Petrolio senza freni tra pronostici e scommesse
Ieri Goldman Sachs ha dato forza ai suoi pronostici, già puntati verso rincari massicci del greggio. Ha parlato di una media dei prezzi a 141 dollari al barile nel 2° semestre 2008
Cari amici,
I giornali non finiscono mai di stupirmi!
L’ articolo tratto dalla WebPage del Sole 24 ore di oggi, ci fa notare l’ ironia che guida il nostro mercato.
Le “voci” e gli “istinti” guidano il nostro agire verso previsioni montate da cosiddetti “addetti ai lavori” che si autoreferenziano in modo più o meno interessato.
In questo caso, Goldman Sachs ieri ha parlato, e c’ è da scommettere che gli speculatori non si faranno pregare ad attuare le funeste previsioni.
Avremo il petrolio a 141 dollari al barile?
Spero di no! Ma non c’ è alcuna ragione per cui ciò non possa avvenire.
Mi ritorna in mente il proverbio: E’ nato prima l’ uovo o la gallina?
I prezzi aumenteranno perchè l’ ha detto Goldman Sachs, o perchè gli operatori economici hanno sentito l’ odore del sangue, e corrono come cani dietro alla preda, cioè alle speculazioni finanziarie?
Ecco un esempio tipico di funzionamento del mercato capitalistico!
Perchè “questo”, Signore e Signori, è il mercato!
Se cercate la giustizia, non la troverete in modelli economici di sviluppo
….non la trovarete neanche in modelli di econometria, e sicuramente la giustizia non guida il comportamento delle grandi aziende cosiddette Corporation.
Mi sembra evidente che stiamo sbagliando strada!
Dobbiamo cambiare modello di sviluppo economico, oppure ne pagheremo tutti le conseguenze!
Il sole 24 ore
Qualche volta basta renderla pubblica, una previsione, per vederla avverare. Tanto più se viene da un pool di analisti autorevoli, i primi a pronosticare il petrolio a 100 dollari, e da una banca d’affari con la forza finanziaria sufficiente a innescare i rialzi.
In questi casi, i mercati seguono l’indicazione con uno zelo degno di miglior causa. Ieri Goldman Sachs ha dato forza ai suoi pronostici, già puntati verso rincari massicci del greggio. Ha parlato di una media dei prezzi a 141 dollari al barile nel 2° semestre 2008. E l’ansia di prevenire l’evento,accolto come probabile, se non ineluttabile, ha accelerato la corsa dei prezzi del Wti, che hanno sfiorato 128 dollari al barile.
Non è stata un’anticipazione acritica. La crescita dei consumi nei Paesi emergenti è robusta e surclassa, per ora, i cenni di rallentamento che vengono da Europa e Stati Uniti. L’aumento della capacità produttiva invece è claudicante. Nell’Opec esso produce soprattutto greggio di qualità medio- bassa, per il quale mancano le raffinerie adatte. Fuori dal Cartello la situazione è ancora più incerta, mentre in troppe aree dilagano tensioni geopolitiche capaci di limitare l’offerta.Per decenni i consumatori occidentali di materie prime erano confortati da una rassicurante certezza: la merce, che sia petrolio, rame o mais, si trova sempre. È solo questione di prezzo.
Lo stesso assunto ora suscita qualche dubbio. E in Borsa occorre anticipare i fatti. Che oggi una trentina di superpetroliere cariche di greggio siano alla fonda, in attesa di acquirenti, è solo un dettaglio, molto fastidioso solo per chi abbia scommesso sui ribassi.