Per l’inquietudine di un barbaglio di sole.
Per un filtro di luce nella pioggia.
Per un uomo che ascende
e un Dio che discende,
nelle viscere e nelle carni,
un soffio che è femmina,
un ossimoro d’amore,
inno alla diversità,
schiaffo di fuoco
su ricche vesti
di ipocriti farisei,
muti sepolcri imbiancati…
Un condominio di attese,
speranze samaritane
in una giornata tremula
con sorrisi di bimbi…
Che nascono alla terra,
e che dal ventre acqueo
non escono più,
raggelati nel buio
colpiti da chi in sé
ha cancellato l’immagine di Dio
e non può vederla
né in una donna,
né in una vita accennata.
(Dedicata a Barbara Cecioni, alla sua bimba mai nata e a tutti i “diversi” della terra)