In questo periodo surriscaldato e schizofrenico milioni di persone si avviano alla miseria mentre alcune poche si arricchiscono, e di molto. Ciò accade perché queste ultime conoscono ed hanno interiorizzato la Teoria dei Tacchini. É semplicissima, ed è per questo che solo pochi la conoscono e la applicano. Le menti sofiste necessitano solo di deliri estremamente arzigogolati e pallocolosi: mostri logici che mascherano in un’assurda complessità la loro totale inconsistenza. Hanno perso ogni possibile contatto con il mondo reale. Vivono un mondo di sogni patologici.
Immaginiamo un allevamento abbastanza ampio di tacchini.
Tutte le mattine e tutte le sere il conduttore entra nell’allevamento e sparge nelle mangiatoie ampie quantità di becchime, riempie gli abbeveratoi, cura i tacchini malati, controlla che i pollai siano puliti ed asciutti, rimuove con dolcezza gli ammalati.
I tacchini vivono felici e beati. Beccano, sono felici ed ingrassano.
Il tacchino scienziato, uno che se la dà perché ha letto qualcosa sui cartigli dei Baci Perugina, ammaestra i colleghi. «É un anno che viviamo qui. Ogni giorno riceviamo da mangiare mattino e sera. É quindi un dato certo, basato su consolidata esperienza, che il mangiare sarà sempre assicurato a noi tacchini. Infatti, due volte al giorno per un anno significa 2*365=730, e la probabilità dicotomica che domani non arrivi il becchime corrisponde a 2 ^ (-730). É una probabilità virtualmente nulla, quindi dobbiamo concludere che il fatto che il becchime sia sempre assicurato è una sacrosanta verità scientifica.»
La tacchina Hack si associò goglattando: «Verissimo, se il bosone di Higgs é la particella di Dio, il becchime sicuro é la dimostrazione ontologica del Suo Essere». Nessuno sembrò ricordarsi che la tacchina Hack aveva passato una vita a cercare di dimostrare che Dio non esiste, ma questo accade solo nel mondo dei tacchini. Lì i neutrini sono più veloci della luce, o, almeno lo dicono per ricevere più becchime.
Il tacchino politico, tronfio come un ranocchio al punto di esplodere, spiegava tutti i tacchini che era merito suo se il conduttore elargiva becchime gratuito. Gli portassero tutti quindi riconoscenza: lo lasciassero beccare per primo e godersi la virtù degli altri tacchini. Era infatti un tacchino con simpatie vendoliane.
Il tacchino sindacalista, quello che tutti reputavano essere il più utilmente imbecille, organizzava ogni tanto delle dimostrazioni ai cancelli del recinto. Radunava un certo numero di tacchini, che goglottavano in coro ritmato: «Vogliamo il becchime! bec..chi..me! bec..chi..me!». Appena arrivava il conduttore il tacchino sindacalista beccava per secondo ed, in premio dei brillanti risultati ottenuti dalla dimostrazione, si godeva il fragile bonum delle tacchinelle.
C’era anche il tacchino teoreta. Come per il tacchino scienziato, nessun tacchino riusciva a capire cosa mai goglottasse, ma le sue conclusione erano talmente soavi che tutti gli prestavano fede. «Il becchime é un diritto precostituito di tutti i tacchini del mondo. Il conduttore è il nostro schiavo che deve procurarcelo, ed anche abbondante e buono!» Per avvalorare quanto diceva ricorreva alle dotte citazione del tacchino scienziato, e nessun tacchino osava mettere in dubbio quanto asseriva.
Anche perché il tacchino politico, quello scienziato e quello sindacalista avevano organizzato gruppetti esuberanti di tacchini ben robusti che beccavano a morte tutti i tacchini che non avessero capito l’immensa profondità della ideologia del momento.
C’era stato sì qualche tacchino selvaggio che viveva libero fuori dall’allevamento e che li aveva avvisati del pericolo, e che li aveva scongiurati di fuggire. Ma sarebbe stato politicamente scorretto e, siamo chiari, i tacchini selvaggi fanno la fame, mentre il becchime era allettante e buono, come la mela che Eva dette ad Adamo. Se un tacchino selvaggio entrava di straforo nell’allevamento era subito linciato oppure deferito al Tribunale dei tacchini. E tutti sanno che i Tribunali ci sono per condannare. Erano condannati per apologia di religione. Il Wild non esisteva.
Il lunedì che immediatamente precedeva il quarto giovedì di novembre il conduttore spinse i tacchini verso un piccolo varco apertosi nel recinto, dove questi potevano passare uno per uno. Un braccio meccanico li afferrava per il collo e li buttava in una macchina infernale che li spiumava ed asportava loro le interiora. Quindi li confezionava in una vaschetta di plastica sigillata e depositava il tutto in una cella frigorifera.
