Riforma condominio, novità insignificanti
Ad 1 anno esatto dall’entrata in vigore della L. 220/2012 di “Riforma del Condominio” quali novità si sono verificate nella gestione quotidiana?
A nostro parere poche, se non nessuna. Paradossalmente, scorrendo la legge e le modifiche introdotte dopo la sua approvazione, l’unica componente, in alcuni casi, a far valere le differenze tra prima e dopo, è stata qualche “assemblea”. E questo grazie a quanti si sono interessati ad approfondire la legge in proprio, soprattutto per quanto riguarda i requisiti per la nomina e/o conferma dell’amministratore, la gestione della ‘trasparenza’ contabile e delle condizioni contrattuali dell’incarico, le maggioranze per deliberare, la gestione e il recupero delle morosità, gli interventi di manutenzione, ordinarie e straordinarie ecc.. Per il resto, zero quasi assoluto e, dall’esterno, anche per carenze della legge stessa, controlli, pochissimi. Più per “ignoranza”, nel senso vero di ‘ignorare’, che per trascuratezza, superficialità o altro.
L’esempio più clamoroso è stato la “targhetta” identificativa dell’amministratore fuori dal condominio, che sarebbe (e servirebbe) a due scopi: far emergere il ‘nero’ che, soprattutto nei condomini autogestiti è molto diffuso sia a livello fiscale che contributivo, ed essere di ausilio per la reperibilità dell’amministratore in caso di necessità o urgenze.
Ebbene, agli ingressi principali di quanti condomini, in tutt’Italia – con esclusione di Milano e si leggerà dopo il perchè – la si trova, dopo 1 anno, attaccata questa targhetta?
Molte amministrazioni locali l’hanno addirittura confusa con la targa “professionale” dell’amministratore, dichiarandola perfino assoggettabile a tassa sulla pubblicità!!! E sottovalutando, per esempio, che, come si anticipava, Milano che l’ha recepita sin dal 1989 nel proprio “Regolamento Comunale”, aveva una percentuale di non presentazione del Mod. 770, nei condomini muniti di codice fiscale, che nel 2009 – ultimo dato pubblico disponibile, grazie ad una ricerca (allegata) del Sole 24 Ore, pubblicata il 5 Luglio 2010 – del 22,9% rispetto al 30,5% di Torino, 36,2% di Roma, 35,6% di Bologna, 43,5% di Ferrara, 43,9% di Padova, 44,5% di Modena, 46,9% di Firenze, 48,0% di Venezia, 50,3% di Napoli, 50,2% di Rimini, 57,4% di Palermo fino ad arrivare alle prime due province in graduatoria: Vibo Valentia col 73,5% e Medio Campidano con il 74,3%.
La legge in sè, stante la bella cifra di 277.320 condomini censiti nel 2009 come ‘autogestiti’ in Italia, più 26.669 condomini gestiti da amministratori con 2 o max 3 condomini gestiti, avrebbe potuto assicurare minimo 20.665 posti di lavoro nella nostra Italia, già da 1 anno. Ma, senza controlli, con grandissima parte dell’informazione che sulla “Riforma” la notizia più clamorosa che ha dato e ripetuto fino alla nausea è stata quella che in condominio si possono tenere cani o gatti, tale aspettativa di possibilità occupazionale-professionale era e resta una chimera.
Perchè, onestamente, e se si facessero un po’ di conti ci si renderebbe subito conto che anche il 36% elevato al 50%, sulle agevolazioni Irpef nelle ristrutturazioni edilizie, in realtà ha fatto flop. In quanto se, con la carenza di lavoro che c’è in Italia e una così ampia fascia percentuale di condomini che sfuggono al fisco, un’impresa, pur conscia di esporsi a rischi di controllo per la L. 626, l’abbattimento del 50% lo concede da subito e senza bisogno di dover attendere 10 anni per il recupero, ebbene, in tali condizioni in quanti condomini “auogestiti” si preferisce decidere nel “totale” rispetto delle leggi?
Dr. Luigi A. Ciannilli
(presidente nazionale CONF.A.I.)
http://www.estense.com/?p=392710