“Alla Libia cinque miliardi di dollari” Berlusconi firma l’intesa con Gheddafi
Il premier: «Un risarcimento per “compensare” il passato coloniale. Ora più petrolio e meno immigrati»
Cari amici,
Pare che con la Libia siamo ridiventati amici!
Sarà stato un buon affare “fare la pace”? Non so!
Era un atto dovuto o si poteva evitare? Non so!
Questo salto indietro nella storia è utile al governo per farci dimenticare per un attimo i nostri problemi economici e sociali.
Ma anche per noi è riposante leggere per un giorno di una nostra piccola vittoria diplomatica.
E poi leggere che una questione aperta si è “chiusa definitivamente” è una combinazione così rara che merita di essere pubblicata.
Noi in Italia, di solito usiamo non chiudere mai nessuna “questione”.
Affrontare i problemi è troppo complicato.
Meglio lasciarli “decantare”.
La Stampa
BENGASI
L’Italia pagherà nei prossimi 20 anni 5 miliardi di dollari di risarcimenti alla Libia per il passato coloniale. Ci sono voluti anni di tensioni e trattative estenuanti ma alla fine la firma è arrivata: Italia e Libia hanno siglato l'”Accordo di amicizia e cooperazione”.
Un evento «di portata storica», ha subito commentato il premier Silvio Berlusconi, che chiude definitivamente i contenziosi sull’avventura coloniale italiana e spalanca nuovi orizzonti di cooperazione tra Roma e Tripoli, soprattutto su energia e contrasto all’immigrazione clandestina. L’Italia verserà alla sua ex colonia 5 miliardi di dollari in vent’anni con finanziamenti annuali di 250 milioni di dollari. Spesa ingente, a fronte della quale tuttavia anche Roma avrà i suoi benefici: «Meno clandestini, più gas e più petrolio», è stata la formula trovata in serata da Berlusconi per riassumerli.
Dopo l’accelerazione impressa nelle ultime settimane ad un negoziato che si trascinava da anni e che è rimasto in bilico fino all’ultimo, Berlusconi è volato oggi dal colonnello Gheddafi, portando con sè le «scuse» dell’Italia al popolo libico per le «ferite profonde» inferte dal colonialismo e – gesto altamente simbolico – la Venere di Cirene, statua restituita alla Libia dopo 95 anni. I cinque miliardi di dollari di risarcimenti serviranno – tra le altre cose – alla realizzazione di un’autostrada costiera di oltre 1600 chilometri che attraverserà tutta la Libia, alla costruzione di 200 abitazioni, ad un vasto progetto di sminamento del Paese e al finanziamento di borse di studio per studenti libici e di pensioni ai mutilati dalle mine piazzate dagli italiani in epoca coloniale.
L’Italia avrà in cambio l’attuazione degli accordi di pattugliamento congiunto delle coste libiche per il contrasto ai «mercanti di schiavi» che alimentano l’immigrazione clandestina (come ha subito esultato il ministro dell’Interno Roberto Maroni) e una maggiore penetrazione delle sue imprese nello sfruttamento del gas e del greggio libico, con l’Eni già al centro delle relazioni petrolifere. Assieme ad un altra serie di accordi economico-commerciali. Il “feeling” personale tra Berlusconi e Gheddafi – testimoniato anche oggi dal curioso fuori programma familiare del Cavaliere che mostra al leader della Jamahiriya le foto del nipotino Alessandro – ha certamente aiutato a sbloccare il negoziato. Ma non è stato affatto facile, con la diplomazia libica che ha costantemente giocato al rialzo.
Ancora stamattina, lo stesso Berlusconi aveva confermato che la spalmatura dei cinque miliardi di finanziamenti era prevista in 25, e non in vent’anni, come poi è stato concordato. «Questo storico accordo apre le porte per una futura cooperazione e partnership tra l’Italia e la Libia», ha detto Gheddafi, compiacendosi delle scuse italiane «per gli eccidi e le repressioni» del periodo coloniale. Come a dire che la Libia perdona, ma non dimentica: la cerimonia di firma dell’intesa non a caso è stata organizzata dai libici nell’edificio che fu il quartier generale del governo italiano a Bengasi tra il 1911 e il 1943.