Il quarto giovedì di novembre é il Thanksgiving Day, ed é un must degli umani avere un tacchino farcito in tavola, ma i tacchini mica che lo sapevano e nemmeno avevano preso questa possibilità in considerazione, se no sarebbero scappati a gambe levate dall’allevamento. In fondo, erano tacchini socialmente avanzati, e nel Wild non c’é traccia di welfare. Chi non becca per terra non si nutre.
Considerazioni sui tacchini
1. Il tacchino scienziato aveva studiato il sistema in cui viveva senza minimamente curarsi del fatto che fosse chiuso. Ma ogni sistema può sempre essere inserito come sottosistema di un sistema maggiore e che lo comprende. Anche andando all’infinito. Non ci si scandalizzi: il numeri interi sono un insieme infinito, che contiene almeno tre altri insiemi infinti: quello dei numeri pari, quello dei numeri dispari e quello dei numeri primi. Né ci si stupisca più di tanto se un insieme infinito sia racchiuso in uno finito: pigliate un segmento, che è finito, dividetelo in due parti eguali. Quindi ripetete l’operazione su ogni singola parte, e procedete all’infinito: il segmento finito conterrà un numero infinito di segmenti.
Ma mica é detto che il sistema maggiore che comprende il sistema sotto studio abbia le stesse regole di quest’ultimo.
Il tacchino scienziato aveva fatto il madornale errore di assolutizzare il sistema in cui viveva come se fosse l’unico esistente, per il semplice fatto che era l’unico che conosceva o. meglio, che voleva conoscere. Questo é il motivo per cui moltissimi scienziati hanno studiato a fondo il teorema di Gödel, lo sanno dimostrare con agilità, ma non ne hanno capito nulla.
Si diffidi da ciò che si conosce: é molto più importante quello che non si conosce.
2. Il tacchino scienziato aveva fatto un altro errore gigantesco. Che l’evidenza sperimentale sia la guida somma della scienza non ci piove, che un evento che abbia una probabilità di 2 ^ (-730) sia negligibile, di nuovo non ci piove. Ma che dati che siano anche estremamente certi non costituiscano una verità assoluta, è solo questione di buon senso. Non parliamo poi di generalizzarli a tutto l’universo.
Qualsiasi fenomeno che abbia anche un probabilità d’essere minima a piacere è pur sempre possibile. E nulla vieta di pensare che questa possibilità possa realizzarsi. La possibilità che a Rimini venga uno tsunami è ridicolmente bassa, ma nessuno la potrebbe mai escludere.
Si assuma sempre che possa accadere anche un fenomeno addirittura impensabile.
3. Circa il tacchino politico e quello sindacalista bastano poche parole: opportunisti in mala fede, che promettevano ciò che era loro impossibile mantenere per ottenere indebiti vantaggi personali. Bastardi dentro.
4. Il tacchino teoreta é un altro paio di maniche. I teoreti veri, quelli seri, ipotizzano sempre l’esistenza di una sistema maggiore che comprenda quello in oggetto, e studiano l’insieme con riverente cura ed umiltà. Pensate ad uno che voglia studiare un dominio bidimensionale: se è colto ed in buona fede, prima o poi dovrà ben ipotizzare l’esistenza di un dominio tridimensionale, almeno per spiegarsi la curvatura di quello bidimensionale. In caso contrario si fanno solo parole vuote. Ma i teoreti onesti intellettualmente sono più rari di ciò che è più raro perché hanno buonsenso.
Nulla vieta di porre, ed in realtà lo si fa sempre a mente di Gödel, uno o più postulati estratti o derivati dal sistema maggiore. Nuovamente, il problema si configura nel fatto che gli assiomi di partenza non conducano a contraddizioni con la realtà e nell’enucleare chiaramente l’assioma implicito. Ma anche in questo caso, non si raggiunge una verità assoluta, ma solo la migliore approssimazione possibile della verità. Fino a prova contraria.
In altri termini, non può esistere una teoria degna di quel nome che non aggradi con i fatti. É quello che il buon San Tommaso diceva con il potere sintetico che lo contraddistingueva «adaequatio rei et intellectus». L’assolutizzazione di una teoria porta inevitabilmente all’ideologia, che altro non è che un puro e semplice deliro schizofrenico, ottusa alla realtà che la circonda ed afona nel predire il futuro. Si diffidi dai teoreti contorti ed apodittici: sono parolai imbroglioni.
