Vita di condominio
Ogni tanto ci torno.
Come un assassino sul luogo del delitto…
Non posso farne proprio a meno.
Sia perché ci vivo, sia perché mi piace osservare i comportamenti umani.
Sto parlando del condominio.
Il condominio, sì, questo microcosmo dalle somiglianze così inquietanti con la società nella quale viviamo.
(Società intesa come comunità, con le sue dinamiche, le sue caratteristiche e le sue idiosincrasie…)
Ci torno su perché ormai penso di essere piombata qua da un altro pianeta.
Oppure sono arrivata qui – oggi – attraverso un tunnel temporale proveniente da un’altra epoca.
Sentite (leggete…) un po’…
Non vedo più da un bel po’ di tempo la signora dell’impresa di pulizie (pur uscendo di casa, sempre alla stessa ora).
E ho l’impressione che la passatoia dell’atrio non sia proprio pulita-pulita (sembra che non veda una aspirapolvere da po’ di tempo) e sta pure iniziando ad emanare un cattivo odore.
Il vetro dell’idrante che sta vicino all’ingresso del condominio è rotto da mesi (ed io mi dimentico sempre di segnalarlo all’amministratore… colpa anche mia: in qualità di abitante/cittadino del condominio è anche mio compito comunicarlo; e adesso che scrivo qui, facendo pubblica ammenda, oggi ho scritto all’amministratore dopo che per mesi ero passata davanti dicendomi “sì, sì, oggi scrivo”…).
Al piano dove abito siamo stati molti mesi con la plafoniera del pianerottolo di servizio rotta (e non sono la sola ad abitarci). Se non chiamavo io, non lo faceva nessun altro (e quando ho chiamato, nel giro di 24 ore, una luminosissima plafoniera nuova brillava – illuminando a giorno – lo sbarco ascensori).
Da tre giorni, in un angolo dell’atrio, staziona una sedia di buona presenza: non si sa di chi è e cosa ci fa lì. (Sto pensando di metterla in evidenza in trionfo in cima alle scale di ingresso, con un bel cartello tipo “sedia piacente cerca padrone che si prenda cura di lei” e vedere che succede…)
Però…
Però il condominio – nell’ultima assemblea – ha deciso una cosa importantissima: ha deciso di spostare la bacheca nell’atrio dalla sua posizione a fianco delle cassette della posta, alle scale di ingresso del condominio. “Perché così è più visibile”, qualcuno ha detto…
Essì… queste sono le decisioni importanti.
Quelle di cui non si può fare assolutamente a meno…
Mi sorge quindi spontanea una domanda: vivo in un condominio deserto? (Ossia penso di avere dei vicini, ma in realtà sono degli ectoplasmi?)
E che dire dei rappresentanti di condominio? Sono essi forse esseri mitologici? Leggende metropolitane, di cui si narrano le gesta nei verbali di assemblea, ma in realtà inesistenti?
Non so. Non comprendo.
Stento onestamente a capire.
Ma temo sia un problema mio.
E mi sovviene una amara conclusione: se il condominio è un microcosmo sociale (e lo è), non siamo messi bene.
Ma proprio per niente.