra, nonostante l’abissale distanza fra il passo delle rispettive economie. Pechino ha liquidità, risorse finanziarie.
Mosca ha un altro tipo di liquidità: idrocarburi, gas. E infatti, fra le decine di accordi che Putin e il suo omologo Wen Jiabao hanno siglato ieri, spicca su tutte un’intesa di massima tra la Gazprom e la China National Petroleum Corporation. I russi forniranno ogni anno 70 miliardi di metri cubi di gas, in cambio otterranno generosi prestiti sul modello di un accordo precedente del valore di 25 miliardi di dollari. Per quanto preliminare, l’accordo porta le firme di Wen e di Putin, e forse non serve altro. Una seconda intesa di cui ha parlato il boss di Gazprom, Alexei Miller, prevede la fornitura di gas liquido da Sakhalin, isola del Far East russo, alla Cina. Anche qui, dettagli da vedere. E ancora, a Tianjin — la municipalità portuale a est di Pechino — russi e cinesi realizzeranno una raffineria in joint venture e gestiranno insieme fra le 300 e le 500 stazioni di rifornimento. Gli affari in campo energetico rispondono alle esigenze dei due Paesi, con i monopoli russi, ricchi solo nel sottosuolo, e con la Cina che rastrella risorse in giro per il mondo.
Con Mosca avanza ciò che il vicepremier Wang Qishan definisce «una nuova fase di una cooperazione strategica a lungo termine» . Intorno al fulcro degli idrocarburi, c’è il resto. Si tratta di intese da 3 miliardi e mezzo di dollari. Tra queste, un doppio prestito da mezzo miliardo di dollari ciascuno da parte di due banche cinesi (la Development Bank e la Agricultural Bank rispettivamente alla Veb e alla Vtb), mentre i due apparati militari hanno convenuto di dotarsi di una linea rossa per comunicare i lanci di missili balistici. Il tema, qui, ricorda da vicino la grana che per un giorno, forse, Putin e Wen hanno messo in secondo piano: la Corea del Nord, i suoi programmi atomici e le tortuose intemperanze di Kim Jong-il. Le nozze d’interesse in nome dell’energia fra Mosca e Pechino ieri sembravano più importanti.
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