5. Un’ultima constatazione. L’evento che per i tacchini fu un nefasto fulmine a ciel sereno, fatto imprevisto e per loro imprevedibile, per il conducente dell’allevamento era invece un evento programmato e ricercato con cura, ma non da loro. Sarebbe bastato ai tacchini porsi la semplice domanda. «Perché avviene tutto questo?». Una delle risposte avrebbe ben potuto essere che erano allevati per essere mangiati. Anche al solo pensarla, si sarebbero ben preparati una via di fuga. Prepararsi a fronteggiare un’evenienza possibile ma altamente improbabile non significa desiderarla o vivere nell’angoscia. Significa solo essere pronti almeno a minimizzare i danni.
Ecco perchè quando accade l’inverosimile alcuni si arricchiscono ed i più si immiseriscono.
Considerazioni generali
Sia il discorso teorico sia quello empirico dovrebbero essere sempre condotti con buon senso. Una teoria slegata dalla realtà é perniciosa tanto quanto un empirismo non calmierato da una altrettanto ragionevole teoria. Ambedue le situazioni assolutizzate conducono ad una cecità operazionale foriera solo di immani disastri.
Sotto quest’ottica possiamo meglio comprendere la frase «Il problema irrisolto dell’empirismo consiste proprio nella sua incapacità di spiegare in modo convincente come sia possibile inferire da fatti osservati qualcosa riguardo a fatti ancora da osservare.» (Von Mises, The Ultimate Foundation of Economic Science).
Arrogarsi di predire il futuro sulla sola scorta del passato significa ipotizzare che il futuro sarà governato dalle leggi passate. Questo può avere un suo qualche fondamento in regimi assolutamente stazionari, che hanno però l’handicap di non esistere se non nei deliri ideologici.
A posteriori, tutto appare spiegabile, ma per spiegarlo occorre introdurre elementi estrani al sistema pregresso oppure evidenti solo a posteriori. E quasi invariabilmente sono una forzatura.
Questo è il nocciolo del problema.
Adesso ragioniamo un pochino, ma facile facile.
Pensate un po’ alla Vostra vita. Tutti gli eventi che la hanno cambiata radicalmente furono imprevedibili ed imprevisti. Avevate fatto una telefonata e così avete conosciuto Colei che adesso è Vostra Moglie. Eravate stati in un negozio di Hong Kong per cercare un filo di perle per Vostra Moglie ed avete conosciuto quello che poi è diventato il Vostro migliore socio in affari. Una mattina Vi eravate svegliati con un po’ di tosse stizzosa e Vi siete trovati un cancro al polmone.
Visto come l’improbabile può essere possibile? Ed a quale estensione può condizionare la Vostra vita?
Conclusioni
Le conclusioni sono sequenziali e, se non lette alla luce di quanto detto, sembrerebbero persino banali.
1. Ricordarsi sempre che il sistema in cui si é immersi fa immancabilmente parte di un sistema più ampio, che lo ingloba e che alla fine dei conti lo regola, anche con fatti impredicibili dall’interno del sistema stesso.
2. Bilanciare sempre la teoria che non contraddice i fatti con un solido empirismo senza mai assolutizzare nulla, specie ciò che potrebbe esser estremamente piacevole. La realtà non é sempre piacevole.
3. Evitare come la peste le teorie e, peggio, le ideologie che non aggradano o, in modo peggiore, contraddicono i fatti. Non siate empiristi acefali, se no poi griderete: «il bosone di Higgs é la particella di Dio!». Ma sarete in time-out.
4. Guardate con fortissimo sospetto qualsiasi cosa assomigli anche vagamente ad un’ideologia oppure ad un’idea preconcetta.
5. Tenete sempre presente che anche l’estremamente improbabile è pur sempre possibile. L’assicurazione contro gli infortuni sembra una spesa inutile fino a tanto che un ubriaco senza patente Vi investe mentre attraversavate sulle strisce e con il verde.
6. RicordateVi che il futuro può riservare anche cose totalmente inaspettate, nel bene o nel male. Hanno vinto solo i generali che si erano accuratamente preparata la via di ritirata, e ben lo capì Napoleone a Lipsia.
7. Meglio essere prudenti e previdenti prima che lamentarsi dopo. «L’ora é fuggita e muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita!»
8. Se infine la Hack è così di bocca buona da ritenere che un supposto bosone possa essere prova sufficiente dell’esistenza di Dio – san Tommaso scuoterebbe la testa sconsolato – poneteVi la domanda: «E se esistesse per davvero? E se esistesse anche l’inferno?». Già, se esistesse per davvero.