Per vedere la vita come realmente è
niente giova quanto la realtà della morte.
Immagino di essere presente al mio funerale,
Vedo il mio corpo nella bara…
Odoro i fiori e l’ incenso…
Assisto ad ogni particolare dei riti funebri…
I miei occhi si posano brevemente
su ogni persona presente al funerale…
Ora capisco
quanto poco hanno da vivere essi stessi…
solo che non ne sono coscienti.
In questo momento la loro mente non si concentra
sulla loro morte o sulla brevità della loro vita,
ma su di me.
Questo è il mio giorno di spettacolo,
la mia ultima grande sceneggiata sulla terra,
l’ ultima volta che sarò al centro dell’ attenzione.
Ascolto ciò che il prete dice di me nell’ omelia…
E mentre esamino con lo sguardo
i volti dei presenti
noto con piacere che mi rimpiangono.
Lascio un vuoto nei cuori e nella vita degli amici…
Mi toglie ogni illusione il pensare
che possono esserci persone tra la folla
che sono contente che me ne sono andato.
Seguo la processione verso il cimitero…
Vedo il gruppo in piedi,
in silenzio presso la tomba
mentre si recitano le ultime preghiere…
vedo la bara scendere nella tomba,
il capitolo conclusivo della mia vita…
Penso sia stata un’ esistenza decorosa,
nonostante tutti i suoi alti e bassi…
i suoi periodi di eccitazione e monotonia…
i suoi successi e le sue frustrazioni…
Mi fermo accanto alla tomba
a rievocare capitoli della mia vita
mentre la gente ritorna alle proprie case,
ai piccoli quotidiani compiti,
ai suoi sogni e alle sue pene…
Passa un anno e ritorno sulla terra.
I vuoti dolorosi che ho lasciato
vanno ordinatamente colmandosi.
La memoria di me sopravvive nei cuori degli amici,
ma essi mi pensano meno.
Ora aspettano con ansia le lettere di altri,
si rilassano in compagnia di altri;
altri sono diventati importanti nella loro vita
e così dev’ essere: la vita deve continuare…
Visito la scena del mio lavoro.
Se ancora continua,
qualcun’ altro lo sta facendo,
qualcun’ altro prende le decisioni…
I luoghi che ero solito frequentare
appena un anno fa:
i negozi, le strade, i ristoranti…
sono tutti là.
E sembra non avere alcuna importanza
che io abbia camminato per queste strade
e visitato quei negozi
e viaggiato su quegli autobus.
Nessuno sente la mia mancanza. Non quì!
Ricerco i miei effetti personali come il mio orologio,
la mia penna…
e quelle cose che avevano per me un valore sentimentale:
souvenir, lettere, fotografie…
E i miei mobili….i miei abiti…i miei libri…
Torno per il cinquantesimo anniversario
della mia morte
e mi guardo intorno per vedere
se qualcuno si ricorda ancora di me
o parla di me….
Passano cento anni e torno di nuovo.
Eccetto una o due fotografie sbiadite
in un album o su un muro
e l’ iscrizione sulla mia tomba,
poco resta di me…
Neppure il ricordo degli amici,
perchè nessuno di loro esiste più.
Insisto nel cercare qualche traccia
della mia esistenza,
eventualmente rimasta sulla terra…
Guardo nella mia tomba,
e trovo nella bara un pugno di polvere
e le ossa sbriciolate.
Poso gli occhi su quella polvere
e ripenso alla mia vita:
I trionfi…le tragedie…
le ansie e le gioie
gli sforzi, i conflitti…
le ambizioni, i sogni…
gli amori che costituivano la mia esistenza
…tutto è sparso nel vento,
assorbito dall’ universo….
Solo un po’ di polvere resta
ultima tenue traccia
di questa mia vita!
Contemplando quella polvere
è come se un peso enorme
mi venisse tolto dalle spalle…
il peso che deriva dal pensare che io
conti qualcosa….
Poi alzo gli occhi,
e contemplo il mondo intorno a me…
…gli alberi, gli uccelli, la terra,
le stelle, il sole che splende,
il pianto di un bimbo, un treno che corre,
la folla che va di fretta…
la danza della vita e dell’ universo….
e so che, da qualche parte,
in tutto questo ci sono i resti di quella persona
che rispondeva al mio nome…..
e di quella vita che chiamavo mia.