“Son cortesi taluni, il cui tratto però
è una liscia conchiglia senza perla somiglia.
E i maligni han due anime; malleabile una,
quasi morbida pasta, mentre l’ altra è di pietra.
Il fluttuante, l’ ambiguo, lieve e senza carattere,
pure sempre cammina sopra i chiodi e le spine.
Per la gente meschina cortesia è uno scudo,
un riparo, uno scampo da timore e da pericolo.
Sol di rado s’ incontra chi sia forte e cortese:
anche un cieco, in quel caso, la virtù sia palese”.
“Nelle selve nessuno è mai cortese,
nè querulo, nè timido o codardo.
L’ esile canna, la maestosa quercia
lì stanno a fianco, e tendon verso l’ alto.
Invero se al pavone, a protezione,
è concesso quel suo sfarzoso ammanto,
della bellezza resta inconsapevole,
non gli è data nozione dell’ incanto.
Ma tu porgimi il flauto e forte canta!
Poichè il canto è il conforto di chi è mite,
e la voce del flauto durerà
più di quanto vivranno forti e deboli”.