Il pg: «Mangano in casa di Berlusconi
per proteggerlo dai sequestri»
«Il mafioso di cavalli non sapeva nulla: coltivava interessi di tutt’altra natura rispetto a quelli agricoli»
Cari amici,
Oggi sul Corriere leggo che Mangano sarebbe stato assunto ad Arcore per proteggere Berlusconi dai sequestri, in quanto legato a Cosa Nostra, e quindi personaggio autorevole e “di rispetto”.
Questa tesi è stata proposta durante un processo in corso nei confronti di Marcello dell’ Utri, attualmente di professione Senatore della Repubblica.
Questo signore è stato già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
Questi sono i fatti!
In verità ciò che fa paura è quello che non si dice.
Ma vi sembra normale che questo tizio resti a rappresentare gli interessi dell’ Italia come se nulla fosse?
Queste accuse sono note da anni a chi le vuole sapere, eppure l’ opinione pubblica resta in maggioranza schierata in un menefreghismo ipocrita, che non vuole vedere oltre ciò che è comodo e conveniente.
Lo scrivo con tristezza, ma forse Dell’ Utri e Berlusconi sono i personaggi più rappresentantivi della nostra società italiana.
In fondo in fondo siamo tutti dei piccoli delinquentelli che si arrabattano per promuovere i propri piccoli egoistici interessi, ma che ci tengono a dimostrarsi “retti” e onesti padri di famiglia.
….però, scusate, io non mi ci ritrovo in questa descrizione.
E, nonostante le evidenze, credo che ci siano moltissime persone che siano davvero “retti” e onesti padri di famiglia.
A tutti questi piccoli “eroi” voglio dire che non è più tempo di farsi i fatti propri, perchè la società ha perso i valori di riferimento che una volta, nel bene e nel male, la tenevano insieme.
Oggi, per realizzare i nostri ideali è necessario lottare insieme, farci vedere, lavorare per creare valore sociale.
Da soli non c’ è più alcuna possibilità di essere socialmente e politicamente rilevanti.
…pertanto, è ora di svegliarci!
Corriere della sera
PALERMO – «Vittorio Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato da Palermo fino in Brianza». Così il procuratore generale Antonino Gatto entra subito nel vivo della requisitoria del processo al senatore Marcello dell’Utri (Pdl) per concorso esterno in associazione mafiosa. Il parlamentare è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere.
IL PROCESSO – Stamani davanti alla seconda sezione della Corte di appello di Palermo, Gatto ha affrontato subito il tema dello «stalliere di Arcore». L’assunzione di Mangano ad Arcore fu legata, secondo il pg, alla necessità che all’epoca avevano tanti imprenditori, tra i quali c’era lo stesso Berlusconi, di «proteggersi» dal pericolo di sequestri. «Ma davvero – si è chiesto il Pg – non fu possibile trovare in Brianza persone capaci di sovrintendere alla tenuta di Arcore? Davvero dall’estremo nord ci si dovette spostare a Palermo per trovare una persona che non conosceva la zona e le coltivazioni brianzole? In realtà – ha proseguito Gatto – non solo Mangano di cavalli e di coltivazioni non sapeva nulla: ma se guardiamo i suoi numerosissimi precedenti penali, gli interessi che coltivava erano di tutt’altra natura rispetto a quelli agricoli». Dell’Utri non è presente in aula. Ad ascoltare l’atto d’accusa del pg ci sono i difensori dell’imputato, gli avvocati Nino Mormino, Giuseppe Di Peri e Pietro Federico.