Inno, Bossi corregge il tiro
«Forzature, si pensi ai salari»
«Non siamo contro l’inno italiano, se lo sono inventati i giornali che d’estate non vendono». Stop di An sui dialetti
Cari amici,
mi sono proprio stancato di Bossi e della sua cricca!
Mi chiedo quando arriva il limite alla stupidità che i giornali possono accettare senza reagire.
Le cosiddette “gabbie salariali” sono un’ assurdità, ed è proprio per questo motivo che a suo tempo sono state abolite.
Mi sembra che sia arrivato il momento per dire che siamo orgogliosi di essere italiani, che cerchiamo un futuro possibile per noi e per la nostra nazione, e che lo troveremo.
Se Berlusconi e Fini non riescono a trovare le parole giuste per far arrivare questi concetti alle orecchie dei loro alleati “verdi”, sarà meglio che qualcuno ci pensi.
…non se ne può più!
Corriere della sera
MILANO – «Per non parlare dei salari, delle gabbie salariali e della necessità di aumentare i salari si sono inventati che la Lega è contro l’inno italiano. Invece noi siamo per aumentare i salari e chiediamo i salari su base territoriale legandoli al costo della vita». Lo ha detto Umberto Bossi ai microfoni di Sky Tg24 il giorno dopo la tradizionale festa della Lega Nord a Ponte di Legno nel corso della quale il leader del Carroccio aveva rilanciato la battaglia sul federalismo accennando anche al fatto che, a suo parere, il «Va pensiero» di Verdi, adottato dal suo partito come inno di battaglia, sia percepito dalla gente più di quanto non lo sia il «Fratelli d’Italia» di Mameli.
«FORZATURE DEI GIORNALI» – «I giornali d’estate non vendono per questo fanno qualche forzatura – ha detto il leader leghista, che spiega: “Ho detto che ero commosso per il fatto che i padani conoscessero benissimo l’inno della Padania Va pensiero. Da lì uno può fare della dietrologia: se cantano Va pensiero sono contro Fratelli d’Italia ma non è così».
LO STOP DEGLI EX DI AN – «Con le sue parole di precisazione, Bossi conferma che le proposte su inno e dialetti sono soltanto boutade estive vere per fare un pò di propaganda in vista delle elezioni regionali» è il primo commento di Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl alla Camera. Il quale, però, manda anche un avvertimento al Carroccio, rivolgendosi in particolare al ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli: «La proposta di Calderoli sui dialetti non solo è fuori dal programma di governo e dai vincoli di maggioranza, ma è anche irrispettosa del galateo istituzionale. Calderoli infatti non ha competenza in materia. La competenza è del ministro Gelmini, che essendo una donna intelligente, sarà certamente contraria alla boutade estiva della Lega». «Se invece Calderoli parlava soltanto come vice di Bossi e pensava ad una proposta di legge parlamentare – aggiunge Bocchino – sappia che i deputati provenienti da Alleanza nazionale non la voteranno mai».
«BOICOTTATE IL MADE IN PADANIA» – Intanto, fra le tante reazioni espresse dal mondo politico, arriva anche la provocazione del movimento Io Sud, guidato dalla senatrice Adriana Poli Bortone, eletta con il Pdl e dallo scorso giugno nel gruppo Misto di Palazzo Madama: «Non comprate i prodotti della Padania». «Se Bossi insiste con la cancellazione dell’Inno di Mameli e la divisione dell’Italia – sottolinea Poli Bortone – come presidente di Io Sud lancio l’appello a tutti i meridionali, quelli che vivono al Sud, ma anche a quanti vivono nel resto d’Italia, a non acquistare prodotti della Padania fino a quando non tornerà la ragionevolezza e quindi un’Italia federale all’interno di una Nazione unitaria».