La notizia di oggi, per me, è inaspettata, ma molto interessante.
Obama propone che il governo torni a controllare l’ attività degli istituti bancari.
E’ noto che negli ultimi anni gli istituti bancari sono diventati dei colossi aziendali voraci, i quali cavalcano l’ economia e succhiano la gran parte del valore prodotto dalla gente.
E’ un processo che ha assunto delle dimensioni incontrollabili, tanto che i colossi bancari sono diventati così ingombranti che non possono fallire.
Approfittando di questa situazione, le banche sono riuscite a farsi prestare una montagna di soldi dal governo americano, e per questo motivo hanno evitato di fallire lo scorso anno.
Ebbene, riuscirà Obama a riportare i leoni (ossia le banche) nelle gabbie del sistema economico?
…speriamo!
Il sole 24 ore
Barack Obama ha annunciato un progetto di riforma bancaria che si propone di restringere le attività e le dimensioni delle banche americane per evitare che in futuro ci sia una banca «troppo grande per poter fallire».L’obiettivo è ambizioso: passare una riforma bancaria che torni a separare, ad esempio, in modo più netto le attività di banca commerciale da quelle di banca d’affari, per evitare che si formino posizioni di rischio pericolose per il sistema finanziario.
Le banche commerciali che hanno filiali e depositi dei risparmiatori avranno anche nuovi limiti sulle percentuali dei depositi che potranno accumulare in relazione ai depositi totali del paese. E non potranno più fare il cosiddetto “propriety trading”, operazioni sul mercato per conto del proprio portafoglio. Obama costringerà così importanti banche come JP Morgan Chase o Bank of America a decidere che direzione vorranno imboccare. Una potenziale rivoluzione dunque, senza che vi siano per ora dettagli specifici. E una nuova battaglia politica che il presidente ingaggerà in Congresso, dove le lobby bancarie sono fortissime.
L’annuncio di Obama è giunto dopo un incontro con Paul Volcker, ex numero uno della Federal Reserve e attuale presidente dell’Economic Recovery Advisory Board della Casa Bianca. «Il sistema finanziario è più solido ora di quanto non fosse un anno fa, ma opera ancora in base alle stesse regole che lo hanno quasi portato al collasso», ha detto Obama, ribadendo che «una riforma è necessaria» e invitando i colossi del sistema finanziario a «lavorare con noi, non contro di noi».
«I contribuenti americani non saranno presi in ostaggio dalle banche too big to fail», ovvero quegli istituti che, fallendo, metterebbero a rischio l’intero sistema finanziario. Se la proposta di Obama fosse approvata dal Congresso, le banche andrebbero incontro a limitazioni sulle dimensioni e la natura degli istituti, che nell’arco dell’ultimo decennio sono cresciuti a dismisura attraverso un’ondata di operazioni di consolidamento aziendale. E per chi ritiene che Obama sia debole politicamente o chi, come il Nobel Paul Krugman, minaccia di toglierli il suo appoggio, come ha ammonito oggi nel suo blog, perché il Presidente «ha una leadership debole» dovrà ricredersi.
Obama promette di andare fino in fondo: «È una battaglia che sono pronto a combattere», ha detto l’inquilino della Casa Bianca puntando l’indice contro le banche e «quel genere di irresponsabilità che rende questa riforma necessaria». Possiamo credergli perché per lui è ormai una questione di sopravvivenza politica: questa battaglia diventa centrale per Obama perché ha un risvolto populista. Ed il populismo è l’unica arma con cui il Presidente può cercare di ricollegare la sua credibilità politica con l’opinione pubblica.
Nello specifico, la proposta del presidente, che ha in questo senso accolto un suggerimento di Volcker, vieterebbe alle banche commerciali e alle società che controllano banche di possedere o investire inhedge fund e private equity. Inoltre sarebbero limitate le dimensioni di ogni istituto finanziario in relazione all’intero settore: sarebbe rivisto l’attuale limite del 10% sulla quota di depositi totali che ogni banca può detenere.
«Stiamo facendo tutto il possibile per riportare il paese in carreggiata. Assisto al ritorno al vecchio modo di condurre gli affari, vedo banche riportare profitti record ma allo stesso tempo dire di non potere concedere prestiti alle piccole imprese, sento dire alle banche che non possono restituire i prestiti del Governo. Per questo sono sempre più risoluto a portare avanti questa riforma». Tra le banche coinvolte ci potrebbero essere Wells Fargo, Bank of America, JpMorgan Chase, che controllano ampie fette dei depositi americani, ma anche Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, autentici moloch di Wall Street.