I vescovi: “Libertinaggio
non è affare privato”
Il segretario della Cei alla commemorazione di santa Maria Goretti “Comportamenti gai e irresponsabili, gravi soprattutto quando coinvolgono minori”
Cari amici,
anche oggi sono pubblicate notizie riguardanti l’ insofferenza di importanti rappresentanti della Chiesa cattolica verso lo sfoggio di un “libertinaggio gaio e irresponsabile”.
Mi sembra evidente a chi viene rivolta questa critica.
D’ altra parte, osservo il silenzio assordante che, invece, le autorità laiche oppongono a questa situazione, la quale porta discredito all’ immagine dell’ Italia nel mondo.
Al G8, tanto per cominciare, probabilmente vedremo le prime situazioni imbarazzanti che il nostro Presidente sarà costretto ad affrontare, a causa della vicinanza con le consorti “importanti”, le quali già hanno fatto sapere che faranno di tutto per evitare imbarazzanti convenevoli.
Questa situazione di tacito consenso ai cosiddetti “libertinaggi”, è consueta nel nostro paese di santi e peccatori, in cui alla fine i preti arrivano e assolvono.
Ma la morale non è solo un fatto privato!
Il presidente del Consiglio, a mio giudizio, è tenuto a conformarsi a comportamenti accettabili dalla maggior parte dei cittadini che governa.
Io non mi sento in alcun modo rappresentato da questo governo, ed è molto triste che in Italia non esista un alternativa credibile all’ ingombrante figura del “Cavaliere”.
La Repubblica
LATINA – Lo sfoggio di un “libertinaggio gaio e irresponsabile” a cui oggi si assiste, non deve far pensare che “non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori”: lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, in una omelia pronunciata a Le Ferriere di Latina in occasione di una celebrazione in memoria di Santa Maria Goretti.
“Assistiamo – lamenta il segretario della Cei – ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”.
Secondo monsignor Crociata, con un riferimento che appare in tutta evidenza diretto alle polemiche degli ultimi mesi che hanno coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio. Dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni. E innocenza vuol dire diritto a entrare nella vita con la gradualità che la maturazione umana verso una vita buona richiede senza dover subire e conoscere anzitempo la malizia e la malvagità. Per questa via – osserva il presule – non c’è liberazione, come da qualcuno si va blaterando, ma solo schiavizzazione da cui diventa ancora più difficile emanciparsi”.
In proposito, mons. Crociata ha citato anche quanto detto di recente dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco: ‘Le responsabilità sono di ciascuno ma conosciamo l’influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presentare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comportamento coerenti”.